Capitolo 5

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5.


Gli uffici e, più in generale, i luoghi di lavoro, erano lo specchio di coloro che vi lavoravano all'interno, almeno agli occhi di Diana.

Nello specifico, l'ufficio di Devereux Saint Clair poteva essere un buon viatico per conoscere il carattere del suo utilizzatore che, tra le altre cose, era anche il proprietario della ditta per cui, forse, avrebbe lavorato come designer d'interni.

Ordinato e luminoso – ampie vetrate si aprivano sul piazzale dell'azienda – l'ufficio era semplice nelle linee e dai colori tenui, con piccole fotografie di famiglia sulla scrivania e alcuni prospetti di ville appesi ai muri.

La documentazione era ben sistemata in semplici scaffalature di legno tinto di bianco, mentre le sedie per i clienti erano comode e moderne, apparentemente acquistate con il preciso scopo di far stare a proprio agio gli utilizzatori.

Ciò che invece sorprese un poco Diana fu scoprire i gusti dell'uomo per cui avrebbe lavorato da lì in poi, se tutto fosse andato secondo i suoi piani.

Quando lo vide entrare in ufficio con una tazza fumante di cioccolata calda, l'aria compiaciuta e un sorriso di benvenuto stampato sul bel volto, Diana sorrise sorpresa e dichiarò: «La cioccolata non me l'aspettavo, lo ammetto.»

Bloccandosi a metà di un passo, Devereux ammiccò divertito, si affacciò sulla porta dell'ufficio per chiederne una seconda tazza e, nell'accomodarsi dopo averle stretto la mano, dichiarò: «E' un vizio che mi ha passato la mia fidanzata, lo ammetto. Indipendentemente dal caldo o dal freddo, la cioccolata mi piace un sacco. Sono lieto di sapere che piaccia anche a lei.»

«Adoro tutto ciò che è dolce, e infatti devo stare attenta a quanto mangio, per non incorrere in adipe in eccesso o nel diabete» ammise con candore la donna.

«Allora ci capiamo, così come capirà più che bene il mio cliente, visto che ama cucinare e ha richiesto una cucina dalle dimensioni imbarazzanti, che lei dovrà arredare di tutto punto, oltre al resto della casa» ammiccò Devereux, portando Diana a sorridere complice.

Dagli SMS che Chelsey gli aveva mandato soltanto venti minuti addietro, Devereux si era figurato una donna intelligente e piacevole, e non poteva che dare ragione alla figlia. Diana Sullivan-Scott sembrava essere entrambe le cose.

Al momento, però, non poteva occuparsi delle faccende del branco, ma solo di lavoro perciò, mentre Suzanne consegnava a Diana una tazza di cioccolata calda, Dev estrasse il progetto della casa e iniziò a elencarle i vari punti in questione.

La donna annuì più volte, consigliò alcune migliorie da apportare all'impianto elettrico e chiese di poter avere accesso alla segheria per visionare alcuni campioni di legno da usare per le scaffalature.

A tutto ciò, Devereux si ritrovò ad assentire con vigore, trovando le soluzioni ideate da Diana assai innovative e molto adatte al tipo di prodotto finale che avrebbero desiderato raggiungere. Non gli dispiacque per nulla trovarsi così in sintonia con quella donna, anche se dover tenerla d'occhio per conto del branco lo disturbava un po'.

Se poteva lavorare bene e avere a che fare con una persona simpatica, era sempre preferibile. Sperò quindi con tutto il cuore che non dovesse risultare un pericolo per tutti loro, perché gli sarebbe assai spiaciuto doverla considerare una nemica.

Quando infine ogni punto venne vagliato, Devereux le lasciò una copia della planimetria perché potesse usarla per creare i suoi progetti in 3D dopodiché, nel terminare la sua cioccolata, disse con casualità: «Mia figlia mi ha chiamato per dirmi di aver mangiato da lei dei biscotti buonissimi. Temo vorrà la ricetta, visto quanto ne era entusiasta.»

Luci del Nord - Seguito di "Claire de Lune" (spin-off Trilogia Werewolves)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora