COME ANY CLOSER, VALERIO.

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CAPITOLO 29.
Niccolo's pov.

Lo guardo giacere accanto a me nel silenzio della notte e gli accarezzo piano i capelli. Valerio dorme ed è l'unico momento in cui posso osservare il suo volto sereno e privo di alcuna preoccupazione. La mascella serrata dolcemente, la braccia che mi cingono i fianchi, la faccia ammaccata contro il cuscino e le sue gambe accanto alle mie. Avverto fievole il suo respiro sulla mia pelle e vorrei che i suoi polmoni respirassero l'eternità. Vorrei poter pensare che siamo destinati a vivere per sempre. Profuma di pulito e mi rilassa. Ho paura per lui e per noi perché so che adesso che lui sa, non saremo più al sicuro e non avremo riparo da qualunque cosa farà Costa. Ed io non voglio che Valerio si cacci in qualche disastro perché mi basta essergli accanto. Non voglio affrontare un processo e non voglio gli occhi e la compassione di nessuno addosso. Credo che sarebbe un peso troppo grande sulle mie spalle ed io son sicuro questa volta di non poterlo sostenere. No, neanche se Valerio se ne facesse carico.  Ma io e lui non la pensiamo allo stesso modo e so che farà l'impossibile pur di mandarlo in prigione. Non gli importa che questa bomba potrebbe esplodergli in mano. Non se c'è di mezzo il mio star bene. Ed è così bello quando dorme. Sembra un bambino nonostante la barba e domani diventerà un adulto. Valerio compirà i suoi diciotto anni. Sorrido se penso che siamo stati amanti acerbi e che adesso saremo amanti maturi e lui apre gli occhi. Mi guarda come se non fossi reale e poi mi stringe di colpo. È spaventato che io possa andarmene e sparire nel buio ed io lo capisco. Non mi fiderei neanch'io, ma il bello sta proprio in questo. Perché un tempo lo avrei odiato per avermi messo in dubbio ed adesso invece mi assumo le mie responsabilità e lo comprendo. Sono qui, gli sussurro. Si stringe al mio petto ed io gli bacio la fronte velata di sudore.
« Ho sognato che eri via. Che te ne eri andato un'altra volta ed è stato così reale che per un attimo ho temuto il peggio. Perdonami. » sussurra ed io scuoto la testa continuando ad accarezzargli i capelli.
« Sta' tranquillo. Non voglio che tu mi chieda perdono per qualcosa di cui ho la piena colpa. Non me ne vado e non me ne andrò perché non voglio più stare senza di te. » deglutisco « E non mi interessa se sembrerò drammatico ma io non posso esistere se tu non lo fai insieme a me. » È caldo e mi riscalda. Il tepore della sua pelle è simile alla brezza marina di un giorno di luglio sulle coste della Sicilia. Ed i suoi boccoli dorati e nascosti nell'ombra ora mi ricordano il sole che dorme alle spalle della luna. Con le mani cinge la mia schiena e mi coccola dolcemente. Una coccola che fa sembrare insignificante che abbiamo fatto l'amore poco fa. Una coccola che mi dice Tu Mi Hai Fatto Star Male Ma Porgerò L'Altra Guancia e che profuma di shampoo all'albicocca e dopobarba. Lo vedo così piccolo tra le mie braccia che quasi mi chiedo come abbia potuto aspettarmi per tutto questo tempo. Al suo posto mi sarei rassegnato di essere ad un punto di non ritorno ed avrei percorso vie tutt'altro che scomode. Perché io sono un peso per lui ed anche se è troppo cocciuto per ammetterlo, sono la causa del suo stare male. Io ho ridotto Valerio nello stato in cui versa e farò tutto ciò che posso per rivederlo felice. Sarò le certezze che gli ho negato per tutto questo tempo ed anche la colla che ci terrà insieme finché il destino vorrà. E se mai capisse che gli ho reso la vita un inferno accetterò di lasciare che vada e lo osserverò svanire dolce nei miei ricordi. Che poi non mi dimenticherei mai di lui. Lo ritroverei in ogni angolo di Roma e persino nel mio letto nelle giornate di pioggia. Mi chiedete se mi basterebbe? La risposta è più che ovvia: no. Ma me lo meriterei e non potrei dire nulla a mia discolpa. Se Ami Qualcuno Come Dici Devi Lasciarlo Andare. È così che dicono i filosofi.
« A cosa pensi, Niccolò? » mi domanda « Lo sento che stai pensando. Non mentirmi. » sorride.
« Penso a noi. A ciò che siamo e a ciò che saremo. Penso a me che ti ho fatto soffrire e penso a te che mi hai aspettato in silenzio. Mai pretenzioso ma puramente fedele e cordiale. Non ti merito. »
« Neanche tu meritavi ciò che ti è successo. Ti prego, smetti di colpevolizzarti. » mi risponde calmo.
Poi lo guardo ricadere in un sonno profondo ed aspetto la mattina. Sono stato vigile tutta la notte.

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