Just a bite

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⚠⚠ Tematiche forti e sangue. Leggere a vostro rischio e pericolo ⚠⚠

Una forte ondata di vento gli scompigliò i capelli neri lasciati sciolti, obbligandolo a raccoglierli in un codino. Solo dopo averlo fatto poté tornare ad osservare i dintorni con il suo binocolo. 
Tutto intorno sembrava tranquillo: le strade della cittadina sotto di lui erano deserte, porte e finestre in gran parte rotte o spalancate, le fronde degli alberi scosse dall'aria. 
Con un cenno, ripose l'oggetto nello zaino e tornò sui suoi passi, lungo un piccolo sentiero non ben segnalato verso il loro piccolo accampamento. 

«Com'è la situazione?» Incrociò lo sguardo del biondo, seduto vicino al fuoco appena acceso. Fece un cenno, sedendosi dal lato opposto.
«Tranquilla. Ma non mi fermerei a lungo.» Un altro cenno, in risposta. 
Ormai, dopo tutte quelle settimane, sapevano tutti e due che era inutile perdersi in chiacchiere; quello che dovevano fare lo sapevano entrambi. 

Marciavano sempre a passo sostenuto, con gli occhi bene aperti e tutti i sensi acuiti al massimo, alla ricerca di un qualsiasi segno di una presenza ostile. 
Era stancante, stressante. In grado di condurre al limite della pazzia. 
Fosse stato da solo, probabilmente si sarebbe lasciato andare, o avrebbe posto egli stesso fine alla sua vita. Ma non era così. 
Un gruppo di adolescenti faceva capolino poco lontano da loro, tutti attorno ad un paio di altri falò, intenti a riscaldare le razioni rimaste sotto la supervisione del terzo adulto del gruppo. 

«Dovresti avvisarlo del tuo ritorno, era un po' preoccupato.» Gli occhi stanchi di Yagi si fecero dolci, accompagnati da un sorriso complice. 
Sbuffò, fingendo almeno all'apparenza di essere seccato da quell'appunto; sapeva di essere egoista per quei sentimenti, eppure non poteva che provare felicità nel sapere l'amico sempre preoccupato per lui. 
"Anche se sarebbe strano il contrario, effettivamente."

«Come procede, Yamada?» Questi si girò immediatamente, richiamato dal suono della sua voce. I suoi studenti fecero lo stesso, accalcandosi però intorno a lui e mascherando ai suoi occhi e alla sua attenzione la figura del biondino. 
«Possiamo procedere, Aizawa-sensei?» Abbassò lo sguardo verso Todoroki, all'apparenza il più tranquillo del gruppo. 
Annuì, incrociando le braccia al petto e assumendo un'aria seria. 
«Ci muoveremo domani mattina. Cercheremo di attraversare tutta la città in giornata, fino alla costa.» Venti teste annuirono, alcune più convinte di altre.

«Ora tornate ai vostri compiti, coraggio.» A quelle poche parole, i ragazzi si dispersero nel piccolo campo: alcuni tornarono vicino al falò, continuando a cucinare, altri si disposero con ordine tutt'intorno, armi alla mano. 
Solo allora il collega lo raggiunse, incrociando il suo sguardo. 
«Sono diventati estremamente efficienti, non credi?» Sorrideva tristemente. Come dargli torto, solo qualche settimana prima si trovavano a una normalissima gita di fine anno sulle pendici del Fuji, e la preoccupazione più grande degli studenti erano solo gli esami di finali. Ora erano lì, su di un monte a quasi 400 chilometri a nord, armati fino ai denti. 
«Credo che siano cresciuti troppo, e troppo in fretta.» Si voltò, lasciando l'amico da solo davanti al fuoco. 

Hizashi fissò le iridi verdi in un punto imprecisato, cercando con tutto sè stesso di non pensare a nulla, di tranquillizzarsi. Si sentiva sempre così quando il corvino lo lasciava solo, anche solo per pochi minuti; ormai viveva con la sensazione costante che ogni sguardo potesse essere l'ultimo, ogni parola l'ultima che le sue orecchie avrebbero potuto udire nella sua vita. 
Soffocò un gemito mordendosi il labbro. 

Neppure quell'assurda situazione però era abbastanza per convincerlo a dichiararsi a lui. Era un codardo, codardo fino a quel punto. 
Strinse i pugni, girandosi di scatto e percorrendo a grandi falcate il piccolo accampamento fino alla sua postazione radio per riprendere il compito che gli era stato assegnato. 

Anytime, anywhere and anyway [EraserMic]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora