8.

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CAMILA'S POV.

Dopo quella che mi sembrò un'eternità, in cui rimasi saldamente avvinghiata a Shawn, il mio angelo custode, che si rese conto che c'era qualcosa che non andava, mandò Dinah Jane a tirarmi fuori anche da quella situazione.

"Sono felice che vi stiate divertendo, ma ora avrei bisogno della mia Chancho, scusa Mendes" sentii una voce dietro di me che mi strappò dalle mani dell'alto ragazzo che avevo ancora davanti.

"Dinah, ma che..."

Dinah mi prese per un braccio e, senza lasciarmi il tempo di scusarmi con Shawn, mi trascinò verso l'entrata della casa. Ci lasciammo alle spalle la musica e le voci acute dei nostri amici, per poi entrare e dirigerci verso il bagno. Lì dentro il rumore era ovattato, l'ideale per parlare senza essere disturbate.

"Che cosa sta succedendo?" mi chiese lei con tono fermo e uno sguardo inquisitore che non prometteva nulla di buono.

La guardai confusa, sperando invano che non si riferisse a ciò che temevo: "Che cosa intendi, DJ?" le chiesi scrollando le spalle.

"Andiamo, sai benissimo che cosa intendo!" sbottò adirata lei. "Mi riferisco al fatto che, anche se lui è tanto cieco da non accorgersene, tu questa sera non sei felice! Non sei te stessa, Camila!"

Dinah mi conosceva, altroché se mi conosceva. La mia corazza cominciava lentamente a sgretolarsi davanti a lei. Nel suo sguardo potevo notare il suo ardente desiderio di capirmi. I suoi occhi mi sembravano urlarmi: 'Lo sai che io sono sempre dalla tua parte'.

"Io sono me stessa." sussurrai debole, in modo poco convincente.

"Sì, e io sono il signor Barack Obama. Per piacere Mila, non mi mentire."

Mi lasciai sfuggire un sospiro, ma non abbandonai le mie argomentazioni. "Davvero, io...sto solo cercando di capire se mi piace o no, lo conosco ancora da poco".

"Li ho guardati i tuoi occhi questa sera, lo sai? Sai com'è, dopo quattro anni capisco quando mia sorella sta bene e quando no."

Mia sorella. Quelle due parole mi fecero un certo effetto. Dinah per me era sempre stata come una sorella, lei c'era sempre stata incondizionatamente per me come io per lei, ma non le avevo nemmeno detto ciò che era successo con Lauren quello stesso giorno. Avrei dovuto? La verità era che me ne vergognavo. I miei genitori invasero i miei pensieri una nuova volta a distanza di pochi giorni.

"Mila..." insistette lei. Per tutta risposta, io sospirai di nuovo.

"Ma lui è un bel ragazzo, atletico, brillante, dolce! Non se ne trovano di ragazzi così, per quale motivo non può essere tutto semplice? Per quale motivo lui non riesce a farmi impazzire come impazziscono per lui tutte le ragazze della nostra età?" sbottai io qualche secondo dopo, lasciando che una lacrima mi rigasse il volto. Della corazza ora rimanevano solo i frammenti a terra.

Dinah accennò un dolce sorriso, mentre la sua mano mi sfiorò una spalla come a darmi forza. "Non possiamo costringerci a farci piacere qualcuno che non ci fa provare nulla. E poi, se lo vuoi sapere sinceramente, nemmeno a me piace Shawn. è troppo ordinario, troppo perfettino. Dov'è il divertimento in una persona comune?" mi strizzò l'occhio lei.

"Ma come fai a dirlo? è una persona perfettamente normale, e a me la normalità piace!"

"Certo, si è notato questa sera" scosse la testa lei, alzando gli occhi al cielo. "Mila, non fingere di essere qualcuno che non sei. Sii te stessa, è la cosa più bella che una persona possa fare." Avvicinò il suo polpastrello alla mia guancia ed asciugò la lacrima che mi era caduta poco prima, poi mi si strinse tra le braccia provocandomi una meravigliosa sensazione di protezione.

Bella Come il Mare || LGBTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora