DO NOT LET IT GO, NICCOLÒ.

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CAPITOLO 15.
Niccolo's pov.

Sono sudato. Mi agito vivacemente tra le lenzuola mentre le sento avvinghiarsi al mio corpo umido in un contatto che mai come ora ho odiato.
Non riesco a dire nulla perché lui mi tappa la bocca con quelle due grosse mani ruvide. Ha un ghigno agghiacciante mentre stringe saldamente i miei fianchi ossuti e con i suoi mi sfiora i glutei arrossati.
Non mi lascia scampo ed il dolore mi strappa via il fiato dai polmoni. Sento le lacrime descrivere il perimetro dei miei zigomi e le urla strozzate da quel corpo pesante mandarmi in fiamme la gola.

I suoi movimenti tardano ad arrestarsi ed io mi sento così violato che preferirei essere rimasto ucciso quel giorno. Quando viene dentro di me, sembra soddisfatto ed il suo respiro è affannato, mentre il suo volto giace sul mio petto freddo, nudo e coperto di lividi violacei per la violenza della sua stretta.
Poi mi trovo a terra accanto alla stufa e lui mi oltrepassa con un lungo passo lasciandomi agonizzante sulla moquette. Sono stato la sua prostituta ed è stato terribilmente macabro, così tanto che ho congetturato di tagliarmi i polsi.

« Niccolò, tutto bene? Svegliati. » mi sussurra qualcuno con la voce tremante « Riesci a sentire quello che ho detto? Svegliati, è un incubo! »

Quando apro gli occhi ritrovo Federico intento ad osservarmi con gli occhi colmi di paura. Mi tocco la fronte umida e sposto via le lenzuola bagnate.
Grondo di sudore da tutto il corpo e a giudicare da come lui mi stia guardando, devo aver anche urlato.

« Va tutto bene. Sta' tranquillo, mi succede spesso, sto bene, Federico. » dico mentre mi stringe al suo petto e mi accarezza i capelli silenziosamente.

Entrambi non diciamo nulla. Ce ne stiamo abbracciati nel silenzio di una mattina soleggiata, con la consapevolezza che ciò che mi succede è in grado di impressionare chiunque mi stia accanto.
Non volevo andasse così. Tantomeno mi aspettavo che gli incubi si ripresentassero con questa frequenza, soprattutto in periodi così felici.
Sento il suo profumo delicato misto ad un calore fastidioso. Ma non mi importa molto, mi piace stargli attaccato, nonostante mi aspettavo che accadesse in un modo diverso da questo.

« Ti prendo un bicchiere d'acqua? » chiede.
« Sì, per favore. » deglutisco piano.

In un nano secondo si presenta di nuovo al mio capezzale e me lo porge. È preoccupato per me, così come lo è per le risposte che potrei dare alle domande che vorrebbe pormi.

« Va un po' meglio? » si avvicina.
« Sì, credo. G-grazie. » mi poggio alla sua spalla.

Sento dei passi fuori dalla nostra porta e quando la porta si spalanca noto una donna bassa e un tantino goffa che sposta lo sguardo da Federico a me. Lui non si scompone, neanche quando lei si avvicina.

« È la mia host-mum, non preoccuparti. »

Mi presento a lei che fa la stessa cosa, poi parla un po' con Federico e termina scomparendo infondo al corridoio. Ha chiesto se adesso stessimo insieme e lui non ha saputo darle una vera risposta, perciò ha preferito cacciarla ancor prima che potesse chiedergli dell'altro che lo imbarazzasse.

« Lei sa di me da quando sono arrivato qui. È stata carina e disponibile, soprattutto quando mi sono reso conto del fatto che tu mi piacessi, Niccolò. »
« È stata lei a spingerti a fare questo passo? »
« Mi ha dato una mano. Mi ha anche spiegato, con un lungo discorso, che essere scontrosi non aiuta a conquistare qualcuno, quanto invece ad allontanarlo.
E per un po' ho rischiato di farmi odiare da te, anche se ammetto che, notando quanto infondo volessi andare per conoscermi, ho usato quest'arma a mio favore. Ti faccio le mie scuse più sincere. » sorride.

« Ringrazia che sono cocciuto. »
« Mi sei stato sotto come un treno. Ti si leggeva in faccia, ammettilo. » ridacchia divertito.
« Ho solo pensato che fossi interessante, tutto qui. Non montarti la testa! » rido anch'io.
« E lo sono? »
« Non ne ho idea. Sorprendimi. »
« Cosa dovrei fare? »
« Se te lo dicessi io, non mi sorprenderesti. »
« Hai ragione. Mi impegnerò. » stringe le spalle.

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