Ritorno

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«Trascorrerò un po' di tempo a palazzo Jarjayes. Ho bisogno di... tornare a casa mia, dai miei affetti più cari »
«Lo capisco, forse è meglio così »
Oscar strinse lo scialle al petto, rabbrividendo nonostante fosse vicina la fuoco. Non aveva voluto vedere nessuno, preferiva la calma e la quiete di palazzo Condé ma anche quello, dopo due settimane, l'aveva sopraffatta. Chiuse gli occhi portando una mano alla fronte, sospirando.
Sentiva il bisogno di liberare la mente.
Suo marito, contro ogni sua previsione, le era rimasto accanto, supportandola in silenzio. Lo apprezzava molto, ma non avrebbe voluto farlo preoccupare ulteriormente. L'uomo si avvicinò a lei a passo lento, ravvivando il fuoco che stava iniziando a spegnersi.
«Non hai toccato cibo anche questa sera»
Socchiuse gli occhi, stringendo la tazza di tè caldo tra le mani. Aveva mangiato poco e nulla, ma non ne sentiva il bisogno e non ne aveva voglia.
«Non avevo appetito »
«Dovresti mangiare, per rimetterti in forze »
«Sto bene Adrien, ho solo bisogno di riposare - il suo tono alterato non avrebbe di certo migliorato la situazione, pensò. Si schiarì la voce, posando la tazza sul tavolino poco distante -. Partirò domani... nel pomeriggio. Ho già fatto preparare i bagagli da Aurore »
Oscar posò lo sguardo sul fuoco, incrociò le gambe al petto e posò la guancia sulle ginocchia e si rilassò, finalmente al caldo. Ebbe un piccolo colpo di tosse, aveva preso freddo durante le lunghe passeggiate che si era concessa negli ultimi giorni nel freddo di gennaio. Era stato liberatorio poter camminare senza quel vestito, anche se il medico le aveva consigliato di non affaticarsi troppo. Sentì la mano calda del marito poggiarsi sulla sua, voltandosi verso l'uomo.
Si era chiesta spesso se tutte le cure che le aveva riservato da quando si erano sposati dipendessero da una sorta di "obbligo morale" che lui aveva nei suoi confronti.   Forse aveva ragione, forse aveva torto, ma alla fine non le interessava più di tanto. Sbadigliò.
Sentiva le palpebre pesanti, probabilmente non aveva mai dormito così tanto prima di allora.
«Oscar... »
Socchiuse gli occhi quando si sentì sollevare, lasciandosi andare tra le braccia del marito e avvertì freddo quando incontrò le lenzuola fredde del letto. Rabbrividì e si accovacciò sotto le coperte, stringendo gli occhi. Avvertì a malapena il fruscio delle lenzuola e il cigolio del materasso che le annunciavano l'arrivo del marito. Trattenne il respiro quando sentì le braccia del marito stringerla a sé e le sue labbra sfiorare in un leggero bacio la pelle appena scoperta della spalla.
Chiuse gli occhi.

«Bentornata cara... eravamo tutti in pensiero per te! »
Madame Jarjayes era accorsa all'entrata del palazzo quando aveva saputo dell'arrivo della figlia, stringendo tra le mani le gonne ampie incurante della sua acconciatura che, per via dei rapidi movimenti, si stava sciogliendo facendo cadere delle ciocche sulle spalle. Oscar sorrise appena, stringendo le spalle. Si guardò intorno, buona parte della servitù era giunta per lei.
Cercò lui.
Dov'era?
Perché non era lì?
«Grazie madre ma... non c'era bisogno, sto bene »
La donna sorrise tristemente, allungando la mano verso il viso della figlia per regalarle una tenera carezza sulla guancia.
«Seguimi, ti faccio preparare una buona tazza di tè. Portate anche i suoi bagagli nella sua stanza... duca! Vi fermate anche voi con noi? »
Oscar girò appena il capo, il duca era pochi passi dietro di lei. Aveva voluto accompagnarla a tutti i costi, sostenendo che in quel periodo le strade non erano sicure. Quando mai lo sono state? aveva detto lei, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
«No madame, ho solamente scortato mia moglie qui. Ora sono atteso a Versailles, con permesso...»
«Capisco, spero allora possiate venire a trovarci qualche volta »
«Ve lo prometto madame »
Oscar abbassò il capo, evitando lo sguardo dell'uomo. Appena fu congedato, la madre le prese delicatamente il braccio.
«Andiamo cara, c'è anche tua sorella Hortence con la piccola Loulou »
«Perché Hortence è qui? »
«Voleva venirti a trovare ma... dopo il tuo malore... ha aspettato che tu ti riprendessi »
«Ah capisco »
Oscar deglutì a vuoto, voltandosi ancora una volta in direzione della servitù alla ricerca di André, in vano. Corrugò la fronte, preoccupata, ma si lasciò condurre dalla madre nel soggiorno, senza parlare.
«Oscar! »
Hortence scattò in piedi muovendosi rapida verso la sorella e l'abbracciò forte, accarezzandole i capelli. Oscar rimase ferma, stupita dalla reazione della sorella e, seppur titubante, rispose a quell'abbraccio. Socchiuse gli occhi, cercando di trattene le emozioni che scuotevano l'animo. Fece un respiro profondo, stringendo la stoffa lilla dell'abito della sorella.
«Tesoro... come stai? Quando nostra madre mi ha detto quello che è successo io »
«Sto bene Hortence. Purtroppo... non era destino. Non possiamo farci nulla »
«Oscar... »
Sorrise appena, stringendo le mani della sorella tra le sue. Hortence sospirò e la invitò a sedersi sul divano, accanto a lei. Nello stesso istante una delle cameriere entrò nel salone con il vassoio per il tè, Oscar sospirò amaramente.
«Dimmi... come è potuto accadere? »
"Com'è successo? Non ho ascoltato subito il medico e invece di riposare allenavo Maurice, sono stata male sia fisicamente sia nell'animo per questa gravidanza e qualsiasi cosa facessi non faceva altro che peggiorare la mia condizione"
«Non lo so, il medico ha detto che è molto alto il rischio di... aborto... nei primi mesi »
Oscar portò una mano al viso mentre con l'altra prendeva una delle tazze piena di tè, portandola poi alle labbra.
«Ma vi prego...  non ne voglio parlare »
«Certo cara, non volevamo offenderti o altro noi »
«Va tutto bene, madre »
Hortence posò la mano sulla coscia della sorella e le sorrise. Oscar posò la tazza vuota sul vassoio e si alzò, stringendo la mano della sorella.
«Non me ne vogliate ma... vorrei andare nella mia stanza. Ho bisogno di un bagno caldo »
«Come vuoi tesoro, ti faremo chiamare quando la cena verrà servita »
Oscar mormorò un leggero grazie, lasciò la mano di Hortence e si avviò verso la sua vecchi stanza, chiedendo ad una delle cameriere di prepararle il bagno. Sospirò, aveva mal di testa. Avrebbe preferito rintanarsi subito nella sua stanza, ma allora che senso avrebbe avuto tornare a casa? In più... non aveva visto neanche per un istante André.
Aprì la porta della sua stanza lentamente e una volta dentro iniziò a spogliarsi, slacciando il gilet nero e sfilando gli stivali, cercando poi nei bauli una vestaglia per coprirsi. Nel raggiungere il secondo baule, con indosso solo la camicia, incrociò il suo riflesso nello specchio e si fermò di colpo.  Rilassò le spalle e sospirò. Si posizionò di lato, alzando appena la camicia per scoprire il ventre. Era appena pronunciato, lo sfiorò con le dita ma fece cadere subito la camicia per nasconderlo alla sua vista. Distolse subito lo sguardo.
Fece un respiro profondo, tornando alla ricerca della vestaglia.

«Cos'è tutto questo trambusto? »
André entrò nella cucina affamato, rubando una mela nella cesta della dispensa.
«Ah André sei tornato finalmente! Ma dove sei stato? »
«A Parigi, nonna. Il generale mi ha ordinato alcune commissioni e - si avvicinò alla nonna, abbassando la voce per non farsi sentire da altri - sono stato da Rosalie »
«La mia piccola Rosalie! Come sta? La sta trattando bene quel disgraziato di Bernard?»
Disse la donna anche lei a bassa voce guardando il nipote.
«Si sono sposati! E... Rosalie mi sembrava davvero felice »
André sorrise, dando un bacio sulla guancia alla nonna.
«Allora? C'è qualche ospite? »
André lasciò la mela sul tavolo e si mosse ad aiutare una delle ragazze a sollevare un sacco con le patate.
