LET'S FIGHT, NICCOLÒ.

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CAPITOLO 12.

3o Ottobre.

Valerio's pov.

La lezione che Costa ha preparato per noi oggi mi appassiona. Stiamo affrontando il tema della guerra e dei poeti ermetici di questa epoca, perciò, essendo i miei preferiti, non rischio di sviare l'attenzione.
Ludovica questo pomeriggio mi ha inviato da lei, da una festa. Una cosa di pochi, così ha detto.
Lo scorso mese abbiamo ricordato Emanuele ed ho dovuto spiegare a Nike cosa fosse successo. Non le ho ancora parlato di Niccolò, tantomeno dei messaggi che gli ho inviato e per cui mi sento terribilmente in colpa.

Ho cercato di discuterne con Ludovica, ma è spesso impegnata in opere di volontariato. Non ricordo di cosa si occupa di preciso, ma se la mente non mi tradisce sul più bello, assiste la gente durante gli incidenti ed anche durante il tragitto in ambulanza.
Ha cominciato dopo la morte di Emanuele e da allora non ha mai smesso. Quando ne parla, dice che è quasi terapeutico sapere di poter salvare la vita a qualcuno ma che, nonostante questo, non si considera di certo un medico.

I capelli le sono ricresciuti. Per meglio dire, ha deciso che fosse meglio lasciarli allungare un po' per poi tornare a quel suo tipico caschetto.
In quanto alla pallavolo, ci ha rinunciato. Non riuscirebbe a congiungere entrambe le cose e di conseguenza, si è trovata davanti ad un bivio che l'ha portata ad una scelta chiara ma sofferta.

« Approfondiremo la vita di Cesare Pavese in un secondo momento, ragazzi. Preferisco concentrarmi sulle sue opere che costituiscono un importante patrimonio per la poesia ermetica, insieme ad altri autori come Ungaretti, Saba e Montale. » dice il professore mentre si sposta da una parte all'altra della stanza con tutti gli occhi addosso.

Io aggiungerei anche Primo Levi alla collezione, ma è probabile che l'abbia tralasciato perché si tratta del poeta di cui si parla maggiormente durante le lezioni sulla corrente dell'Ermetismo. Nike prende appunti voracemente su quel suo quadernetto ed io la osservo mentre con la matita traccia dei lunghi periodi ricchi di lettere e congiunzioni.

Quando la campanella scandisce il termine dell'ora, mi sposto in corridoio e richiamo a me Ludovica. E penso che sia giusto che lei lo sappia, che ho scritto a Niccolò, anche se allo stesso tempo credo che qualcuno gliene abbia già parlato abbondantemente.

« Dimmi tutto. » sposta un capello dietro l'orecchio.
« Credo che tu sappia di cosa io voglia parlarti. »
« Potrebbe letteralmente essere la qualunque. »
« Hai ragione effettivamente. » rigiro i pollici.
« Andiamo poco più di cinque minuti prima che la professoressa Tardino arrivi in classe. Sii rapido. »
« Ho scritto a Niccolò. Non ero in me. »
« Oh sì, me ne ha parlato. È successo quasi un mese fa, come mai me ne parli soltanto adesso? »
« Perché devo togliermi questo peso. Sto con Nike adesso e lei non sa di me e lui, perciò temo che, se lo scoprisse da qualcuno che non sono io, potrebbe finire davvero molto male. » sospiro.

« Quindi hai paura di questo? »
« Anche. Ma il punto non è questo. »
« E quale sarebbe? »
« Sarebbe che gli ho scritto. Ho detto lui che mi manca ed ora mi sento un traditore. »
« Non sei un traditore. Non l'hai mica baciato. »
« Ci sono vari modi per tradire qualcuno. »
« Continuo a credere che questo non sia tradire. »
« Neanche con il pensiero? Sei sicura? » domando.
« Sì. Credo tuttavia che dovresti dirlo a Nike. »
« E cosa le dico? Che stavo con un ragazzo? »

« Sì. Fondamentalmente è la verità. » stringe le spalle e poi guarda dietro di me.
« Cosa stai guardando? »
« Nulla. Sta' tranquillo. »
« Temo che lei non possa reagire bene. » dico.
« In quel caso, vuol dire che non ci tiene davvero. »
« È troppo facile a dirsi. »
« No. In realtà la soluzione ce l'hai chiara e lampante davanti a te, ma ti rifiuti di accettarla. »
« Intendi dire che glielo dirai tu? »
« No, demente. Intendo dire che dovresti fartene carico e parlargliene. » ridacchia.

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