IS IT BETTER TO DARE OR TO LOSE?

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CAPITOLO 8.
Valerio's pov.

È calato il buio ormai. Questa sera sono da solo a casa mia, perché Nike è stata richiesta da suo padre per una importante cena assieme alla sua nuova compagna e a sua figlia, Clotilde.
Non passavo così tanto tempo da solo tra le mura di casa, da quando stavo con Niccolò. Era diventata una routine essere in solitudine, però la consapevolezza di vederci il giorno dopo o di scriverci tutta la notte, mi teneva arzillo.

In questo momento sono spiaggiato a pancia in su sul divano ed osservo il soffitto, mentre i capelli ricci si riversano sullo schienale. A volte mi pento di averli tinti di nero, altre invece mi osservo allo specchio e mi ripeto che sono degno delle passerelle di Milano o di Parigi.

È un lato negativo del mio carattere, lo so per certo, ma il punto è che, oltre a costituire un fastidio per chiunque mi viva nel quotidiano, mi causa ancora degli sbalzi d'umore esaustivi. Ho pensato di essere bipolare almeno un migliaio di volte e di argomenti per avvalorare la mia tesi, ne ho abbastanza.

Stilerei una lista accurata di tutte le volte in cui Nike è testimone dei miei momenti no che, stando a quel che diceva la mia psicologa, in un ragazzo adolescente sono all'ordine del giorno. Anche se fosse così, si tratta di una mezza verità, perché è inaccettabile ostentare verso chiunque mi capiti a tiro affinché mi dica che è tutto nella mia testa.

Se non fossi troppo pigro per stendere la mano ed afferrare il telefono sull'altro lato del divano, inviterei Marco ed Antonio, così potremmo passare una bella serata guardando un film o semplicemente fumando e ridendo un po'. Il coach dice che non dovremmo fumare, perché rischiamo di soffocare la nostra resistenza respiratoria in partita, con conseguente asma e fatica.

Il punto è che da quando Niccolò se ne è andato via, io non ho mai smesso di dedicargli i migliori mozziconi di sigaretta che non ho fumato mentre mi sentivo in pace con il mondo, poiché lui era accanto a me, sempre, in ogni istante della mia giornata.

Nike mi appaga, mi piace e sto bene con lei. E so che sembra crudele da dire, ma non sarà mai paragonabile a Niccolò, perché lui è stato sia la persona migliore che mi fosse capitata, sia anche quella peggiore che potessi mai incontrare.
Sono sicuro che se la starà spassando con qualcuno che ritiene migliore di me, mentre io qui, sono in prigionia anche se dovrei sentirmi libero. Mi sento così vuoto che è come se dentro il mio petto, si stia accrescendo lo spazio e che qui, vaghino indisturbati i pianeti con gli annessi sistemi solari.

Sarò anche troppo introspettivo quando si parla delle mie situazioni, ma è così che ultimamente stanno andando le cose. È come se fossi tornato in porto ed avessi dimenticato di attraccare la nave, perciò questa va alla deriva fino a quando non affonda in tutta la sua pesantezza.
Sono un battello che si frantuma contro uno scoglio.

Ti scriverei, ma non lo meriti.
Questo sono io, che provo a non mancarmi di rispetto ancora una volta, perché se mai cedessi, ti darei un pretesto per distruggere tutti i pezzi che sono riuscito ad incollare poco per volta. Vorrei che mi vedessi e che ti rendessi conto di quanto, nonostante io abbia tutto quello che mi serve, mi sento così terribilmente spaiato in un mondo in cui tutto è formato doppio.

Probabilmente ti picchierei, però poi finirei per piangere e scusarmi per averti fatto male, perché io non te ne farei mai, neppure se tu lo meritassi.

Mi domando se parlarne con Nike, si rivelerebbe una perfetta soluzione per smettere di permettermi di concederti di attraversarmi la testa tutti i giorni. Se fossi sicuro che capirebbe, glielo direi senza troppo girarci intorno, ma se così non dovesse essere, finirei per perdere una persona a cui tengo.
Non so neanche cosa mi stia prendendo. Io che non ho mai avuto paura di stare da solo, adesso cerco disperatamente qualcuno a cui reggermi in momenti di sconfortante tristezza.

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