L'amore della mia vita

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«Devi proprio andare via?»
Oscar, impegnata a recuperare le poche cose che si era portata per la sua permanenza a Villa Jarjayes, non aveva fatto caso a Maurice che, con il capo basso, era rimasto fermo vicino la porta della sua camera. Oscar forzò un sorriso e, allontanandosi dalla cameriera che la stava aiutando, raggiunse il fratello. Gli accarezzò appena il viso, costringendolo quasi a guardarla in viso.
«Purtroppo sì Maurice, ma se vuoi puoi venirmi a trovare. Sono sicuro che nostro padre non avrà nulla da ridire »
«Davvero? Posso? »
«Ma certo... »
Oscar sorrise al fratello sincera, annuendo. Maurice sembrò rasserenarsi un po' e si avvicinò alla sorella cercando un suo abbraccio. Lei lo strinse a sé con dolcezza, accarezzandogli i riccioli biondo scuro, ispirando il suo profumo di pulito.
«Ora dovresti andare, vero? Non vorrai far arrabbiare il precettore... »
«Hai ragione, promettimi però che non te ne andrai senza salutarmi! »
«Va bene, ora vai! »
Maurice schioccò un bacio sulla guancia della sorella e corse via, urtando quasi il povero André.
«Perdonami André! »
André rise, facendo un sorriso al ragazzino ed entrò nella stanza della donna e rimase interdetto nel vedere le cameriere ordinare i vestiti di Oscar nei bauli. Cercò il suo sguardo per avere delle risposte ma lei si avvicinò alla ragazza, interrompendo il suo lavoro.
«Grazie Marianne puoi andare, finisco io »
Disse rivolgendosi alla cameriera che, con un rapido inchino, uscì dalla sua stanza, lasciandoli soli.
«Cosa è successo? »
«È stato aggredito, per fortuna non è grave ma è stato ferito al braccio. Ha espresso il desiderio di tornare a casa »
André fece una smorfia e guardò il piccolo baule ancora aperto. Lei mosse qualche passo verso di lui
«Dovete andare via così in fretta? Non puoi... »
«Devo prendermi cura di mio marito »
Disse in un sussurro, scandendo ogni parola, con voce atona. André si irrigidì e le diede le spalle, coprendosi il viso con la mano. Non riconobbe la sua stessa voce, in realtà era dal suo fidanzamento che non riusciva a riconoscerla più. Oscar si avvicinò a lui, posando le mani sulle sue braccia, posando la fronte sulla schiena, tra le scapole.
«Non c'è bisogno di ricordarmelo... che non sei mia... mi basta guardare la tua mano... »
André prese la mano sinistra della donna e la portò alle labbra e vi indugiò, con la mano libera cercò la sua e le loro dita si intrecciano.
«La notte prima del tuo matrimonio, ammetto, di aver pensato di rapirti - André rise appena, un po' imbarazzato, Oscar invece sussultò - e di portarti lontano da qui, da lui... ma la paura di un tuo rifiuto ha distrutto ogni mio piano sul nascere. Sarei stata l'ennesima persona a decidere della tua vita e non volevo che mi odiassi per questo. Quando poi ti ho visto in abito da sposa... eri talmente bella da togliere il fiato e mi sono sentito spaesato. Dovevo confessarti i miei sentimenti per te oppure continuare a restare al tuo fianco ma come amico e confidente? Sarebbero bastate le parole? Ho agito d'istinto e ti ho baciato e, mio Dio, quando ti ho sentita ricambiare il mio bacio la voglia di portarti lontano è tornata ad infiammare la mia anima. Ma siamo stati interrotti... e ora sei legata a lui. Vorrei poter dire al mondo che sei mia, perché così ti sento, ma questo anello urla altro... »
«André... ti prego »
Oscar rafforzò la presa e sentì gli occhi riempirsi di lacrime nel sentire le parole dell'amato. La sua voce era arrivata bassa, triste, sentì un dolore sordo al cuore. André alzò gli occhi al cielo.
«Quando... potrò rivederti? »
André si girò verso di lei sciogliendo l'intreccio delle loro dita e prendendo il suo viso tra le mani. Le accarezzò le guance e asciugò le sue lacrime, baciando le palpebre.
«Presto, amore mio, presto... »
Oscar sussurrò con un sorriso triste e strinse la camicia tra le mani, le loro labbra si sfiorarono ma non si incontrarono. Si strinsero con dolcezza, anche se quell'intimità aveva un sapore d'addio, più che un arrivederci.
André le baciò la fronte.
«Non dimenticare... che sei l'amore della mia vita »