«Ti sei già dimenticato? »
André si voltò verso la nonna con sguardo interrogativo.
«È tornata Oscar... starà qui per un po' »
Sgranò gli occhi, sorpreso. Perché nessuno gli aveva detto nulla? Quando era arrivata? Come stava? Avrebbe dovuto raggiungerla?
«Cosa...? Quando? »
«È arrivata oggi pomeriggio, era pallidissima! Sono convinta che in quel palazzaccio non la facciano mangiare a dovere! Dopo tutto quello che ha dovuto subire la mia bambina... sono felice che sia tornata qui! »
La governante sospirò amareggiata, nelle cucine calò il silenzio. Tutti erano a conoscenza del malore di Oscar, ma non avevano saputo ulteriori dettagli. Nessuno aveva osato chiedere nulla, né i padroni si erano lasciati scappare qualche confidenza a riguardo.
«Madame de la Loréncie! Come possiamo esserle utile? Cosa la porta in quest'ala del palazzo? »
Chiese il maggiordomo avvicinandosi rapido alla contessa. Madame Hortence gli  sorrise e si voltò verso la cucina, dove la maggior parte della servitù era riunita.
«Avrei delle raccomandazioni per voi e ho pensato che sarebbe stato meglio farle di persona, a tutti voi. Come tutti ben sapete mia sorella è tornata a palazzo: esigo il massimo rispetto e la massima discrezione nei suoi confronti. E abbondante la sua porzione di pasto, ne ha bisogno »
«Ma certo madame, come preferite madame... »
Risposero prontamente la governante e il maggiordomo con un inchino, Hortence sorrise soddisfatta.
«Perfetto »
Detto ciò la contessa alzò appena la gonna del vestito e si diresse verso l'uscita della cucina, lasciando tutti confusi.
«Secondo te cosa voleva dire la contessa? »
«Non ne ho la più pallida idea! Forse... si riferiva al malore della duchessa? »
«Ancora mi devo abituare a doverla chiamare in quel modo! Per me, resterà sempre il signor Oscar! »
André restò fermo, incurante delle chiacchiere del resto della servitù. Oscar stava male? Era successo qualcosa al bambino?
«Non dovrei dirtelo ma... se vuoi, puoi andare a salutarla »
Aveva sussurrato sua nonna all'orecchio e lui si riscosse, guardandola stupito.
«Dovrebbe essere in camera sua, Jeannette ha appena finito di svuotare la vasca quindi avrà finito con il bagno. Muoviti, prima che cambi idea! »
«Nonna... grazie »
André corse fuori dalla cucina come un fulmine, raggiungendo poi a passo svelto la stanza della sua amata. Quando fu davanti alla porta si fermò, emozionato di rivederla. Bussò.
«Avanti! »
La mano, nell'appoggiarsi sulla maniglia della porta, tremò. Aprì la porta lentamente, trattenendo il respiro. Le tende erano quasi del tutto chiuse, le finestre aperte in uno spiraglio. Lei stava seduta, avvolta nella vestaglia, su una poltrona, stringendo un libro tra le mani senza leggerlo, sfogliando soltanto le pagine.
«Oscar... »
Lei sobbalzò, girandosi di scatto verso di lui. André chiuse la porta alle sue spalle e lei si alzò dalla poltrona avvicinandosi a lui con passo prima lento, poi sempre più rapido fino a saltargli quasi addosso, cingendogli il collo con le braccia. La strinse forte a sé, ispirando il profumo dei suoi capelli e baciandogli il capo.
«Quanto mi sei mancata... amore mio »
André l'allontanò appena per poterla guardare in viso e scoprì i suoi occhi colmi di lacrime. Posò la fronte sulla sua, asciugando le lacrime con le dita e baciandole appena il naso.
«André... »
Si baciarono dolcemente, senza alcuna fretta. Oscar strinse la giacca di lui tra le mani, facendole poi scivolare verso il collo e poi verso il viso di André.
«L'ho perso... »
Mormorò Oscar tenendo ancora gli occhi chiusi, André sussultò.
«Ho perso il bambino... »
I suoi occhi tornarono a lacrimare e si aggrappò a lui disperata e lui l'abbracciò forte per non farla cadere.
«Ti prego... tienimi André... perché da sola non ce la faccio...  ti prego »

Il figlio del generale JarjayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora