«C'è un tale... Robespierre, Maximilien se non erro, rappresentante dell'Artois. È troppo giovane. Non ha coerenza nel suo discorso ma... è terribilmente pungente »
«Robespierre è il nostro orgoglio, ma tu lo sai già. Durante l'assemblea ha dichiarato che il terzo stato, essendo il 96% di tutta la popolazione francese, è il vero rappresentante della Francia e che spera in una unione dei tre ceti. Molti nobili, Mirabeau compreso, lo appoggiano. Ne siamo molto entusiasti »
«Quell'idiota di mio cugino all'improvviso se n'è andato perché "gli era rimasta una serratura incompiuta". Io mi chiedo come sia possibile essere così... così... non so neanche io come definirlo! »
«Non abbiamo idea di quello che deciderà il re. Ma le basi al momento sembrano buone, speriamo in una durevole coalizione »
«I rappresentanti del terzo stato hanno voluto cambiare il nome degli stati generali. Assurdo, invece di pensare a cose più importanti si perdono in queste sciocchezze »
«È ufficiale: l'Assemblea Nazionale! Molti rappresentati del clero e della nobiltà stanno passando dalla nostra parte. Tuo marito non si è ancora sbilanciato »
«Il re ha ordinato ai soldati della guardia nazionale di chiudere le porte dell'assemblea. Stanno provando ad ostacolare i rappresentati del terzo stato, è un brutto segno »
«Anche se è stato impedito ai nostri rappresentanti di radunarsi in Assemblea, le loro voci continueranno a farsi sentire. Si sono radunati allo jeu de paume. Hanno fatto un passo falso, hanno disonorato i legittimi rappresentati eletti dal popolo francese! Per quanto ci provino con la forza, non riusciranno mai a sciogliere la nostra Assemblea Nazionale! »
«Oggi è accaduto qualcosa di strano. Mi sono scontrato con un soldato, Napoleone Bonaparte sottotenente della brigata di La Fere. Quella brigata doveva trovarsi in Ausonia... temo che il re stia richiamando tutte le truppe a Parigi »
«È scandaloso. Oggi i rappresentati del popolo sono dovuti entrare dal retro, ad aspettare il proprio turno per entrare sotto la pioggia come se fossero cani. È così che vengono trattati i veri francesi, Oscar? Inoltre, il re ha sciolto gli stati generali... i nostri rappresentanti non sono ancora usciti dall'aula »
Oscar strinse la lettera tra le mani e incrociò le braccia al petto, guardando fuori alla finestra.
Pioveva a dirotto.
Sentiva una rabbia furente crescere dentro di sé e rilesse di nuovo le poche righe che le aveva scritto Bernard. Da quando erano iniziati gli Stati Generali aveva iniziato una fitta corrispondenza con Bernard il quale, ogni giorno, la informava di quello che era successo.
Un fulmine la spaventò.
Più volte Bernard aveva sottolineato l'indecisione del marito, come a volerle dire di guidarlo nella scelta. Sospirò, avrebbe voluto partecipare anche lei a quelle dannate riunioni, ascoltare con le sue orecchie quello che si dicevano e non doversi affidare ai due uomini per avere poche e vaghe informazioni.
«Perché non è ancora tornato...? »
Guardò l'orologio d'oro posto sul camino nel soggiorno e fece una smorfia. Posò la lettera di Bernard sul tavolino, chiude le pesanti tende blu e fece un respiro profondo. Che fosse accaduto qualcosa di grave? Bernard le aveva scritto che i rappresentanti del terzo stato non erano usciti dall'aula nonostante gli ordini del re. Impallidì e portò le mani al viso tremante.
«Dio mio... ti prego fa che non sia successo quello che sto pensando... »
Si coprì la bocca ma per la rabbia diede un calcio al tavolo poco distante, in legno di mogano finemente intagliato, facendolo cadere rovinosamente a terra e afferrò il primo vaso che si trovava nelle vicinanze, colmo di peonie fresche, e lo gettò a terra. Accorsero presto il maggiordomo e due cameriere, allarmati dal rumore e Oscar si ricompose, ancora tremante.
