Capitolo 14

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14.


La sera, così come la gelida corrente proveniente da nord, stava scivolando veloce su Clearwater, ammantando ogni cosa e, sulle acque increspate del Dutch Lake, rade foglie galleggiavano come barchette alla deriva.

I pochi uccellini presenti nella vicina foresta si erano ormai chetati, una civetta solitaria aveva innalzato al cielo il suo dolente canto mentre, nella cittadina, le luci iniziavano ad accenderci, tingendo di caldi colori il paesaggio urbano.

Né il freddo né la sera imminente, però, sembravano interessare i due giovani ritti appresso alla staccionata che delimitava il sentiero che cingeva – come un caloroso abbraccio – l'ampio lago nei pressi di Clearwater.

La coppia parlava fittamente e a bassa voce e, se una persona qualunque fosse passata per caso loro appresso, probabilmente non si sarebbe accorta di nulla, tanto era persa in altri lidi la loro mente.

Liza ancora non credeva di essere stata baciata da Mark e, ogni qual volta lui arrossiva per un suo commento o un suo sorriso, lei si sentiva al settimo cielo, potente e fiera come una dea.

Era bello e appagante riuscire a far arrossire il ragazzo per cui avevi gettato tutto alle ortiche e, più ancora, potergli raccontare ogni cosa, poter essere finalmente onesta e sincera.

Da parte sua, Mark sembrava avido di risposte e prolifico di domande, solo un tantino nervoso al pensiero di aver conosciuto un licantropo – un vero licantropo – ma, tutto sommato, aperto all'idea che vi fossero creature diverse che vagavano per il mondo.

Dopotutto, in tanti anni di pellegrinaggio alla ricerca di una creatura che suo padre, da sempre, aveva ritenuto non essere umana, qualcosa doveva essere entrato anche nella sua testa.

I fumetti, non da ultimo e neanche tanto paradossalmente, avevano aiutato. Sembrava sciocco ammetterlo, ma aprivano la mente e rendevano più semplice approcciarsi a una simile realtà.

In fondo, non era impazzito di fronte a una collezione di zanne da far invidia a un puma, e aveva scoperto che la ragazza che gli piaceva parlava mentalmente con due corvi.

Questo, in particolare, lo aveva incuriosito – forse, perché riguardava direttamente Liza – così come lo aveva sorpreso scoprirne i contorni magici e misteriosi.

«Perciò, se Muninn è lontano, tu puoi ugualmente parlare con lui e vedere attraverso i suoi occhi, ma con Huginn hai bisogno di una certa vicinanza, e non hai la possibilità di sdoppiarti con lui, per così dire» mormorò alla fine Mark, carezzando distrattamente il piumaggio di quest'ultimo, che teneva pigramente il capo ripiegato in avanti.

Liza assentì, lasciando che Muninn giocherellasse con il suo dito indice.

«Con Huginn possiamo parlarci da poco di quattro, cinque metri di distanza, come avviene per qualsiasi altro Geri di cui io sia a conoscenza, mentre Muninn può parlarmi anche da diverse miglia di distanza» dichiarò Liza, sorridendogli timida. Non voleva pavoneggiarsi. Era la semplice verità, pur se le sembrava di... beh, ecco, pavoneggiarsi, per l'appunto.

I suoi corvi, solo un'ora addietro, erano impazziti di rabbia nel vederla comparire nel bosco – distrutta e infelice – e, per poco, non avevano cavato un occhio a Mark, reo di averla fatta piangere. Il suo richiamo accorato era però bastato a bloccarli e ora, dopo il chiarimento avvenuto, lasciavano che il ragazzo li toccasse e li coccolasse.

Quanto poteva dirsi grata, Liza, per questo?

Ancora non sapeva come, ma avrebbe fatto il tutto e per tutto perché la premonizione di Huginn non si tramutasse in realtà.

Luci del Nord - Seguito di "Claire de Lune" (spin-off Trilogia Werewolves)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora