Capitolo 2

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2.


Aperta la porta di casa dopo aver lasciato gli scarponi nell'anticamera dell'entrata, Mark disse a mezza voce: «Sono tornato.»

Dal salottino che dava sul giardino – proprio a fianco dell'ampia cucina in stile country canadese dell'abitato – giunse la voce di Diana Sullivan-Scott, matrigna di Mark e seconda moglie di Donovan.

La decennale ricerca indefessa di Donovan non aveva minato solo il rapporto con il figlio, ma aveva anche fatto fuggire – letteralmente – la sua prima moglie, e madre di Mark.

Una mattina di dicembre, con l'albero di Natale fatto solo a metà e le decorazioni lasciate disordinatamente sul divano, Adele Cunningham se n'era andata da casa, lasciando solo un misero messaggio a chiosa del suo comportamento.

Invece di andare a prendere il figlio all'uscita da scuola, aveva comprato un biglietto di sola andata per il Texas e non si era più fatta viva – almeno fisicamente – per diversi anni.

Per Mark non era stata affatto una sorpresa. Sua madre si era lamentata fin dall'inizio di quell'andirivieni, apparentemente senza senso, da uno Stato all'altro del nord America. I viaggi ne avevano fiaccato la già labile pazienza e, durante una delle ultime liti avute con il marito, Adele si era dichiarata pentita di aver sposato Donovan solo per amore.

Era ormai chiaro, almeno agli occhi della donna, che lui non l'amasse come aveva millantato, o avrebbe compreso le sue istanze. Donovan aveva replicato in toto alle sue accuse, addossandole la colpa di non sapersi adeguare ai cambiamenti, né di comprendere appieno cosa lo spingesse ad agire.

Le liti si erano protratte per alcuni mesi ancora finché, per l'appunto, Adele era fuggita per raggiungere il Texas e la casa di una sua amica, dichiaratasi disposta ad accoglierla.

Alcuni mesi dopo, all'interno di una capiente busta giallognola, erano giunti i documenti del divorzio, uniti a una lettera per Mark, in cui la donna spiegava al figlio i vari perché del suo gesto.

Il ragazzo aveva badato poco alla cosa – a nove anni, le cose apparivano per lo più in bianco e nero, e sua madre era scappata via da lui, dopotutto, perciò non aveva bisogno di scuse o spiegazioni – e Donovan si era limitato a firmare ogni documento.

Adele non aveva voluto nulla. Neppure Mark, che troppo le avrebbe ricordato l'uomo di cui si era innamorata e che l'aveva fatto soffrire. Aveva chiesto solo indietro la sua libertà.

A Mark non era restato altro che accettare di essere un bambino senza mamma, ritrovandosi in una condizione ancor peggiore rispetto alla precedente, e di cui aveva finito con l'incolpare in gran parte il padre.

L'arrivo di Diana nella loro vita era giunto per caso. Almeno agli occhi di Mark, però, era stato un dono venuto dal cielo per salvarlo dalla follia.

Al compimento dei suoi undici anni, solo e ben più che abituato a esserlo, si era lasciato andare a un gesto di insubordinazione nei confronti del padre e, senza dire nulla, si era recato nel centro commerciale della città in cui si trovavano.

Pur essendo una piccola cittadina, Wichita era pur sempre diversa dal luogo in cui era cresciuto e, dopo l'iniziale soddisfazione per aver disobbedito al padre, erano subentrate l'ansia e la paura di non saper tornare a casa.

Tenendo in mano il suo gelato ormai sciolto, mentre i piedi avanzavano senza meta e senza scopo – percorrendo in tondo il corridoio centrale del Mall – Mark si era ritrovato a fissare con le lacrime agli occhi la dipendente di un negozio di articoli tecnologici.

Luci del Nord - Seguito di "Claire de Lune" (spin-off Trilogia Werewolves)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora