Le urla degli altri bambini, che già normalmente trovava così fastidiose, ora lo stavano irritando sul serio; era sicuro che fosse per tutto quel baccano se Emi non riusciva a sentirlo urlare il suo nome.
Ne era certo.
«Ehi kiddo, tutto bene?» Una mano gli si poggiò sulla spalla all'improvviso. Scosso e sorpreso, si rannicchiò a terra, tenendo la testa tra le mani.
«Oh sorry! Scusa non volevo spaventarti piccolo... Stai bene?» Lo sentì accovacciarsi vicino a lui, vide pure la sua ombra, accanto alla sua, farsi più spessa e più vicina.«N-non posso parlare con gli sconosciuti...» L'uomo rise, poi fece qualche goffo passo, sempre chino per terra; quando gli fu davanti ruotò appena il viso, facendo in modo che i loro occhi si incrociassero.
Appena vide quel sorriso, quegli occhi verdi e quei capelli biondi così lunghi sgranò lo sguardo, incredulo.
«Present Mic!» Lui si mise l'indice sulla bocca, sussurrando uno "Shh" appena udibile, non smettendo di sorridere.«Sei un fan eh? Non urlare troppo, sennò non ne esco vivo!» Pian piano iniziò ad alzarsi, mettendosi al livello dell'uomo; con il pollice e l'indice poi fece come se la sua bocca fosse una zip, promettendo il silenzio.
«Good boy. Allora, perché te ne stavi qui, chino chino, a borbottare?» Si sedette definitivamente per terra, continuando a guardarlo con quegli occhi magnetici.
"Borbottare?" Per questo nessuno lo aveva sentito?«M-mi sono perso...»
La mano dell'uomo gli scompigliò i capelli, facendogli ricadere le ciocche violacee davanti agli occhi.
«Come ti chiami?»
«Hitoshi...» Aveva smesso di balbettare, mentre la sua voce iniziava a uscire pian piano sempre più forte e audace dalla sua bocca.
«Ed eri qui con...?»
«Emi.» Mic annuì, alzandosi in piedi e tendendogli la mano, proponendogli di cercare assieme Emi per farlo tornare a casa. Si fece descrivere la donna: una giovane dai capelli verdi con in testa però sempre una bandana arancione.«Eri qui quando l'hai persa di vista?» Lui scosse la testa, indicando poi un cespuglio poco lontano.
«Ho visto un gatto e l'ho inseguito... Lui si è nascosto lì e io non sapevo più dove andare...»
L'uomo si guardò intorno, alla ricerca della donna; dopo un paio di minuti però, decise che forse era meglio spostarsi, dopotutto erano ancora in mezzo all'area giochi per bambini, in un posto dove non erano facilmente visibili; prendendolo per mano si avviò verso una panchina appena lasciata libera, rassicurandolo sul fatto che non si sarebbero allontanati più di così.«Allora al mio tre urla il nome di Emi, così verrà a prenderti okay?»
«Hm... Non puoi farlo tu?»
«Coraggio, andrai alla grande!»
Il biondo contò, ma allo scadere dei secondi quello che uscì dalla bocca del bambino era poco più di un tono normale.
«Cos'era quello kiddo? Forza!» Volse lo sguardo verso il basso, cercando di vedere gli occhi del bambino; lui era chino, una smorfia triste sul visino.«N-non lo so fare...» Si chinò, rimettendosi alla sua altezza, per poter parlare faccia a faccia.
«Come sarebbe? Tutti i bambini urlano!» Lo osservò afferrarsi i bordi della maglietta e giocarci nervosamente.
«Non mi piace urlare... Papà lavora tanto e quando siamo a casa deve dormire... » Si passò le dita sui sui baffi, lisciandoseli. Non aveva idea di come si crescesse un figlio, ma gli venne spontaneo chiedergli se suo padre lo sgridasse.
Hitoshi però scosse la testa veloce e convinto.«No! Papà non mi sgrida mai! Solo che... lui si stanca tanto, per me...»
«Che lavoro fa il tuo papà?» Si sedette a terra, imitato poi da Hitoshi.
«Di notte cattura le persone cattive... Poi insegna alle persone come difendersi...»
Sospirò. Di sicuro qualcuno che lavora così tanto per suo figlio non poteva essere una cattiva persona. Ma quanto poteva essere perspicace un bambino di quell'età, per aver capito così tanto?«Sai, puoi imparare a fare casino. L'importante è non farlo quando il tuo papà si deve riposare!»
«Dici?»
«Of course! Ti insegnerò io, è facilissimo!» Incoraggiandolo, lo issò nuovamente sulle sue spalle.
Fece un verso, mostrandogli come prendere fiato, trattenendosi comunque un po', e urlò il nome della donna.
Il piccolo lo guardò, ammirato. Mimò il gesto di Mic e lasciò che la sua voce uscisse potente dalla bocca.
«Più di pancia! Coraggio!»

STAI LEGGENDO
Anytime, anywhere and anyway [EraserMic]
Fanfiction"Sempre, ovunque e comunque", in ogni epoca, in ogni universo: Aizawa e Mic sempre insieme, alla ricerca l'uno dell'altro. Un insieme di OneShot - AU, con i nostri due personaggi sempre come protagonisti. Linee guida nel primo capitolo 😉 Come semp...