Seguii Genevieve per un lungo corridoio ricco di finestre, balconi, quadri e arazzi di ogni tipo. Giunte alla fine del corridoio scendemmo lungo delle scale che sembravano quelle di un palazzo delle fiabe, dalle quali di solito fa il suo ingresso una principessa. E fu quello che mi sentii mentre le percorrevo; invece Genevieve scese velocemente, quasi correndo, e non facendo minimamente caso al mio stupore. Sceso l'ultimo gradino, mi trovai in un enorme salone ricco di quadri e dal cui soffitto pendeva un imponente lampadario di cristallo. Seguii Genevieve lungo un altro corridoio, e mentre lo percorrevo cercavo di tenere a mente il percorso fatto, nel caso avessi avuto la necessità di scappare. Ad un tratto la mia guida improvvisata svoltò in una sala grande la metà di quella in cui ero appena stata e al cui centro si trovava una lunga tavolata imbandita con ogni genere di cibo; alla sola vista di tutto quel ben di Dio il mio stomaco brontolò ed io non sapevo se abbandonarmi alla fame, che era ciò che mi consigliava il mio istinto, o trattenermi, dato che non sapevo neanche dove mi trovavo e magari quel cibo poteva essere avvelenato. Ma vedendo Genevieve che si accomodava e iniziava a mangiare come se niente fosse, mi lasciai andare e mi sedetti dove lei intanto mi aveva indicato, forse essendosi prima dimenticata della mia presenza. Lei era seduta a capotavola e io mi sedetti alla sua sinistra; non sapevo come comportarmi. Il mio cervello mi diceva di buttarmi sul cibo e mangiare quanto più potevo, ma io mi vergognavo, essendo Genevieve un'estranea con modi tanto educati. -Ebbene? Vuoi che chiami qualcuno per imboccarti? Forza, mangia!- disse lei, sempre molto diretta anche se a malapena ci conoscevamo. -Oh.. Sì, certo..- Mi riempii il piatto con diverse fette di pane sulle quali spalmai marmellata di fragole. Versai nel bicchiere della spremuta di arancia e cercai la mia droga giornaliera: il caffè. Lo trovai dopo aver scoperchiato diverse caraffe contenenti ogni tipo di bevanda. Riempii una tazza di caffè e aggiunsi un po'di latte e dello zucchero dopodiche cominciai a mangiare. Svuotai in fretta piatto, bicchiere e tazza e mi affrettai a riempirli ancora, sempre con bevande e cibi diversi, dato che ce n'erano in gran quantità. Ad un tratto mi ricordai della presenza di Genevieve, che la famemi aveva fatto scordare. Lei aveva fnito da un pezzo e mi guardava sorridendo, come se fossi un fenomeno da baraccone. Mi pulii velocemente la bocca con un tovagliolo, mi schiarii la voce cercando di dire qualcosa per giustificarmi, ma lei mi precedette: -Mangia pure quanto vuoi, devi essere molto affamata! Io ti posso aspettare, tanto oggi non ho lezione, poi potrò rispondere a tutte le domande che sicuramente vorrai pormi. Inoltre questo pomeriggio dovrai incontrare mio padre, e a quel punto sarai tu a dover rispondere a delle domande..- -Tuo padre? E perchè dovrei rispondere a delle domande?- chiesi appoggiando sul tavolo il bicchiere vuoto, sazia. -Beh, mio padre è il re, e tu sei nel suo palazzo..- -Il re?! Quindi vuoi dirmi che non sono davvero in Italia ma in qualche altro paese in cui vige ancora la monarchia?- non avevo ancora accettato il fatto di essere a Thoughtville, non volevo ancora crederci e anzi pensai di aver sognato tutto, forse più per tranquillizzarmi che altro.. -Italia? E cosa sarebbe? Qualche regno lontano? Durante le lezioni di geografia il mio insegnante non me ne ha mai parlato..- rispose lei perplessa. Vedendo il mio cambio improvviso d'espressione, si accorse che effettivamente avevo bisgno di moolte risposte, quindi disse -che ne dici di andare nella tua stanza, così potremo parlare tranquillamente?- acconsentii, così tornammo nella stanza in cui mi ero svegliata quella mattina, che non mi sentivo ancora di definire "mia". Notai che il letto era stato rifatto. Ma come..? Genevieve si spostò sul balcone e si sedette su una delle due poltroncine che erano state appostate lì probabilmente quando eravamo a fare colazione. Mi sedetti a mia volta e guardai il mare. Mi era sempre piaciuto, mi conferiva una gran tranquillità e amavo i suoi colori, amavo tuffarmici e andare sottacqua dove tutti i rumori erano attutiti e ti trovavi in un mondo diverso, sommersa dall'acqua, in cui tutti i problemi andavano a fondo, pronti però a riemergere appena risalivo in superficie. Amavo la calma che mi trasmetteva e il rumore del suo infrangersi sulla spiaggia era una delle mie canzoni preferite. In quel momento di confusione totale mi fu di grande aiuto per mantenere la calma. Mi accorsi di aver chiuso gli occhi e appena li riaprii vidi che Genevieve mi stava fissando perplessa. -Ti piace il mare? Te lo si legge in faccia.. Se vuoi questo pomeriggio, dopo che avrai parlato con mio padre, potremo andare in spiaggia.- -Oh, sì, sarebbe fantastico, grazie. Più che altro avrei bisogno di un costume..- -Un costume? E per quale motivo, c'è una festa in maschera di cui non so niente?- chiese evidentemente sorpresa. -No, non quel genere di costume: un costume per fare il bagno nel mare..