Sorelle

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«E il matrimonio non si può annullare in qualche modo? »
«Questo non lo so ma se dovessero annullarlo credo che per la zia sarà la fine. Tra i nobili, qualsiasi sia la causa dell'annullamento del matrimonio è sempre colpa della donna, quindi non so se convenga alla zia »
Maurice incrociò le braccia al petto pensando alle parole di Loulou.
«Quindi anche a noi verrà imposto un matrimonio? »
«Io so già chi sarà mio marito. Lo sposerò quando avrò compiuto quindici anni »
«Davvero?! »
Maurice si girò a guardarla stupito, non ne aveva idea! La bambina annuì, continuando a giocare con la sua bambola, pettinandole i capelli ricci, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Mio marito ha dieci anni più di me, è un conte della mia zona. Ed è anche molto carino! »
«Ma tu non lo ami! »
«Ancora lo devi capire zuccone? Tra i nobili non esiste il matrimonio d'amore. Anche mia madre e tutte le mie zie si sono sposate giovani, tranne la zia Oscar ovviamente. Nessuna ama il proprio marito ma con il tempo si impara a volergli bene... suppongo, o almeno così è successo con mia madre »
«Oh... capisco... è triste però »
«Lo so, cosa possiamo farci? Sono le regole »
«E non si possono rompere? »
Loulou restò in silenzio per qualche istante, alzando poi le spalle. In effetti non ci aveva mai pensato.
«Non lo so... è arrivata mia madre! »
Urlò la bambina notando dalla finestra la madre scendere da una carrozza appena arrivata, nel cortile della villa.

«Oscar! Sorella cara! »
Ortece de Jarjayes era la primogenita della famiglia Jarjayes, promessa in sposa al conte Grégorie Marie de la Loréncie. Era, insieme alla seconda Josephine, l'unica sorella con la quale aveva mantenuto un rapporto dopo che quest'ultima aveva lasciato la casa paterna per la vita coniugale.
Assomigliava molto alla madre Ortence, sia nei lineamenti sia nel carattere. Non era molto alta ma era formosa, le sue guance erano sempre colorate di un tenue rosa e i suoi occhi azzurri splendevano come zaffiri alla luce del sole. Sembrava felice di tornare a casa, anche se Oscar notava, nel suo sguardo, un po' di timore.
Josephine, seconda figlia, era vedova. Non ricordava neppure il cognome del marito perché lei, dal giorno in cui suo marito morì, decise di non usare più il suo cognome. Oscar aveva sempre avuto il sospetto che la morte del cognato non fosse del tutto naturale ma non aveva mai osato chiedere alla sorella. Sapeva però che il loro matrimonio era stato terribile, dovuto anche al fatto che Josephine non era mai rimasta incinta.
Il suo viso era dolce, gli occhi azzurro cielo erano tristi come quelli di Ortence, e i suoi capelli biondi erano costretti in un delicato chignon.
Oscar sorrise, ad entrambe a pochi passi dalla porta d'ingresso, e le sorelle, avvolte una in un abito color pesca l'altra in un abito color blu, si affrettarono ad avvicinarsi a lei per abbracciarla.
«Come stai? Sei così pallida, hai riposato bene? »
«Sarai stanchissima, guarda cos'ha sotto gli occhi! »
«Sto bene, non vi preoccupare. Grazie Josephine per la tua delicatezza »
Disse Oscar sforzando un sorriso ma la sorella fece finta di non sentirla.
«A proposito... tu sai perché nostra madre ci ha scritto quella lettera? Siamo le prime o sono già arrivate le altre? E dov'è mia figlia? »
«Con calma Ortence... sì, so perché il motivo della vostra venuta, sì siete le prime, Loulou sta arrivando »
«Maman! »
Loulou, dall'alto della scalinata, urlò dalla felicità e, come un lampo, corse dal genitore, abbracciandola entusiasta. Ortence, che poco amava quel carattere estroverso, troppo estroverso, della figlia, la abbracciò felice dopo tanto tempo che non vedeva.
«Allora? Hai imparato qualcosa dai nonni oppure hai solo dato fastidio? »
«Sono stata brava! Sto diventando una signorina »
Ortence, ricomponendosi dopo aver lasciato una tenera carezza sul viso della figlia, guardò la sorella seria, ponendole la stessa domanda.
«È stata brava? »
«Non ha dato fastidio, anzi ha portato un po' di allegria in questa casa »
I pensieri di Oscar corsero subito a Rosalie. Anche lei si sarebbe sposata ma, a differenza sua, lei amava il suo sposo. Ripensò alla notte in cui se ne andò, questa volta definitivamente da palazzo Jarjayes e la tristezza le oscurò il cuore.
«Oscar? »
Oscar girò appena il capo verso la sorella e notò che altre due sorelle erano arrivate.
«Siamo in ritardo? »
Chiese Catherine aggiustandosi il cappellino sulla testa, sorridendo, mentre Clothilde e Marie Anne le raggiungevano al centro dell'ingresso principale.
Catherine, Clothilde e Marie Anne, rispettivamente la terza, quarta e quinta sorella. Oscar alzò gli occhi al cielo. Le aveva sempre considerate un trio di pettegole e di disperate romantiche, era strano vederle da sole e non si stupì di vederle arrivare insieme. Catherine era la più dolce del gruppo, amava profondamente la lettura di romanzi cavallereschi e aveva sempre sperato di trovare l'amore. Clothilde e Marie Anne, invece, condividevano la passione per la moda e non si lasciavano sfuggire nessuna tendenza. Catherine, con il suo incarnato pallido era avvolta in un abito lilla e i capelli color grano erano intrecciati amabilmente; Clothilde invece indossava un abito verde, pieno di pizzi e fiocchi rossi con ricami in oro, la facevano sembrare più grande; Marie Anne indossava un abito simile, di color panna con ricami color verde.
«Noi siamo appena arrivate »
«Vi siete organizzate? Siete arrivate insieme e tutte prima del previsto »
Fece notare Oscar con un sorriso e, un po' commossa di vedere le sue sorelle a casa sussurrò:
«Bentornate a casa »