«Finalmente... »
Il duca si sdraiò sul letto distrutto, sollevato dalla morbidezza del materasso. Oscar congedò le cameriere, ordinando prima ad una di esse di portare l'occorrente per disinfettare la ferita del consorte.
«Non ho mai desiderato così tanto di potermi sdraiare sul letto di casa »
Oscar sorrise appena, immaginando e capendo soprattutto l'uomo. Si avvicinò alla sua toeletta e inumidì un panno nell'acqua fresca appena portata dalla servitù e lo tamponò sul viso e sul collo, rinfrescandosi. Le parole di André risuonavano nella sua mente.
Non dimenticare... che sei l'amore della mia vita.
Oscar sospirò, posando la mani vicino al grembo, pensierosa, commossa. Sentì il cuore battere all'impazzata, quasi le veniva da piangere.  Era diventata così emotiva, ma il solo nominarlo le provocava brividi lungo tutta la schiena.
Sentì la mano del marito sfiorarle la spalla e trasalì appena, sorpresa. Alzò il viso verso di lui e notò che le stava sorridendo. Una cameriera disturbò la loro quiete, posando su di un mobile quello che la sua padrona le aveva chiesto.
«Devo disinfettanti la ferita »
«Non c'è n'è bisogno »
«Adrien... so cosa significa avere una ferita d'arma da fuoco »
«Lo so mia cara, ma se ci tieni tanto... »
Oscar girò appena il viso quando suo marito iniziò a spogliarsi della giacca e della camicia, imbarazzata. Appena finì, l'uomo si sedette sul bordo del letto, posò la mano sul braccio ferito e aspettò la consorte che lo raggiungesse. Non dovette aspettare molto, Oscar si avvicinò a lui con passi lenti e iniziò a sciogliere le bende con cura.
Sentiva lo sguardo dell'uomo addosso ma lei tentò di evitarlo in ogni modo, cercò di non farsi distrarre e gli pulì la ferita che, con grande sollievo, non si era infettata e che stava iniziando a guarire, seppur lentamente. Aveva più volte sentito il suo braccio irrigidirsi sotto le dita, doveva dargli ancora fastidio e non lo biasimava.
«Perdonami... »
Aveva ritirato il braccio di scatto e aveva paura di essere stata indelicata.
«Non... preoccuparti »
Quando finì di bendare il braccio alzò il viso verso l'uomo e i loro occhi si incontrarono. Si irrigidì, arrossì leggermente, sentì la mano dell'uomo posarsi sul fianco. Oscar lo guardò incerta, cos'avrebbe dovuto fare? Prendersi cura di suo marito, come aveva detto ad André solo poche ore prima, oppure seguire il suo cuore?
Lui non si mosse, al contrario aspettò un suo cenno, come lei gli aveva chiesto: non avrebbe fatto nulla senza il suo consenso, non l'avrebbe cercata se lei fosse allontanata. Lei si sedette sulle sue cosce e abbassò appena lo sguardo sul suo petto, posando le mani sulle sue spalle. La sentì, la sua virilità, tra le gambe e sospirò, chiudendo gli occhi e posando la fronte sulla sua. Avvertì la mano di lui, posata sulla sua coscia, risalire lungo il fianco e oltrepassare la camicia, sfiorando la pelle della schiena.
Adrien sorrise, sfiorò la sua guancia e fece scivolare la mano sulla sua nuca, come a volerla avvicinare a sé ma senza forzarla e ci riuscì; le loro labbra, che fino a quell'istante si erano solo sfiorate, si unirono in un bacio lento, carico di passione, mentre le loro mani si cercavano e si spogliavano - era più lui a denudare lei - e i loro sospiri riempirono la quiete che regnava nella stanza.
"Perdonami André... anche tu sei l'amore della mia vita!"

"Assurdo"
Oscar nascose il viso nel cuscino, soffocando un urlo di frustrazione. Girò il capo verso il lato vuoto del talamo nuziale e sospirò esasperata. Fu felice di non trovarlo al suo fianco una volta sveglia, avrebbe avuto il tempo di pensare e di restare sola.
"Mi sento in colpa... per aver passato la notte con mio marito... come se avessi tradito André"
Coprì il petto nudo con il lenzuolo e si coprì il viso con la mano, cercando di placare il mal di testa che l'aveva tormentata da quando aveva aperto gli occhi. Le tende del baldacchino impedivano alla maggior parte dei raggi del sole il passaggio, non sapeva neppure che ore fossero. Scostò le pesanti tende e coprì il suo corpo con una vestaglia di seta, si avvicinò a uno dei bauli che non aveva ancora disfatto - solo ricordare il perché la turbava più del dovuto - e iniziò a disfarli.
"Di cosa mi lamento? Sono stata io, dopotutto, a cedere... che vergogna! Devo essere davvero impazzita. Mi sono sentita... in dovere? Costretta a concedermi a lui? O forse... ho cercato in lui quello che André non potrà più darmi? Mio Dio, mi sento così confusa... ma questo?"
Oscar raccolse, nascosto tra i vestiti, un foglietto di carta: era piegato più volte, sporco appena d'inchiostro in un angolo. Lo aprì appena, curiosa di sapere cosa ci fosse scritto in quel piccolo foglio di carta e riconobbe subito la calligrafia.

Cos'è una poesia? Mi chiedi mentre pianti
nei miei occhi i tuoi occhi blu
Cos'è una poesia, mi chiedi!
Poesia... sei tu1

Oscar portò una mano alle labbra, commossa. Lacrime calde iniziarono a bagnarle le guance copiose.
«Amore mio... »

1= Gustavo Adolfo Bécquer, Rima XXI ( 1867-68 )

Il figlio del generale JarjayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora