NICCOLÒ COLEMAN.

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CAPITOLO 1.
Niccolo's pov.

CONTEA DI MONTEREY, SETTEMBRE 2019.

Ho passato anni ad immaginare di essere qui. Non avrei proprio scelto la contea di Yellowstone come meta per lo scambio ma se non altro sono in America e posso ricominciare da capo. Ho combattuto per due mesi contro i miei disturbi alimentari. Ho lottato ed eccomi qui con una ventina di kili in più addosso e un lieve accenno di muscoli. Non credevo che ci sarei arrivato. Quando ero lì odiavo il cibo ma nell'esatto momento in cui realizzi di non avere chances, ti arrangi e ti aggrappi a qualunque cosa. Ho cominciato a pensare che se mi fossi fatto forza ne sarei uscito trionfante ed avrei avuto la vita che ho sempre desiderato. È stato così. « Niccolò, it's Malcom here. Dinner is ready! » È divertente pensare che le cose siano cambiate di rado e che io nemmeno me ne sia accorto. È settembre inoltrato ormai ed ho detto addio a Roma. Ho incontrato la mia host-family e domani inizierò il mio percorso scolastico negli States. Malcom, colui che mi ha chiamato per la cena, è il mio fratellastro. Sembra un ragazzo a posto con una vita apparentemente normale e semplice. « I'm coming man! » gli urlo dal piano di sopra. Il loro accento è differente da quello che ho sempre sentito nelle interviste o nelle serie tv in lingua originale ma non mi pare così complicato da capire. « Andiamo, devi entrare » litigo con il jeans che deduco mi stia un po' stretto sui fianchi. Si sono un po' modellati dall'ultima volta. Ora sono più stretti e compatti. Dopo averci imprecato contro finalmente riesco a chiudere il bottone, mi infilo una felpa senza cappuccio e scendo al piano di sotto a piedi nudi. Sono tutti quanti a tavola, seduti e in attesa. La donna dai capelli rossi e dalla carnagione chiara è la mia host-mum e sembra essere uno spasso. È ancora molto giovane. È rimasta incinta di Malcom a ventiquattro anni o almeno questo mi pare di aver capito dopo aver sottratto la sua età a quella di Angie. Prendo posto accanto a lei e mi limito a stare in silenzio. Sono ancora avvolto dal velo della timidezza per dire o fare qualcosa come se fossi a casa mia. « Have a nice dinner » raccomanda Malcom e tutti ringraziamo. A capitanare la tavola ci pensa Zac, suo fratello maggiore. Generalmente studia lontano da casa, ad Harvard university con precisione, ma poiché i corsi non sono ancora iniziati ne ha approfittato per stare con la famiglia. Il signor Coleman è venuto a mancare lo stesso anno in cui Malcom ha iniziato il liceo e da allora, così mi ha detto lui, le cose in casa non sono più le stesse. Sembra stupido ma per colmare la sua assenza, considerando che Angie si lamentasse costantemente di quanto vuota fosse la proprietà senza di lui, Zac li ha inseriti in un programma di scambio. È per questo che non vorrei mai deluderli. « It tastes good Angie » affermo. Per cena abbiamo branzino scottato con contorno di insalata di pomodori. Ho pregato affinché trovassi qualcuno che sapesse cucinare ed a quanto pare, le mie preghiere sono state ascoltate. C'è una cosa da sapere, una sulle quali Malcom mi ha da subito messo in guardia. Zac è stato adottato poco prima che la signora Coleman scoprisse di essere in gravidanza di lui. La regola è che non devo mai, nemmeno per errore, parlarne davanti a Zac. È ancora un po' sotto pressione per questa situazione. Malcom mi ha spiegato che Angie e Chase avevano provato più volte ad avere un bambino ma che per delle complicazioni non era stato possibile. Per questo motivo si sono rivolti ad un centro adozione e dopo qualche mese e qualche assegno profumato, hanno avuto Zac tra le loro braccia. Non sapevano che insieme a Zac qualcosa nell'utero della signora Coleman stesse crescendo. Il cibo è accompagnato da qualche risata e dalle voci dei conduttori televisivi di un gioco a premi. Angie ne va pazza. Passa metà delle sue giornate a guardarli e a ridere sul divano in salotto. La casa è molto bella ed accogliente. Un po' dispersiva ma nel complesso è anche in un buon quartiere, perciò è di mio gusto. Quando finiamo di cenare aiuto i ragazzi a sparecchiare e poi facciamo a turno per chi debba pulire ed asciugare i piatti. Oggi tocca a Malcom lavare e alla signora Coleman asciugare, domani a me e a Zac, il che è un buon compromesso. Fuori il sole sta iniziando a calare e mi viene in mente che a Roma probabilmente ancora neppure hanno pensato a cosa preparare per colazione. Lockwood non ho ancora avuto modo di poterla visitare per bene ma di questo si occuperanno i ragazzi e magari, se mai riuscirò a stringere amicizia con qualcuno al liceo, potrò farmi accompagnare da un amico o da una amica. Nel frattempo al mio arrivo, circa una settimana fa, mi si sono anche presentati i vicini che si sono scusati per l'assenza del loro Messy Boy che era uscito a farsi un giro nei dintorni dell'isolato. Ora che ci rifletto su non so neppure come sia fatto. Non lo vedo quasi mai. Neppure dalla finestra di camera mia che da sul loro giardino e questo mi fa pensare che sia un tipo che ama i suoi spazi e i suoi spazi soltanto. « What are you thinking about? » mi sorride Zac mentre mi passa davanti vedendomi assorto nei miei pensieri. Scuoto la testa e stringo le spalle. « Nothing in particular » ricambio. Abituatevi a questo genere di conversazioni.

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