«Madame! State bene? »
Chiese il maggiordomo avvicinandosi subito a lei mentre le due cameriere riponevano a posto il tavolo. Oscar annuì portando una mano alla fronte.
«Avete notizie di mio marito? »
«Purtroppo non ancora, madame. Sembra che ci siano stati dei disordini a Parigi, sarà stato trattenuto dal re per contenere la folla »
«Come temevo... appena avrete notizie voglio essere informata immediatamente »
«Sarà fatto madame »
Il maggiordomo fece un lieve inchino e appena fu sicuro che tutto fosse in ordine e che la sua padrona non avesse più bisogno di loro, uscì insieme alle cameriere, lasciandola sola.
Fece un respiro profondo e incurvò le spalle stanca. Aveva davvero una brutta sensazione e stava iniziando davvero a preoccuparsi.
"Maledizione..."
Portò una mano alle labbra, mordendosi nervosamente le unghie e spostò con l'altra la tenda scura, sperando di intravedere in lontananza la sagoma del duca ma la fitta pioggia sembrava oscurare l'intero paesaggio. Le sembrò però di vedere qualcosa, una... tre sagome in groppa ai cavalli correre nella direzione del palazzo e drizzò la schiena. Si allontanò di scatto, urtando uno dei mobili del salone, per raggiungere il prima possibile la porta d'ingresso ma nulla, l'unico rumore che proveniva da fuori era l'incessante rumore della pioggia.
Possibile che se lo fosse immaginato?
Accorsero due giovani ad aprire il portone d'ingresso e Oscar si irrigidì. Rivedere il duca, scortato da due soldati, non le era mai sembrato più bello. Si sentì sollevata, almeno non gli era successo nulla di grave.
«Adrien cosa... »
Chiese Oscar avvicinandosi al marito e lui sorrise, voltandosi verso i due soldati.
«Il vostro nome e la vostra posizione? »
Il soldato più alto alzò un sopracciglio, voltandosi appena verso il suo compagno.
«Alain de Soisson e François Armand, Guardia Nazionale. Vostro marito è in arresto per aver disubbidito agli ordini del generale Bouillé »
Si voltò di scatto verso il marito ma lui alzò le spalle, quasi non curandosi della gravità del suo gesto.
«Anche se permettetemi avete fatto benissimo a non sparare sui rappresentanti del terzo stato »
«Alain! Smettila! »
Il compagno gli aveva dato una gomitata al fianco e lui gli aveva risposto malamente.
Cosa diavolo era successo?!
«Te lo spiegherò più tardi, cara. Ora potete andare, tanto con questo tempaccio non credo che potrei andare da qualche parte »
I due soldati fecero il saluto militare e andarono via di fretta così com'erano arrivati, quasi a voler restare il meno possibile in quel palazzo.
«Hai disobbedito... al generale Bouillé? »
La voce le tremava appena ma lui non le rispose. Le prese la mano dolcemente e la condusse verso le scale salendo lentamente i gradini ed entrarono nel suo studio. Il temporale sembrava calmarsi un po'.
Aspettò che lui le parlasse e l'osservò versarsi del cognac in un bicchiere di cristallo che però le porse e lei lo prese.
«Voleva sparare ai rappresentati del terzo stato per farli uscire dall'assemblea. Mi sono rifiutato di eseguire un ordine del genere. Non potevo permettere che venisse sparso sangue inutilmente, dovevano passare sul mo cadavere »
Finì di versare il cognac nel suo bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato, riempiendolo di nuovo.
«Hai consegnato i gradi »
«In attesa di un provvedimento da parte del re »
Oscar portò il bicchiere alle labbra e si bagnò appena le labbra e lo guardò.
«Non mi importa quello che deciderà il re... anzi che vada al diavolo! »
«Io... »
Si schiarì la voce, trovandosi improvvisamente senza parole. Lui la guardò per un istante e i suoi occhi color ghiaccio la spaventarono e distolse lo sguardo.
