LIVING FOR THE THRILL OF IT.

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CAPITOLO 7.
Niccolò's pov.

« Siamo a quarta ora. Andiamo? » domanda.
« Conosci i patti. Attieniti. »
« Ci proverò. » si mette in piedi ed io anche. Nel mentre che la classe è invasa dal trambusto del cambio dell'ora io e Federico ci dirigiamo verso la biblioteca che per quel che mi riguarda, non so neppure in quale ala dell'istituto sia. « Te sai di già dove sta? »
« Ala ovest della scuola. Sono venuto a farci visita poco prima che iniziassero le lezioni. » Superiamo un corridoio con degli armadietti blu posti in entrambi i lati e ci dirigiamo verso una grande porta a due ante battenti. Una volta attraversata ci ritroviamo in un altro corridoio molto illuminato anch'esso dalla luce prorompente del sole e lo percorriamo fino a che non siamo di fronte ad un bivio. Destra o sinistra? Federico non ci pensa troppo e svolta a destra e così, senza dire una parola, lo seguo a passi silenziosi ma svelti. « Ti hanno tagliato la lingua? »
« No. Che io sappia è ancora nella mia bocca. »
« E come mai non parli? Parli sempre. »
« Mi scoccia parlare. Mi godo il viaggetto. »
« Passeggiare per i corridoi è un viaggetto? »
« Sto esplorando, Federico. Sta' zitto. »
« Io ho già esplorato e non mi serve farlo ancora. »
« Fa' come ti pare. » alzo le spalle ma lui non mi vede perché è troppo impegnato ad avanzare dandomi la schiena. I pantaloni nel momento in cui stende la gamba per incalzare un passo gli si attillano contro mentre la camicia è impegnata a marcargli la schiena solo quando un braccio, accidentalmente, si muove in avanti contraendosi per poi tornare indietro rilassandosi. « Da questa parte. » svolta a sinistra. È stranamente rilassato. Come se tutta la tensione che avesse accumulato durante le ore di lezione, con questa breve passeggiata, se ne stesse completamente andando.
« Eccoci qua. » dice soddisfatto portandosi una mano sul fianco destro e voltandosi a guardarmi.
« Entriamo? » domando.
« Di certo non stiamo fuori. » ride. Scuoto la testa in segno di disapprovazione nei confronti della sua ironia, poi sorrido e lo sorpasso aprendo la porta che ci separa dagli scaffali colmi di libri. Se non fosse che la porta che apro non è quella della biblioteca e sono piombato in un'aula piena zeppa di occhi attenti che mi guardano. « Something needed? » chiede una signora alla cattedra che io guardo con sguardo di pietra. « Nope, sorry. » rivolgo una occhiataccia lesta a Federico che trattiene le risate con fatica. Lo aveva fatto di proposito. Furfante crudele! Sento il cuore battermi forte, talmente tanto che inizio a sudare dalle mani che altro non faccio che stropicciarle con violenza quasi fosse colpa loro. « Sei un maledetto...» ma mi ferma piegandosi in due dalle risate. Non so se essere stupito per il fatto che stia ridendo per prendersi gioco di me o essere arrabbiato per questo brutto tiro.
« Non è colpa mia se hai sbagliato porta! »
« C'è solo una dannata porta qui! » urlo.
« No, ti sbagli. » continua sovrastato dalle risate « Quella, è quella la porta della biblioteca. »
La guardo alle sue spalle. Non l'avevo neppure vista e oramai, per abitudine, gli ho scaricato una colpa che non gli appartiene. Mi chiedo come si senta ad essere sempre messo in dubbio. Sono del parere che non lo diverte ma è così bravo a mascherare la delusione che ci ride pure su. « Non intendevo darti la colpa. » farnetico.
« In realtà sì. Ma non preoccuparti. »
« Dico sul serio. Mi spiace. »
« Togliti quell'espressione compassionevole dalla faccia. Con me non ce n'è bisogno. » si passa la lingua tra le labbra e poi mi fa cenno con la testa di entrare in biblioteca.

Lo seguo e questa volta, per evitare di mettermi in imbarazzo, lascio che faccia tutto lui. Conosce l'ambiente e sembra anche che l'abbia visitato da cima a fondo, mentre io sarei in grado di perdermi tra questi immensi corridoi, persino con una mappa.

« Che te ne pare? Un bel posto, no? »
« Per chi è amante della lettura, è come essere giunti in Paradiso. In caso contrario, è semplicemente una catasta poco elegante di libri. » affermo guardandomi intorno, mentre lui si siede in una delle poltrone poste davanti ad uno scaffale.

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