«Madre come mai ci avete fatto chiamare? Quando ho letto la lettera che mi avete inviato sono rimasta senza parole! »
Disse Catherine guardando la madre, sinceramente preoccupata. Lo erano tutte in realtà, era raro che si scambiassero lettere con la propria famiglia se non per eventi di rilevante importanza come la nascita di un nipote o la morte di un parente.
Erano tutte riunite nello studio del generale: l'uomo era seduto alla scrivania, con le braccia incrociate al petto e la consorte era a pochi passi da lui, in piedi. Oscar aveva la schiena poggiata alla libreria e guardava prima il padre, poi le sorelle sedute chi sulle poltrone chi sul divano.
«Spero non sia successo nulla di grave »
Ortence si voltò a guardare Oscar ma lei distolse lo sguardo.
«Dobbiamo presentarvi una persona »
«Chi è di così importante da farci venire tutte qui? »
Chiese curiosa Catherine, incrociando lo sguardo con Ortence che, curiosa quanto lei, alzò le spalle.
«Puoi entrare »
Disse ad alta voce il generale e la porta del suo studio si aprì piano. Tutte le sorelle Jarjayes si voltarono verso la porta e restarono in silenzio quando Maurice, lentamente, entrò nella stanza con un piccolo sorriso sul viso, notevolmente imbarazzato.
«Padre... lui chi è? »
Chiese Marie Anne indicando il bambino con il ventaglio, cercando lo sguardo del padre.
«Lui è Maurice Auguste de Jarjayes, vostro fratello »
Il silenzio cadde nella stanza, le cinque sorelle si guardarono stupite e sconvolte allo stesso tempo. Clothilde si voltò, dopo alcuni istanti di sgomento, verso Oscar.
«Tu lo sapevi? »
La donna annuì.
«È... tuo figlio? »
«No. È mio figlio »
Intervenne il genitore, impedendo ad Oscar di parlare.
«Che cosa significa? Madre...! »
«Quello che dice vostro padre è vero, Maurice è vostro fratello. L'ho accolto in casa come se fosse figlio mio »
«È un bastardo...? »
«Non chiamarlo così Marie Anne! Anche se... non capisco. Avete avuto un amante? »
«La madre di Maurice è morta ed è venuto qui in cerca di aiuto e io l'ho accolto, rendendolo parte della nostra famiglia »
«Ma se Maurice è nostro figlio... cosa ne sarà di Oscar? »
«Oscar si sposerà con il duca di Bourbon-Condé »
«Che cosa?! »
Ortence si alzò di scatto dalla poltrona piena di rabbia, spaventando tutti.
«Come potete fare questo a Oscar?! È davvero assurdo! L'avete educata come un uomo, come uno stupido soldato per un vostro capriccio e ora che avete trovato l'erede la buttate via costringendola ad un matrimonio! »
«Abbassa la voce con me Ortence »
«No padre! Forse nostra madre acconsentirà pure a questa vostra ennesima follia ma io non lo accetterò mai! Credete davvero di poter usare Oscar come se fosse un burattino? »
«Oscar ha accettato di sposarsi e il re ha acconsentito al matrimonio »
«Tu cosa?! »
Disse urlando rivolgendosi alla sorella che, con la morte nel cuore, la guardava come arresa al suo destino.
Le altre sorelle assistevano alla scenata della sorella maggiore in silenzio anche se condividevano appieno i suoi pensieri. Josephine si alzò lentamente dal divano e, mentre la sorella maggiore e il padre litigavano, si avvicinò alla sorella più piccola. Le accarezzò dolcemente il viso e la guardò negli occhi.
«È vero, Oscar? Ti sposerai? »
Oscar annuì lentamente con un sorriso falso.
«Sono costretta. Il re ha accettato. Il giorno del matrimonio dovrò consegnare le mie medaglie e... sarà davvero umiliante »
«Mi dispiace tantissimo tesoro... »
«Doveva andare così... è inutile piangersi addosso »
Oscar abbassò il capo, mordendosi il labbro e chiudendo gli occhi.

Il figlio del generale JarjayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora