Una volta a casa Oscar si recò subito nelle sue camere, evitando chiunque le si ponesse davanti. Non aveva voglia di vedere nessuno, voleva stare sola. Quando finalmente sentì le porte della sua stanza chiudersi dietro di lei, portò una mano alla bocca e scivolò contro il legno della porta, liberando lacrime di frustrazione.
Avrebbe voluto scappare lontano, anche a costo di non vedere più nessuno ma ne sarebbe davvero valsa la pena? Lei non sarebbe scappata, non avrebbe avuto senso. Sperava nel buon senso della regina e del re, se loro avessero approvato la loro unione lei non avrebbe potuto fare più nulla per impedire il matrimonio.
Sentì qualcuno bussare alla porta e le voci di alcune cameriere chiamarla, sbuffò. Avrebbe voluto urlare contro quelle cameriere di andare via e di lasciarla in pace ma si rese conto di non averne neppure la forza.
Sospirò, posando la fronte sulle ginocchia.
«Oscar... apri »
Portò la testa all'indietro, poggiandola alla porta e chiuse gli occhi. Il chiacchiericcio delle cameriere si zittì all'istante. Sorrise. Avrebbe voluto non farsi vedere con gli occhi rossi. Si alzò lentamente da terra e, coprendosi il volto con la mano, aprì la porta per poi allontanarsi subito. André rimase ancora qualche istante fuori dalla sua stanza a guardarla, gli dava le spalle e stava togliendo lentamente la giacca della divisa, lanciandola poi a terra con rabbia. Chiuse la porta alle sue spalle.
«Oscar... »
«Mi devo sposare »
«Lo so »
«Non lo conosco neppure »
«E lui non conosce te... quel poveretto non sa cosa gli aspetta »
André alzò le spalle, fingendosi seriamente preoccupato per quel "poveretto", Oscar si girò a guardarlo e non trattenne un sorriso. Si passò una mano sulle guance, eliminando le ultime tracce di lacrime e André le si fece vicino, lasciando una leggera carezza sul viso.
«André... »
«Oggi a pranzo incontrerai tuo marito... così mi ha riferito mia nonna »
«È assurdo. Quando le mie sorelle si sono fidanzate avevano... quindici? Sedici anni e hanno accettato tutto come se fosse la cosa più naturale di questo mondo »
«Ti sembra surreale solo perché fino ad ora tu hai avuto una vita libera, sei stata cresciuta in modo diverso dalle tue sorelle. Non paragonarti a loro, non ne hai motivo »
«Tu sei l'unico che mi dice di non farlo »
André le sorrise appena, Oscar si allontanò da lui e raccolse la giacca rossa da terra, passando la mano sopra il tessuto ruvido e sulle medaglie. Sentì le lacrime pungerle gli occhi un'altra volta ma le ricacciò via subito, non voleva piangere ancora, non avrebbe risolto niente. Fece qualche passo verso il letto e notò poggiato con cura sul materasso, un abito semplice sui toni del verde pastello, nulla a confronto degli abiti che erano solite indossare sua madre o la regina. Era estremamente... semplice.
«Dovrei indossare questo? »
Oscar posò la giacca sul letto e prese il vestito tra le mani, sfiorando il tessuto morbido della veste, così diverso dalla divisa che fino a qualche istante prima aveva toccato. Doveva ammettere che il colore le piaceva molto, ma questo non significava che lei lo avrebbe indossato.
«Mia nonna mi ha chiesto di convincerti »
«E lo farai? »
«No, sarebbe inutile »
«Grazie... »
Oscar gli sorrise e André si sentì come sciogliere dallo sguardo dolce della donna. André la osservò mentre lei, curiosa, poggiò il vestito sul petto e, davanti allo specchio, si guardava con una buffa smorfia sul viso, come se stesse indossando l'abito più ridicolo al mondo. Nella sua mente però riusciva ad immaginarsela con quell'abito verde chiaro e i capelli raccolti, bellissima, mentre rideva dannatamente felice.
«È-È un suo regalo »
Disse cercando di allontanare l'immagine di lei nella sua mente con scarsi risultati.
«Capisco, inventerò una scusa »
«Sei... davvero sicura di non volerlo indossare? »
Oscar lo guardò attraverso il riflesso dello specchio e lo guardò incuriosita. André la guardava con aria triste.
«Cosa c'è? Vuoi davvero provare a convincermi? Non lo farò André »
«Neanche per... me? »
Le guance di Oscar si imporporarono leggermente, trovandosi senza parole. Oscar si voltò lentamente verso di lui cercando il suo occhi verdi e lui, quasi pentito di aver aperto bocca, fece un passo verso di lei.
«Oscar io »
«Signor Oscar, gli ospiti sono arrivati »
La voce della cameriera interruppe André che, mentalmente, maledisse la sfortunata cameriera e, senza aggiungere nulla, uscì rapido dalla stanza senza che Oscar potesse fermarlo.
«Spero che vostra figlia abbia accettato il dono che le ho fatto »
«Ne sono più che sicuro principessa, è un piacere avervi qui con noi oggi »
Oscar si fermò davanti la porta del salone dove i suoi genitori e la famiglia del suo futuro marito sedevano e parlavano vivacemente. Non era pronta a conoscere quell'uomo e nel profondo un po' lo temeva. Si fece coraggio, non poteva avere paura di un avversario che non aveva mai visto. Aprì lentamente le porte del salone e tutti si girarono verso di lei.
Riconobbe Caroline de Hesse-Rheinfels-Rotenbourg, principessa di Condé, la stessa che aveva organizzato il ballo al quale aveva partecipato vestita da donna. Sperò con tutto il cuore che lei non la riconoscesse, anche se ora indossava la divisa. Era una donna meravigliosa, dal viso dolce e i lineamenti delicati. I capelli castani erano intrecciati in un'acconciatura semplice, cosa che però non si poteva dire del suo vestito. Aveva dei gusti davvero discutibili.
L'uomo al suo fianco doveva essere il figlio maggiore avuto con il duca Louis IV Henri de Bourbon-Condé, Louis V Joseph de Bourbon-Condé. Il suo sguardo la pietrificò, i suoi occhi scuri la fecero sentire a disagio. Lo aveva incontrato un paio di volte alla reggia, mai incontri piacevoli. Sì sentì terribilmente a disagio ma cercò di non farlo notare.
Di spalle, l'unico che ancora non si era voltato, era proprio il suo caro futuro maritino. L'uomo si alzò dalla poltrona e, con estrema grazia, si girò verso la donna, mostrando finalmente il suo volto.
«Madamigella... »
Oscar alzò il sopracciglio e lui, ora vicino alla donna, prese la mano di lei e la portò alle labbra, sfiorandone appena le nocche. In quel frangente, il duca non aveva distolto lo sguardo dal suo.
Non aveva gli occhi scuri come il fratello, di un marrone così scuro da sembrare quasi nero, i suoi occhi erano grigio chiaro e il suo sguardo era penetrante, magnetico. Il suo viso era armonico: gli zigomi erano pieni e ben marcati, le labbra carnose, il naso sottile. Ad incorniciargli il viso c'erano ciocche ribelli corvine che, con la pelle del viso leggermente olivastra, creavano un dolce contrasto con i suoi occhi color ghiaccio.
Avvertì un brivido.
«Duca »
Disse fredda ma questo non tolse al duca il sorriso.
«Vedo con rammarico che non indossate l'abito che mia madre aveva scelto per voi ma devo ammettere che la divisa da colonnello vi sta d'incanto »
Oscar assottigliò lo sguardo e fece un leggero sorriso, evitando di rispondere a quel... complimento?
«Siete un ufficiale... »
Notò lei guardando la divisa che indossava e solo in quel momento si rese conto di quanto il duca la sovrastasse in altezza.
«Sous-Lieutenant des armées du roi »
Puntualizzò lui con un sorriso e con una punta d'orgoglio nella voce, drizzando la schiena. Oscar deglutì a vuoto e si sentì nuovamente a disagio – cosa le prendeva? – davanti a lui ma non abbassò lo sguardo. Intorno a loro regnava il silenzio, sentiva addosso lo sguardo di tutti e soprattutto quello del padre. Si sarebbe aspettata di incontrare un babbeo, un donnaiolo che voleva conquistare rango e potere ma il solo nominare il cognome della famiglia la spaventava. I Condé discendendo dal re Luigi IX erano principi di sangue reale ed avevano una grande influenza non solo nell'esercito ma anche nella politica, secondi per importanza solo al casato D'Orléans.
Quindi non erano lì per arricchirsi, al contrario sembravano proprio loro i "babbei che volevano conquistare rango e potere".
«Il matrimonio verrà celebrato tra un mese esatto qui, a Palazzo Jarjayes. Il nostro caro sovrano ha appoggiato la vostra unione ed è lieto di accogliere te, Oscar, nella sua famiglia, accanto a suo cugino »
Oscar si irrigidì, era davvero la fine? Poco dopo, alcune cameriere servirono il pranzo ma Oscar non riuscì a toccare cibo.
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Il figlio del generale Jarjayes
FanfictionIspirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar - Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!" Dal testo: «Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto c...