- -Il bagno nel mare? E os'è quest'usanza? Nel paese da dove vieni si fa "il bagno nel mare" per rigenerarsi, o per purificarsi?- -Beh, in un certo senso se la vuoi vedere in maniera profonda, anche, però principalmente lo si fa per.. divertirsi, credo.. In effetti non c'è un motivo preciso, si fa e basta.- Improvvisamente mi resi conto del fatto che eravamo qui a parlare di bagni nel mare e costumi quando io non sapevo ancora dove mi trovavo nè come ci fossi arrivata. Tornai in me e decisi di iniziare il mio "interrogatorio". -Comunque, mi potresti dire dove mi trovo?- -A Thoughtville.- fu un colpo al cuore sentire quell'affermazione per la seconda volta. Mi dissi che era una cosa impossibile, eppure era la seconda volta che ricevev quella risposta. -Ma non è possibile, voglio dire, è un posto immaginario, un luogo fantastico, che non esiste..- -Ma sei fuori o cosa?- disse lei visibilmente spaventata, assumendo un'espressione di paura guardandomi, tanto che mi convinsi anch'io del fatto che effettivamente ero fuori di me, non potevo davvero trovarmi lì. -Siamo a Thoughtville e per il fatto che tu dica che è un luogo fantastico, ti posso anche assecondare, perchè è davvero bellissimo vivere qui, però non immaginario. E' un luogo reale al cento per cento!- -Ok, facciamo allora che siamo a Thoughtville, è vero che qui tutti dicono quello che pensano?- -Beh, potremmo stare a parlare di questo per ore, ma ti risponderò semplicemente dicendo sì, certo.- -Ecco perchè sei così diretta e non ti preoccupi di dire niente che possa minimamente "ferire" qualcuno..- -Oh, sì, più o meno. Ma diciamo che il mio cevello non è molto.. normale. Nel senso che io cerco di dire tutto quello che penso, ma non ci riesco molte volte. Questa a quanto pare è una grave malattia, e se non guarirò entro il mio diciottesimo compleanno, che è tra qualche settimana, mio padre sarà costretto ad esiliarmi, per legge.. Per ora mi segue il mago di corte, ma sembra che non faccia molti progressi.. Vorrei guarire solo per mio padre, perchè non voglio abbandonarlo, come ha fatto mia madre, ma in effetti mi ci metto anch'io: non voglio dire cose che magari voglio tenere per me solo perchè sono obbligata.. Ma purtroppo in questa città tutti si accorgono se qualcuno non dice quello che pensa, quindi sono spacciata..- rimasi abbastanza sconvolta da questo racconto, ma mi imposi di parlare. -Da dove vengo io ognuno è libero di dire quello che gli pare. Anch'io oggi con te non sono stata del tutto sincera, nel senso che molte volte ho pensato delle cose ma poi quei pensieri sono rimasti tali, non li ho tramutati in parole.. Penso sia meglio così anch'io. Eppure tu mi sei sembrata del tutto sincera, cioè, mi è sembrato che dicessi davvero tutto ciò che pensavi.- -Ma certo che no! Qualsiasi persona di questa città lo avrebbe capito! Si vede che non sei di qui.. Comunque, parlami del posto da cui vieni, voglio saperne di più: tutti dicono ciò che voglioni senza il problema di essere esiliati? Wow, sembra fantastico!- -Sì certo, sotto questo punto di vista lo penso anch'io, anche se spesso bisogna avere molto coraggio per dire ciò che si pensa, non è facile..- -Già, qui a tutti sembra così facile.. Anche per me certo, ma diciamo che io non sono "giusta" al cento per cento, forse all'ottanta..- -E' meglio così, almeno, nel mio mondo l'ottanta per cento sarebbe perfetto.- -Davvero? Allora mi porti in questo posto? Sembra così bello, potete anche fare il bagno nel mare (anche se sinceramente non ne ho ancora capita l'utilità)!- -Vorrei tornarci anch'io, ma purtroppo non so neanche come ho fatto ad arrivare qui..- -Mi dispiace, questo non lo so, ti hanno portato qui delle guardie ieri, poco prima del tramonto dicendo che eri una strega. Mio padre vedendo che più o meno avevi la mia età ha avuto pietà, così ti ha fatto preparare questa stanza per dormire questa notte, però dopopranzo vuole comunque parlarti, per capire da dove vieni e quali siano le tue intenzioni.- -Ah, ma certo..- -Oh, guarda, mi sa che dovrete anticipare il vostro incontro, mio padre è già di rientro dal giro settimanale della città, vedo la sua schiera arrivare. Quello dietro a cavallo è lui- disse orgogliosa, -da qui non si vede, ma mio padre è davvero un bell'uomo e presto avrai il piacere di conoscerlo! Forza, andiamo ad accoglierlo!- disse alzandosi in fretta dalla poltrona e correndo alla porta, felice come una bambina cui si danno le caramelle: doveva essere molto legata a suo padre. La seguii, restia a dover incontrare un'altra persona sconosciuta, che per di più era il RE! Mi feci coraggio (normale amministrazione) e seguii Genevieve per la seconda volta in quella mattinata.
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Dentro ad un pensiero
FantasyCara è una ragazza timida, si sente sempre fuori luogo e spesso vorrebbe sparire, per evitare di esprimere la sua opinione. Non ha molti amici e l'unica cosa che la distrae e ama fare è leggere. È presa di mira e anche sfruttata a causa della sua in...