«So già quello che vuoi dirmi e mi dispiace che tutto questo coinvolgerà anche te »
«Sono davvero... orgogliosa di te »
Il duca sgranò gli occhi e drizzò la schiena, stupito.
«Cosa? »
«Duca! Duca! »
Si voltarono entrambi verso la porta e l'attendente del duca comparve d'improvviso agitato.
«Cosa succede Valentin? »
«È un messo da Versailles duca »
«Fallo venire qui immediatamente »
«Certo, subito duca »
Oscar tornò a voltarsi verso il duca che, nonostante i suoi tentativi di sembrare calmo, sembrava tremendamente agitato. Non seppe cosa fare. Lui aveva fatto appena qualche passo verso di lei senza dire una parola e lei aveva rafforzato la presa del bicchiere che aveva ancora tra le mani, pieno.
Dopo pochi istanti la porta si riaprì e Valentin era accompagnato da un uomo, completamente bagnato e dall'aria stanca.
«Prego, parlate »
L'uomo prese, nascosto sotto al mantello, una pergamena incredibilmente asciutta e la lesse con voce ferma.
«Per decisione di sua maestà la regina Marie Antoinette non verrà preso alcun provvedimento nei confronti di Adrien Joseph de Bourbon-Condé e della sua famiglia. Si auspica soltanto una maggiore lealtà da parte della famiglia Bourbon-Condé nei confronti della famiglia reale »
Fece un sospiro di sollievo e cercò lo sguardo del marito, visibilmente sollevato anche lui.
«Grazie buon uomo per il messaggio, potete andare e portare a sua maestà i miei ringraziamenti»
«Come desidera,duca »
Furono le uniche parole dell'uomo prima di abbandonare la stanza insieme a Valentin. Oscar posò il bicchiere su di un mobile e portò una mano al viso sollevata.
«Assurdo... il mondo sta davvero cambiando... »
«È una notizia meravigliosa. Forse il re si è reso conto che »
«Non ci spererei. Ti ricordo che è stata la regina a graziarmi, e con grande probabilità l'ha fatto solo per te »
Si irrigidì, quello che aveva detto purtroppo era vero. Era grazie all'amicizia con la regina se non avevano perso né gradi né titoli? Tutto questo sarebbe poi potuto ricadere anche alla sua famiglia? Non riuscì ad immaginare la reazione del padre.
«Domani... andrò a Versailles a ringraziare la regina di persona »
«No, domani dovrai essere in assemblea. Parlerò io con lei »
«Ma »
«Nessun "ma". E poi... sono sicura che dovrai dare delle spiegazioni a tua madre e a tuo fratello »
Il solo ricordare il cognato le fece venire la nausea.«Oscar! Oh Oscar... è da tanto che non di vediamo! Vi prego seguitemi, stavo per fare una passeggiata »
L'allegria di Marie Antoinette le sembrò fuori posto anche se il suo viso sempre perfettamente truccato ed incipriato le sembrò più magro, così come la sua figura nonostante l'ampio vestito. La seguì in silenzio, facendole prima un piccolo inchino e passeggiarono per i giardini in silenzio.
Il parco era vuoto, a palazzo aveva visto pochissime persone e la stessa assenza della contessa de Polignac le fece storcere il naso. Strinse la gonna che aveva indossato - se n'era subito pentita di aver indossato un abito, ma il ritorno del suo periodo mensile ancora doloroso l'avevano costretta ad un abbigliamento meno soffocante - e drizzò la schiena, guardando la sovrana che la precedeva di qualche passo.
«Ultimamente i nobili che vengono a corte sono assai pochi. D'altronde non avevamo nemmeno i fondi per il funerale del mio Joseph »
Si fermò, nascondendo il viso dietro il ventaglio per asciugarsi una lacrima. Oscar curvò le spalle.
«D'ora in avanti... che ne sarà della Francia? »
«Purtroppo non ci è dato sapere i piani del Signore »
«Allora qui rappresentati plebei volgari e violenti... che tradiscono gli ordini del re... e istigano il popolo benevolo a ribellarsi... volete dire che anche questo fa parte dei piani del Signore? »
Oscar strinse le mani in un pugno e cercò di non far notare quanto quella frase l'avesse ferita.
«Permettetemi maestà ma loro non mi sembrano affatto così »
Marie Antoinette si era voltata di scatto verso di lei ma la sua espressione stupita si tramutò subito in un sorriso.
«Oh Oscar, capisco bene la vostra commiserazione nei loro confronti »
"Commiserazione? Oh non penso proprio... credo che dovremmo essere noi nobili da commiserare"
«Oscar... sapete perché abbiamo graziato vostro marito? »
«Eh? »
Sgranò gli occhi, lo sguardo della regina sembrava tranquillo.
«Ascoltatemi bene. Ora stanno arrivando da tutta la Francia, le truppe della famiglia reale verso Parigi, verso Versailles. Il reggimento della cavalleria leggera, Royal Cravate, il Salice Samade e il Royal Allemande... anche quella di vostro marito verrà mobilitata »
Impallidì di colpo.
«Faremo dimettere i rappresentanti plebei e ci prepareremo alla rivolta delle masse. Arriverà il momento di combattere in armi »
«V-voi... non... »
"Non è possibile... non può essere vero...!"
«Ormai vivo soltanto per i miei amati figli, per il mio orgoglio da regina e... per i cortigiani che mi sono ancora fedeli, come voi »
«E... per Fersen »
Le sfuggì ad alta voce ma la regina la sentì ugualmente. Lei distolse lo sguardo immediatamente.
«Vivete solo per l'amore che avete per lui »
«Avete mai amato qualcuno con una forza tale dal voler andare avanti solo per vederlo, per sentirlo accanto a voi? - Oscar distolse lo sguardo e Marie Antoinette comprese - Io l'amo con tutta la mia anima però come posso dirgli una cosa simile? Come posso chiedere a lui che è rimpatriato su ordine del re svedese di tornare qui da me? Che non ho più soldi né potere? »
«Tornerà da voi anche senza una vostra richiesta, perché lui vi ama nonostante tutto »
Marie Antoinette sorrise, ricacciando indietro le lacrime e tornò a guardarla, prendendo le mani di Oscar tra le sue.
«Spero tanto che il vostro amore non sia impossibile come il mio, amica mia »«Ha chiamato le truppe a Parigi? »
André portò una mano al viso sconvolto. Oscar mormorò un semplice sì, avvicinandosi a lui. Lo aveva fatto chiamare non appena era arrivata a Palazzo e lui l'aveva raggiunta il prima possibile.
«Dov'è tuo marito? »
«In Assemblea per decidere sul da farsi, starà via per un altro paio d'ore »
«Dobbiamo avvisare Bernard, ora »
Annuì piano, ancora scossa dalla notizia. Purtroppo non sarebbe servito più a nulla dialogare, dubitava addirittura l'utilità della stessa Assemblea in quel momento. Il re stava abbandonando e tradendo il suo stesso paese per poter mantenere il proprio potere intatto, distruggendo però il suo popolo. Le mani iniziarono a tremarle, forse Bernard aveva avuto ragione a chiederle di scappare via? Di allontanarsi per sempre da quell'inferno?
«Oscar... »
«Non so cosa pensare... »
André le prese la mano e le baciò il dorso.
«Promettimi che non andrai da nessuna parte... che non mi lascerai sola »
Lo sussurrò piano con la voce rotta per l'emozione e con gli occhi umidi di lacrime. Lui sorrise semplicemente premendo due dita sotto al suo mento per poterla guardare in viso.
«E dove dovrei andare, secondo te? Sarò con te fino alla morte »
Si abbracciarono e Oscar si sentì piccola tra le sue braccia e a casa; le sue sue preoccupazioni sembravano svanite d'improvviso e il calore del suo corpo la fece rilassare. Prese dolcemente il viso dell'uomo tra le mani e lo avvicinò al suo, sfiorandogli le labbra in un bacio.
"Ti amo come non riesci a immaginare!"
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Il figlio del generale Jarjayes
FanfictionIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...