«André ma.... cosa diavolo ci fai qui? »
André alzò piano il capo, passandosi una mano sul viso soffocando uno sbadiglio. Si alzò lentamente, reggendosi ad un'asse poco distante e si passò una mano sui vestiti e tra i capelli, per togliere i fili di paglia rimasti incastrati.
«Devo essermi appisolato ieri sera, dopo aver messo in ordine... perdonami nonna, non capiterà mai più »
Portò una mano alla testa, gli doleva terribilmente. Non ricordava esattamente quando avesse preso sonno, ma sentiva gli occhi bruciare e le palpebre pesanti. L'anziana signora poggiò le mani sui fianchi, rabbia e preoccupazione le scuotevano l'animo. Quasi non aveva creduto al povero Jean Pierre, il giardinaio, quando le aveva riferito che, nel prendere alcuni strumenti dalla stalla, lo aveva visto addormentato in un angolo della struttura.
«Hai dormito qui? E allora come me le spieghi quelle mani rotte?! Sicuro che non sei uscito a fare baldoria? »
«Non avrei qualche livido da qualche parte, nonna? E poi... ieri sera, prima di coricarsi, Maurice è venuto qui »
«Lasciamo perdere! Andiamo a disinfettare queste ferite! Mio Dio... ma cosa hai fatto?! Guarda un po'... speriamo che non si siano rotte. Il generale vuole che tu lo accompagni alla reggia, visto che il suo attendente non può! »
Si appoggiò al suo braccio e insieme si diressero verso l'ala del palazzo riservata ai domestici. Prese una ciotola e la riempì di acqua fresca mentre André si sedeva al tavolo, sotto gli occhi curiosi delle cameriere.
«Perché? Cos'è successo a Cyril? »
«Da quello che ho capito sua madre è in fin di vita, povera donna, e ha chiesto al generale una licenza per restarle accanto e lui, ha un grande cuore, ha accettato! »
"Grande cuore? Ma se da quando è arrivato Maurice vorresti incenerirlo con lo sguardo?"
La donna, appena ebbe preso tutto l'occorrente per medicare le ferite del nipote, si sedette al suo fianco, prese le sue mani e iniziò a passare un panno umido su di queste.
«Fa piano... »
«La prossima volta impari a non prendere a pugni persone o oggetti! »
«Nonna, non stringere così forte! Non riesco a muovere le dita! »
«Ma non riesci a stare neanche un secondo fermo? Eppure hai 40 anni! »
«Ma se non ne ho neppure 34! Sicura di non star perdendo colpi? »
«Mi stai dando della vecchia, André? »
«Smemorata... nonna... ti prego basta! Va bene così! La prossima volta chiedo a Yvette di cambiarmi le bende »
André allontanò le mani divertito, sentendo però un forte prurito alle nocche e si passò dolcemente le dita sulle bende ancora bianche cercando di placare il fastidio. La governante si sistemò gli occhiali sul naso, cercando lo sguardo del nipote.
«Va tutto bene? Stai sorridendo ma i tuoi occhi sono di una tristezza unica »
Lo disse a bassa voce, sperando che gli altri intorno a loro non la sentissero. Il sorriso di André morì all'istante e lui scosse appena il capo, sperando di rassicurare la donna.
«Non ti preoccupare, sono solo stanco e indolenzito. Ora è meglio che vada dal generale »
«Ma André...! »
«Va tutto bene, nonna! Non pensare a me »
Le sorrise dolcemente e le diede un bacio sulla guancia prima di uscire dalla cucina.
"Ah...! Scellerato di un nipote! Come posso non preoccuparmi di te!"«Ne sei sicura? »
«Sì. Mi sento molto meglio e il medico mi ha incoraggiato a farlo. Spero solo che sua Maestà accetti di incontrarmi »
Il duca la guardò da capo a piedi, esterrefatto. Oscar, indossava un vestito semplicissimo, di linea diritta, con qualche piega sul di dietro, trattenuto in vita da una cinta. Era di taglio inglese, molto in voga tra le cortigiane in quel periodo che stavano iniziando ad abbandonare i volumi e a preferire abiti più semplici. Aveva le spalle appena scoperte, il bordo del vestito era decorato con un leggero pizzo, il busto era di un bianco panna, in contrasto con il blu cobalto che le fasciavano le braccia e la gonna. La cintura, che in realtà erano due semplici lembi di tessuto cobalto, le circondavano la vita dolcemente, celando al mondo la curva appena visibile del ventre. I capelli erano raccolti alla base del collo scoperto, il viso privo di trucco.
«À la Lévite1... Aurore ha detto che è di moda »
«Sei meravigliosa »
Le disse con un sorriso e lei fece un lieve inchino.
«Ti ho convinto? Posso venire con te a Versailles? »
«Se mi prometti che se dovessi sentirti male tornerai immediatamente a palazzo, puoi venire »
«Certo »
Restò un paio di istanti in silenzio, scrutandola. Oscar rilassò le spalle, posando una mano appena sotto il seno - dovette ringraziare la gravidanza, nessuno l'avrebbe costretta ad indossare un corsetto -. Lui le prese dolcemente la mano sinistra, baciandone il dorso, senza allontanare lo sguardo dal suo viso. Nel lasciare la sua mano sfiorò gli anelli di lei, quello di fidanzamento e la fede nuziale, che adornavano il suo anulare sinistro. Erano, insieme al filo di perle, gli unici gioielli che indossava.
«Antoine! Prepara la carrozza! »
Urlò d'improvviso, facendola sussultare. Le porse il braccio, senza esprimere alcuna emozione, e lei si appoggiò a lui, in silenzio. La carrozza fu pronta in pochi minuti, l'attendente del duca la aiutò a salire nella vettura e aspettò il marito, che non tardò ad arrivare. La vettura partì subito dopo, loro restarono in silenzio, lanciandosi qualche sguardo ogni tanto.
Quando finalmente il viaggio terminò, Oscar fece un sospiro di sollievo, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il cocchiere l'aiutò a scendere dalla vettura e, appena posò piede a terra, sentì l'irrefrenabile voglia di tornare indietro.
"È passato troppo tempo... devo solo riabituarmi... andrà tutto bene"
«Sono sicuro che sua Maestà sarà molto felice di rivederti »
Le disse il duca raggiungendola, posando poi una mano sulla sua spalla. Se avesse potuto decidere, lei non avrebbe messo mai più piede alla reggia ma non voleva deludere sua maestà. Si sentiva già in ridicolo, come avrebbe dovuto comportarsi? Cosa avrebbe dovuto indossare, se il medico non le avesse imposto un abito?
Smarrita.
Non si era neppure resa conto di aver iniziato a camminare, al fianco del marito, per l'ingresso della reggia e, in meno di un'istante, si erano già ritrovati nella sala degli specchi. Quando furono annunciati, il borbottio delle dame si placò, lo sguardo di tutti era rivolto all'ingresso, in attesa. Involontariamente, strinse la presa attorno al braccio del marito.
«Rilassati - le sussurrò all'orecchio prima di varcare la soglia della sala - andrà tutto bene »
Lei annuì piano, drizzando la schiena.
Avanzò piano, sicura, seguendo il consorte, a testa alta. Ignorò i volti degli uomini e le voci soffuse delle dame, ignorò il rumore dei ventagli che si muovevano e ignorò il tintinnio delle spade che si sfioravano.
«Cugino! »
La voce del re spezzò quel silenzio assordante, la risvegliò quasi. Il re si avvicinò a loro, con un sorriso sincero con le braccia allargate.
«Dopo mesi, finalmente portate la vostra sposa! Sono davvero lieto di vedervi di nuovo, madame! »
«L'onore è mio, vostra altezza »
Fece un lieve inchino, sorridendo anch'ella. Louis XVI era un uomo buono, il suo unico difetto era che non sapeva scorgere nelle persone che lo circondavano i veri amici e i traditori.
«Oh! Cosa vedono i miei occhi! Siete qui! »
«Oscar! »
Il piccolo Louis Charles le corse incontro, aggrappandosi alla gonna e posando il viso sul ventre, abbracciandola.
«Siete tornata, finalmente! Sono così felice di rivedervi! »
«Siete un angelo, vostra altezza. Sono felice anch'io di rivedervi »
Marie Antoniette si avvicinò all'amica lentamente, commossa.
«Oscar... amica mia.... che gioia vederti qui! »
Louis Charles si allontanò, raggiungendo il padre, lasciando che la madre potesse avvicinarsi ad Oscar. Marie Antoniette posò le mani sulle spalle dell'amica, guardandola dalla testa ai piedi e gli occhi le brillarono.
«Non avrei mai immaginato di vedervi in un abito, sposata e in attesa di un figlio! Sono così felice di rivederti amica mia! Seguimi nelle mie stanze, ho così tanta voglia di parlarti! »
Le prese il polsi dolcemente e la condusse con sé verso i suoi appartamenti, lasciando il duca al fianco del re con un sorriso sulle labbra.
«Cosa fate, cugino? Sorridete? In tutta la mia vita, credo di non avervi mai visto un sorriso del genere! »
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Il figlio del generale Jarjayes
Fiksi PenggemarIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...