Capitolo 20

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20.


Clearwater – 12 novembre 2019

Uscendo di casa con indosso un pesante cappotto e una cuffia in ciniglia ben premuta sui corti capelli neri tagliati a caschetto, Diana fissò ombrosa il marito – a pochi passi da lei – e mormorò: «Lascia che te lo dica, Donovan... quando questa situazione sarà finita, farò in modo che Mark diventi solo mio figlio, perché è chiaro che tu non lo meriti. Lui desiderava soltanto parlare con te prima di stanotte, ma tu ti sei negato!»

Donovan non poté replicare in alcun modo. Mark, in effetti, aveva chiesto a sua madre di poter dire poche parole al padre, prima del plenilunio che avrebbe decretato le sue sorti, ma lui non era proprio riuscito ad accontentarlo.

Il ricordo della morte violenta del fratello, della cognata e della nipote lo sconvolgevano ancora così tanto da rendergli impossibile qualsiasi decisione, anche una all'apparenza così semplice come vedere il figlio.

Naturalmente, questo stallo aveva creato un'ulteriore spaccatura in seno al suo rapporto con Diana che, ormai da una settimana, dormiva nel letto di Mark in completa solitudine.

Niente, nessun tipo di giustificazione era servita a farla calmare e, quando la vide uscire sbattendo la porta, non se ne stupì.

In tutta coscienza, sapeva di stare scaricando sul figlio tutto l'odio fin lì raccolto negli anni, ma non riusciva a sbloccare il loop che lo aveva imbrigliato in quella prigione senza sbarre, in quell'incubo a occhi aperti da cui non poteva fuggire.

Ascoltare le parole di conforto dei suoi colleghi, così come degli studenti dei suoi corsi, era solo servito a peggiorare le cose, rendendolo ancora più consapevole della sua limitata percezione dell'altrui dolore.

Era mai possibile che, in tutti quegli anni passati a cercare il proprio nemico, si fosse così inaridito dentro?

In base a come si era comportato durante quell'ultima settimana, sembrava proprio di sì. Non riusciva a muovere un solo passo per sorreggere il figlio in quei pochi metri che lo separavano dalla sua nuova esistenza, e questo lo stava allontanando forse per sempre anche da sua moglie.

Eppure, nonostante fosse consapevole di tutto ciò, non riusciva a scuotersi.

Un bussare discreto alla porta lo strappò a quel lamento mentale e, nell'andare ad aprire, trovò a sorpresa Charlotte sulla porta d'entrata.

Appariva imperscrutabile, esattamente come l'aveva vista durante il combattimento contro l'amarok, e nei suoi occhi non si poteva scorgere nulla, a parte il chiarore ambrato delle iridi.

Le ferite riportate durante il combattimento erano già ampiamente rimarginate – a riprova della loro incredibile forza rigenerativa – eppure, in qualche modo, sembrava provare dolore.

«Posso entrare?» domandò la donna, avanzando senza attendere una risposta.

Donovan si scostò dall'entrata per chiudere la porta alle sue spalle e, nel poggiarvisi contro, domandò torvo: «Il tuo capo ti ha detto di cucirmi la bocca una volta per tutte?»

Charlotte rise irritata, a quel commento sprezzante e, nel volgersi per affrontarlo a muso duro, ringhiò infastidita: «Dovrei proprio farti uno sgarbo simile, anche solo per darti una lezione, ma poi farei soffrire in primis Lucas che, per la puttana, è la migliore guida che mi sia mai capitata di conoscere!»

Lucas. Il suo capobranco. Colui che chiamavano Fenrir. Era mai possibile che quell'uomo avvenente e dalla parlata gentile fosse anche così carismatico da attrarre una simile devozione? A quanto pareva, sì.

Luci del Nord - Seguito di "Claire de Lune" (spin-off Trilogia Werewolves)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora