Un nuovo "membro"

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Il giorno seguente mi svegliai elettrizzata: non riuscivo ancora a credere che quel giorno i miei tanto amati libri fantasy sarebbero diventati finalmente realtà, perché l'elemento che li caratterizza, la magia, stava per diventare parte della mia vita per davvero.

Saltai giù dal letto, elettrizzata, e mi preparai il più in fretta possibile: prima iniziava la giornata, prima avrei incontrato il prof e prima avrei imparato ad utilizzare la magia.

Una volta arrivata a scuola, però, si presentò davanti a me un problema inaspettato, o meglio, dimenticato..

-Ciao Cara!- mi salutò Riccardo, che a quanto pare stava aspettando proprio me, appoggiato allo stipite della porta d'ingresso della scuola. Infatti, una volta arrivatagli accanto, si mise al mio fianco e salì con me le scale per andare nella nostra classe.

-Ciao Rick-, risposi, non osando chiedergli se stesse aspettando me, proprio me, con il suo zaino appoggiato su una spalla e quel bellissimo sorriso. Ad un tratto si fermò, proprio lì, sulle scale, intralciando il passaggio agli altri ragazzi che si dirigevano, ancora mezzo addormentati, verso le loro classi.

-Cara devo chiederti una cosa, però ho bisogno che siamo solo noi due, non voglio che senta nessun altro.. Vieni.- disse prendendomi per mano e trascinandomi verso i bagni delle scuole medie. I ragazzi che ci videro ci scambiarono sguardi maliziosi, al che sentii il viso in fiamme e mi fermai. -Cosa succede Rick? Cosa stai facendo?-

-Scusa, non volevo spaventarti,- disse sorridendo imbarazzato e probabilmente accorgendosi solo in quel momento che mi aveva appena trascinata nel bagno dei ragazzi. -Devo parlarti in privato di una cosa e non sapevo dove andare.. Vieni, andiamo in una classe, tanto loro entrano più tardi-, disse dirigendosi verso un'aula a caso di quel piano, dove erano collocate le medie.

Lo seguii un po' titubante, dimenticandomi per un attimo che quello era Riccardo, non mi avrebbe fatto d certo niente, ma sentivo comunque una sensazione di vuoto allo stomaco. Mi sedetti ad un banco a caso, e lui si mise di fianco a me.

-Cara, è successo qualcosa venerdì, con il prof? Non so perché ma mi sembra così strana la storia che ha raccontato, troppe coincidenze, troppe cose che non tornano.. E poi perché non viene più a scuola così, di punto in bianco, quando poi va a vedere spettacoli insieme a delle alunne? Dimmi la verità: ti ha fatto qualcosa? La ragazza che c'era con lui era un'altra sua vittima? Parlami seriamente Cara, possiamo denunciarlo, eri così spaventata venerdì..- disse tutto preoccupato. In quel momento non so cosa mi trattenne dall'abbracciarlo. Si stava preoccupando per me, pensava che il prof mi avesse fatto del male.. E ora cosa potevo dirgli? Cercai di sembrare il più convincente possibile mentre gli dicevo: -No, ma cosa vai a pensare? Non è successo niente, il prof non ci ha torto un capello.. Io ero solo preoccupata per cose mie e..- -Fermati Cara, smettila. Non ti credo. Dimmi cos'è successo, per favore. Se non vuoi non importa, devi solo sapere che se è successo qualcosa basta dirmelo, e la risolviamo insieme, ok?- -Ehm.. sì, certo..- Avevo il cervello in pappa, non capivo più niente, lui era così dolce e premuroso, e io non sapevo più cosa dirgli per tranquillizzarlo e per fargli capire che apprezzavo tutto ciò che stava facendo per me. Ma le parole non riuscivano neanche più ad uscire, talmente ero emozionata in quel momento. Così gli sorrisi, cercando di sembrare sicura di me, ma mi uscì una specie di ghigno. Così abbassai immediatamente lo sguardo e in quel momento Riccardo si alzò e mi disse: -E' tardi, dobbiamo andare..- L'avevo ferito, si sentiva escluso e probabilmente anche un cretino per avermi condotta lì sperando di riuscire ad aiutarmi a superare qualcosa che non c'era neanche. Non potevo trattarlo così ancora, escluderlo in questo modo quando lui c'era sempre per me, così gli presi un braccio e lo fermai. -Aspetta, ho qualcosa da raccontarti, ma ci vorrà un po' di tempo..-

Gli raccontai tutto, per filo e per segno, e mi sorpresi della facilità con cui le parole uscivano dalla mia bocca, come se mi fossi preparata prima il discorso. Quando finii Riccardo era praticamente a bocca aperta, stupito e forse anche incredulo; fece per dire qualcosa, ma in quel momento entrò una bidella che, vedendoci lì, se spaventò e urlò: -Voi due cosa ci fate qui?!- Accorse immediatamente una sua collega, così io e Riccardo venimmo scortati dalla preside, la quale, dopo averci sgridati per il nostro comportamento scorretto e averci messo una nota, ci spedì in classe. Entrammo io con la testa china e la faccia rossa per l'imbarazzo: erano infatti le otto e mezza e noi avevamo un ritardo di mezz'ora. Corsi al mio posto tra gli sguardi maliziosi dei miei compagni, e soprattutto di Valentina, e tra le occhiatacce di Marta e delle sue amichette, le quali all'intervallo si impossessarono di Riccardo così che non riuscii più a parlargli fino alla fine della giornata. Mi considerava forse una pazza dopo le rivelazioni di quella mattina? Espressi i miei timori a Valentina, la quale cercò di rassicurarmi, senza risultato. 

Alla fine della giornata, una volta che la campanella fu suonata e tutti si furono riversati fuori dall'aula, però, vidi Riccardo fermo sullo stipite della porta, come quella mattina: -Andiamo?- disse rivolto a me. Io guardai Valentina, stupita, e lei mi sorrise e rispose al mio posto: -Dove vuoi portarla?- -A casa del professore, mica vieni anche tu?- Valentina fu presa alla sprovvista, e io anche. -Come dal professore? Perché?- -Beh, ormai ci sono dentro anch'io, e poi voglio verificare che non abbia cattive intenzioni.- -Oh.. Ma no, non ti preoccupare, cioè, il prof.. lui non..- -Cara-, mi interruppe per la seconda volta quel giorno, -non vuoi che venga?- -No, certo che no, ma forse hai altro..- -No, non ho nient'altro da fare e poi qualunque altra cosa non..- Valentina tossicchiò, imbarazzata, immaginando come Riccardo avrebbe voluto concludere la frase, al che lui si ricordò della sua presenza e arrossì leggermente. Io ero già diventata più rossa e bollente del sole, infatti slacciai il giubbetto e mi diressi a capo chino verso le scale. Valentina e Riccardo mi seguirono in silenzio, e Valentina provò in tutti i modi a far sfumare l'imbarazzo che si era creato raccontando battute e facendo facce strane, ma è proprio vero: le parole feriscono più di una spada. O forse nel mio caso guariscono meglio di una medicina, chi lo sa? Forse quello che realmente conta non sono le parole, quanto la persona che le pronuncia. Mangiammo nel solito bar dopodiché ci dirigemmo verso la casa del prof. Una volta arrivati, si stupì di vedere Riccardo. -Immaginavo che avresti coinvolto anche lui, venerdì sera è stato l'unico che non c'è cascato.. Prego, entrate, ci aspetta un pomeriggio intenso..- 


   



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