Alzò lo sguardo dal libro diverse volte, per nulla concentrato sulla lettura.
Il rumore metallico delle rotaie e del vento, non lo infastidivano, lo cullavano anzi. Persino il ronzio della luce al neon non era così disturbante come nei primi minuti.Si voltò, il paesaggio fuori dal finestrino ancora illuminato da una fioca luce prima del tramonto imminente. L'inverno rubava le ore di luce alla giornata, rendendo l'oscurità sempre più imminente.
A breve sarebbe stato buio, nonostante fossero neanche le cinque del pomeriggio.
Distrattamente, spostò una ciocca nera dietro l'orecchio.Il resto della cabina era vuoto. I due letti sotto di lui e quello di fronte, rialzato, ancora intonsi: i cuscini nella loro sacca e il pacchetto di benvenuto a fianco; la coperta per la notte ben piegata ai piedi del letto.
Alla sua richiesta di pochi minuti prima il controllore aveva risposto che il secondo passeggero sarebbe salito alla quinta stazione.
Aveva tempo, per godersi quella pace e quel silenzio.Chiuse il libro con un sospiro, facendo attenzione a infilare l'indice in mezzo alle pagine, per non perdere il segno.
Incrociò le gambe sotto di sè e, cullato da quei rumori ritmici, chiuse gli occhi, assopendosi.*
Uno scossone del treno lo svegliò all'improvviso.
Lo sguardo gli cadde subito verso la finestra: il cielo era buio, e a stento si riuscivano a vedere le luci delle strade e delle case. Sembrava piovesse, ma non ne era certo.«Oh, sei sveglio!» Quella voce lo fece trasalire, costringendolo a voltarsi verso il centro della cabina.
«Dormivi così bene che non ti sei svegliato nemmeno quando sono entrato!» Squadrò quell'uomo, un giovane dai lunghi capelli biondi e occhi di un verde intenso, magnetico. Un suo coetaneo, con molta probabilità.«Lo prenderò come un indice di comodità di questi letti - sai, non ci ho mai dormito prima.» Continuò, senza smettere di sorridere e di avvicinarsi al suo letto.
«Anche se faresti meglio a far attenzione: dovresti chiudere a chiave se vuoi dormire.» Dal nulla, il ragazzo allungò la mano verso di lui, costretto a tenderla verso l'alto, data la sua posizione sopraelevata.
«Sono Hizashi, piacere.» Guardò la mano, riluttante.
Poi, la sua attenzione fu catturata da un'etichetta appesa ad una valigia.«Dovrei chiamarla per nome, signor Yamada?» Questi fece una piccola smorfia, come un bambino colto in flagrante dopo una marachella.
«Odio le formalità. Soprattutto con gli sconosciuti con cui dovrò condividere la cabina per sole tredici ore.» Spostò la mano, finalmente. Ma fu solo una finta, visto che l'uomo incrociò le braccia sul bordo del materasso e ci appoggiò la testa con nonchalance.
Istintivamente, indietreggiò. La schiena dritta contro la parete, gli occhi ben aperti per non perdersi nessun movimento del biondo.«Relax man! Non volevo spaventarti!» Rise, prendendo subito le distanze e tornando alle sue valigie, ancora da riporre negli appositi spazi sotto al letto.
Trattenne un sospiro. Non era bravo a relazionarsi con le persone in generale, figurarsi con un coetaneo, spumeggiante e... di bell'aspetto.«Aizawa.» Era appena un sussurro, sovrastato dai molti rumori del treno; eppure il biondo si girò immediatamente, un enorme sorriso dipinto in volto.
«Hai anche un nome, Aizawa?» Sentiva le guance leggermente calde, gli occhi che istintivamente cercavano di rifuggire il contatto visivo.
«Shota. Shota Aizawa.»*
Ogni tanto abbandonava le ordinate parole del suo libro, per spostare leggermente l'attenzione sul ragazzo.
Aveva messo in chiaro subito che non voleva essere disturbato più del necessario, e l'altro aveva accettato di buon grado questa condizione.
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Anytime, anywhere and anyway [EraserMic]
Fanfic"Sempre, ovunque e comunque", in ogni epoca, in ogni universo: Aizawa e Mic sempre insieme, alla ricerca l'uno dell'altro. Un insieme di OneShot - AU, con i nostri due personaggi sempre come protagonisti. Linee guida nel primo capitolo 😉 Come semp...