Cara

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Odio il lunedì. Odio dover tornare in quell'edificio ogni mattina dopo essermi crogiolata nel tepore della mia casa per due giorni di fila e odio dover abbandonare i miei tanto amati libri da leggere per ritrovare i tanto odiati libri di scuola. Che poi, odiati mica tanto, perché per quanto riguarda la scuola in sè, non mi dispiace neanche andarci, perché studiare non mi è mai costato fatica. La cosa che più mi infastidisce e che più odio della mia scuola, sono le persone che incontro ogni giorno quando ci vado: i miei compagni, quei molesti e maleducati ragazzi che devo sopportare cinque giorni su sette.
Io sono Cara, ho 17 anni appena compiuti e frequento la terza liceo scientifico, in una scuola a Firenze, poco lontana da dove abito con i miei genitori e mia sorella, Hope. Sono alta e magra, ho dei lunghi capelli castani e gli occhi di un verde scuro e le mie più grandi passioni sono suonare la chitarra e leggere.
Vi chiederete come mai io e mia sorella abbiamo nomi "stranieri" pur abitando in Italia.. Beh, il motivo è semplice: miao papà David è inglese ma abitiamo qui in Italia perché mia mamma, essendo fiorentina, uno volta sposata non volle abbandonare la sua amata Firenze. Perché mamma, perché? Scommetto che in Inghilterra, a Liverpool dove abitava mio papà e dove tuttora abitano i suoi genitori e tutti i suoi parenti, la vita sarebbe stata più facile, almeno per me. Non so perché abbia quest'idea ma ho sempre pensato fosse così, forse perché odio questa città e l'Italia in generale, e mi piacerebbe potermi trasferire a Londra e proseguire lì i miei studi. Ma questo d'altronde è solo un altro dei miei sogni irrealizzabili.
Sono talmente persa in questi pensieri che quasi non mi accorgo che il pullman è arrivato alla mia fermata. A ricordarmelo, ci pensano le persone che mi spingono per farsi spazio e scendere, i soliti maleducati! Quanto vorrei in questi casi girarmi, verso quella signora un po' grassoccia che anche a causa della sua stazza è costretta a farsi largo a spintoni e dirle: "Signora, chiedere permesso non è reato!", ma purtroppo la mia timidezza mi ferma sempre, e a causa sua non riesco mai a farmi valere e dire quello che penso.
Scendo dal pullman, respirando a pieni polmoni per cercare di scacciare l'odore d'aglio di cui era impregnato un signore vicino a me e che mi è rimasto nelle narici. Cammino fino alla mia scuola, poco distante, sempre con le mie immancabili cuffie nelle orecchie, e una volta arrivata, prima di entrare in classe, faccio un respiro profondo, e mi faccio forza, come tutti i giorni. Entro in classe e a parte un primo momento in cui tutti i presenti si voltano a guardare chi sia entrato, interrompendo il loro chiacchiericcio, nessuno bada a me e io mi rifugio al mio banco in ultima fila, sempre tenendo le cuffie nelle orecchie, determinata a non farmi distrarre da nessuno.
"Ehi, ciao Cara!" mi saluta l'unica persona che mi considera in quella classe, Valentina, una ragazza molto simpatica ma che come me non è molto considerata dal resto della classe; è l'unica persona con cui riesco ad intavolare una conversazione senza problemi; ci diamo supporto morale a vicenda per sopportare il resto della classe.
"Ciao Vale! Passato bene il weekend?" chiedo ricambiando il sorriso.
"Tutto bene, le solite cose. Sono uscita con i miei amici sabato sera e ho esagerato un po' con l'alcol, dovevi vedermi! Mi hanno fatto un video che fa morire dal ridere, devi vederlo!" racconta civettuola. Valentina è una ragazza bellissima, con lunghi capelli biondi che se esposti al sole assumono un colore dorato da mozzare il fiato e degli occhi ancora più belli, color del miele; non è molto alta e neanche magrissima, ma penso che le ragazze troppo magre dopotutto non piacciano molto. Vi chiederete perché, essendo così bella e vivendo in un mondo talmente superficiale, sia esclusa dal resto della classe. Beh, è considerata una poco di buono dalle ragazze, ovviamente per il semplice fatto che sono gelose della sua bellezza e i ragazzi si sono fatti abbindolare dalle voci (ovviamente false), che hanno messo in giro le stronzette della nostra classe. Credo che stia con me per il semplice fatto che vuole avere una persona cui raccontare le "avventure" che vive ogni weekend con la sua banda di amici che lei adora. Ma a me fa anche comodo perché almeno ho qualcuno con cui stare a scuola, e se sono con Valentina, nessuno si avvicina perché sanno cosa succede se provano a trattarmi male in sua presenza. Ma tanto un modo lo trovano sempre. Dalla prima ci chiamano l'angelo e il diavolo, ovviamente in modo derisorio.
Faccio finta di guardare il video di Valentina, ma in realtà la mia testa è da tutt'altra parte, tra le pagine di quel libro che ho lasciato in sospeso ieri sera, arrendendomi al sonno. Ogni tanto faccio un sorriso per farle credere di essere interessata, poi dopo tre minuti il video finisce e da una parte sono un po' dispiaciuta perché almeno potevo andare a rifugiarmi nel mio mondo di carta fatto di principesse, angeli, draghi, demoni e goblin senza essere disturbata, mentre adesso dovrò stare attenta alla conversazione con Valentina, che intanto ha cominciato a parlare del nuovo ragazzo di cui si è "perdutamente innamorata".
Ad un certo punto guardo verso la porta e vedo entrare Riccardo, l'unico mio compagno che mi sta simpatico e che conosco dalle elementari. È sempre dolce con me e se vede qualcuno trattarmi male prende subito le mie difese. Fino all'anno scorso eravamo molto legati, ma quest'anno è evidente che Marta, la compagna che più odio, si sia presa una cotta per lui e ogni volta che proviamo a parlaci, lei si mette in mezzo e lo porta via, lanciandomi occhiatacce alle quali "rispondo" abbassando gli occhi. Quanto vorrei in quei momenti potermi alzare e mandarla a quel paese, come meriterebbe! Ma la timidezza, come al solito, rovina sempre tutto. E ovviamente io mi devo accorgere proprio quest'anno di quanto sia bello Riccardo, con i suoi occhi verdi e i capelli biondi corti e sempre spettinati.
Vengo brutalmente strappata ai miei pensieri da Valentina, che mi sta scrollando per il braccio.
"Caraaa! Ma mi stai ascoltando?!" dice seccata, poi si gira nella direzione in cui stavo guardando un attimo prima e alza gli occhi al cielo. "Ah ecco! Potevi avere quello sguardo solo se avessi visto un dinosauro multicolor... o Rickyyyy", dice il suo nome imitando la voce di Marta, al che io scoppio a ridere, "che entra dalla porta con tutto il suo fascino!" mi schernisce.
Sento le guance in fiamme e smentisco subito. Non è che non mi fidi di Vale, non mi fido della sua lingua lunga e ho paura che ammettendo che mi piaccia, possa lasciarselo scappare, magari davanti a lui! Morirei!
"Ma va, cosa dici?! Ancora con questa storia? Stavo solo pensando al libro che sto leggendo guardando in quella direzione, come avrei potuto pensarci guardando verso Paolo", dico rivolgendomi al ragazzo più insopportabile e brutto della classe.
"Se, va beh, se lo dici tu.. Comunque non mi convinci, sappilo. E se ti piace basta dirlo, mi occupo io di Marta" afferma con un ghigno pauroso e battendo il pugno sul palmo della mano.
"Ahahahah va bene, grazie dell'informazione!".
La campanella interrompe le nostre chiacchiere e mentre Valentina torna al suo banco, Riccardo mi fa un cenno con la mano, per salutarmi e io ricambio con un sorriso, mentre Marta mi guarda in cagnesco.
"Buongiorno ragazzi" saluta il prof d'italiano, "allora, oggi iniziamo ritirando i compiti che vi avevo assegnato sul libro che avevate da leggere. Prima li ritiro, poi lo commentiamo insieme".
Una decina di sguardi si puntano su di me, in attesa che passi i compiti che mi hanno imposto di fare. Li faccio passare, da una parte attenta che il professore non mi veda, dall'altra speranzosa che lo faccia. Senza neanche ringraziare, i destinatari consegnano il loro compito e io, sconsolata, mi preparo ad affrontare una settimana d'inferno.

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