Il Lupo e il Falco

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Un leggero vento soffiava sulle colline erbose della campagna nipponica, rendendo quei primi giorni estivi piacevolmente freschi.
Un urlo dal cielo, forte e acuto, attirò la sua attenzione: un grande falco stava scendendo dolcemente verso di lui. I suoi occhi scuri catturarono ogni dettaglio di quella elegante silhouette: l'animale fece un piccolo cerchio proprio sopra la sua testa, per poi dirigersi verso un imprecisato punto più a nord rispetto alla sua posizione.
Con un movimento deciso indirizzò le briglie del cavallo, un enorme stallone nero, e con un colpo di tacco lo indirizzò nel punto indicato dal rapace.

Non ci volle molto perchè iniziasse ad intravedere un piccolo stagno: un buon posto per fermarsi e rifocillarsi quel tanto che bastava da riprendere il viaggio.
Sorrise appena, osservando il volatile planare di nuovo verso di lui. Allungò il braccio e, con una precisione chirurgica, i suoi artigli si chiusero proprio attorno al guanto in cuoio; un piccolo gridolino lasciò il suo becco.
«Hai ragione. Ci siamo meritati una pausa.» Con le dita della mano libera gli lisciò le penne sul capo, godendosi quella sensazione di morbidezza sulla pelle.

Gli diede lo slancio, facendogli riprendere il volo, e scese da cavallo; legò l'enorme Golia ad un albero vicino e si tolse le parti più ingombranti dell'armatura, assieme alla spada.
Tenne con sè solo l'arco, per un pratico motivo.
Ora scalzo, si avvicinò allo stagno, scrutandone la superficie piatta; non gli ci volle molto per notare un primo guizzo. Poi un secondo, e un terzo. Doveva solo avere pazienza, e attendere il momento giusto.
Tese l'arco, pronto a scoccare la freccia, già con il sapore del pesce cotto sulla lingua.
Ed eccolo.

La freccia partì veloce, quasi invisibili, penetrando l'acqua e, sperava, il pesce.

Non fece in tempo a controllare però, che immediatamente un fulmine pennato si abbattè sull'acqua; così com'era volato in picchiata risalì, un succoso trofeo stretto tra gli artigli.
Ovviamente, invece, la sua freccia era rimasta intonsa.

Gli ci vollero altri due tentativi prima di potersi mettere in saccoccia il primo pesciolino; ce ne vollero poi ulteriori tre per altri due pesci di una dimensione discreta. Già che si era fermato tanto valeva concedersi un pranzo quasi decente, invece del solito pane vecchio e formaggio.
Tornò da Golia con aria quasi trionfante, trovando il falchetto con il pesce ancora integro vicino a sè e sotto controllo, come se avesse paura che il cavallo, stufo dell'erbetta fresca, potesse rubarglielo da un momento all'altro.
Si sedette poco distante, iniziando ad accendere il fuoco per il pesce.

Appena fu pronto, infilzò i suoi tre esemplari e quello del falchetto (che non lo aveva perso di vista un secondo) e li mise vicini alla fiamma viva del fuoco. Osservò divertito il rapace saltellare a destra e sinistra, impaziente di poter mangiare.
«Ecco qua, tieni» In men che non si dica, il pesce venne letteralmente divorato.

Dopo quel lussuoso pasto, il samurai si concesse un piccolo riposino sotto alla folta chioma dell'albero a cui aveva legato lo stallone. O almeno, avrebbe voluto.
Giusto il tempo di appoggiare la schiena al tronco e il falco, con un piccolo salto, gli fu sul braccio.
Sorrise, indicando poi lo scheletro del suo pranzo.
«Sei diventato bravo, eh? Sicuramente più di me.» Disse, lisciandogli con dolcezza le penne sul petto. Questi emise un piccolo grido, come in segno di approvazione.

Gli diede un piccolo slancio, e lui si andò ad appollaiare su un ramo.

*

Procacciarsi la clientela era una delle cose che odiava di più fare, anche se si rendeva conto di quanto fosse importante.
Già, per quanto odiasse interagire con le persone lui e sua madre avevano bisogno di loro, per mandare avanti la loro piccola locanda.
Fu per questo che non si lasciò sfuggire il samurai che stava percorrendo il sentiero poco distante dalla cittadina.

Anytime, anywhere and anyway [EraserMic]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora