The Show Must Go On

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Scrutò la sua figura allo specchio, sistemando il bavero rosso sgargiante della giacca e il cilindro nero sulla testa, senza dimenticare di dare una lisciata ai baffetti.
Uscito dalla sua tenda, venne immediatamente inghiottito nel caos mattutino che governava l'accampamento, beandosi della vista del tendone montato appena il giorno prima.
«Oh, Hizashi!» La voce dell'amico lo catturò da poco lontano, sorridente ed entusiasta come al solito; lo salutò, facendosi seguire attraverso quel labirinto proprio verso il tendone principale.
«Ti ho trovato qualcuno di eccezionale per il numero principale!» Era felice come pochi: ai suoi inizi spesso si era fatto trascinare da quell'entusiasmo (e anzi, capitava che succedesse ancora, più di frequente di quanto volesse ammettere); spesso peròquello che Oboro gli proponeva era... beh, non così spettacolare come pensava.

«Certo, come l'uomo più forte del mondo?» Disse, indicando un omino smilzo e magrolino, seppur alto, dalla capigliatura color grano.
«Ehi, non è colpa mia! Era l'uomo più forte del mondo!» Sogghignò al suo tono, lasciando che l'amico offeso continuasse a seguirlo.
«Devo incominciare a preparare lo spettacolo per stasera, quindi: cos'hai per...» Fu in quel momento che lo vide: un uomo dai capelli corvini, pantaloni attillati e una semplice canotta bianca, vicino a una delle funi del tendone.
«...me?»
Appena la sua mano ebbe sfiorato la corda il suo corpo si tese, assumendo una postura eretta ed elegante; stentò a trattenere la sorpresa quando la fune lo tirò all'improvviso verso l'alto, fermandosi poi in modo che l'uomo rimanesse appeso a mezz'aria solo con un braccio.
Lo osservò vorticare, legarsi e slegarsi, cadendo ma fermandosi sempre quel tanto che bastava per non toccare terra.

Una voce femminile catturò l'attenzione sia sua sia del corvino che, ancora più agilmente, si dondolò fino a una dei pilastri portanti e afferrò una piccola sbarra legata a delle funi.
«Sapendo del loro arrivo li ho fatti montare ieri sera...» Oboro gli sussurrò all'orecchio, ma lui era troppo rapito per dargli ascolto.
La donna che aveva parlato poco prima comparve sul pilastro opposto e, ad un cenno minimo, i due si lanciarono nel vuoto, creando delle figure e delle evoluzioni che mai avrebbe pensato di poter vedere.
Lasciò che i suoi piedi lo guidassero fino al centro del cerchio, senza distogliere lo sguardo una sola volta; loro non si accorsero minimamente di lui, almeno non fino a quando, avvinghiati e incastrati alla perfezione, si erano calati fino a terra.
Solo allora aveva percepito il loro fiato pesante e i muscoli tesi, e loro si erano accorti di lui.
«Oh, lei deve essere il proprietario del circo... Ci scusi, ci stavamo solo scaldando.» La ragazza, corvina e con un fisico mozzafiato, gli tese la mano.
«Non ci aspettavamo che venisse così presto.» Finalmente poté sentire la sua voce. Un po' scorbutica e distante, ma profonda e calda.

«Siamo Nemuri Kayama e Aizawa Shota, il tuo amico ci ha ingaggiati pochi giorni fa.» Indicò il celeste, che aveva letteralmente gli occhi a cuoricino per l'esibizione: decantò la sua bravura nello scovare talenti, entusiasta di aver portato i due trapezisti al loro spettacolo.
In quel momento fece il suo ingresso un ragazzino, poco più che tredicenne probabilmente, capelli viola e un paio di borse alla mano.
«Lui è Hitoshi Shinso, mio allievo.» Fece una pausa, giusto per fissare i suoi occhi neri sullo sguardo poco convinto del padrone di casa. «Spero non sia un problema.» Il giovanotto fece un piccolo inchino, avvicinandosi ancora di più poi al fianco del maestro dallo sguardo serio.
Era una bocca in più da sfamare, ma se era il prezzo per avere quei due nel suo spettacolo... Sospirò, facendo un cenno della mano.
«Beh, benvenuti a tutti e tre. Immagino mi conosciate: sono Hizashi Yamada e questo è il mio circo» Allargò le mani e le braccia, come a voler presentare la sua creatura.

Dopo poche altre parole li portò all'esterno, presentandoli al resto della compagnia e mostrandogli quella che sarebbe stata la loro tenda; lasciò che si sistemassero, insistette però che partecipassero alla prima riunione per rivedere lo show in vista della stagione.
Fu più complicato del previsto (soprattutto con il pazzo ragazzino mangiafuoco) ma riuscì a mettere tutti d'accordo e a stilare una scaletta provvisoria: avevano poco tempo e il primo spettacolo si sarebbe tenuto solo ad paio di sere.

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