La sentenza

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Seguii Mildred fuori dalla stanza e percorsi a ritroso il tragitto fatto per arrivare fin lì; una volta giunta al portone d'ingresso, attraversammo l'enorme salone a "La bella e la bestia", e salimmo le scale che portavano al piano superiore, dove si trovava la "mia" stanza e probabilmente anche quella di Genevieve.

Ma arrivate all'inizio del corridoio che conduceva alle stanze, Mildred si fermò e mi disse: -Mi scusi signorina, non mi sono neanche presentata. Sa, con il Ballo di Primavera alle porte ho talmente tante cose per la testa che non mi ricorderei neanche di fermarmi a mangiare se non fosse per la principessa Genevieve, che è tanto cara e ci tiene a me. Io sono Mildred, la domestica del palazzo; ovviamente non sono l'unica, diciamo che sono semplicemente la più anziana e, non per vantarmi, la più fidata-, disse sorridendomi. Quante nuove conoscenze per una sola mattinata! Ormai ci stavo facendo l'abitudine e non so se fosse una sensazione che avevo per la spossatezza e l'agitazione o se fosse per la paura per tutto ciò che stava accadendo, ma mi sentivo più forte, più aperta e non sentivo più quel nodo allo stomaco ogni volta che dovevo parlare con uno sconosciuto. Ovviamente non dico di aver superato tutta la timidezza "accumulata" durante diciassette anni, ma quanto meno, avevo provato tanta paura per cose di un'importanza cento volte maggiore del parlare con un estraneo, che mi sentivo più forte, e rivolgere la parola a una persona sconosciuta non mi sembrava più la fine del mondo.

-Non si preoccupi signora. Io sono Cara, piacere di conoscerla-, dissi stringendole la mano che mi aveva allungato. Ciò che mi aveva detto aveva fatto sorgere in me una sorta di curiosità, tanto che ebbi la sfacciataggine di chiederle: -Scusi, non vorrei fare l'impicciona, ma ha parlato di un Ballo di Primavera.. posso sapere che cos'è? Cioè, qua sicuramente il clima è più mite a causa del mare, ma.. non siamo in autunno?-.

Mildred mi guardò con la stessa espressione perplessa che mi aveva rivolto più volte anche re Jeremy. Poi però si riprese subito e mi rispose, sorridendo: -Ma figurati cara, chiedimi pure tutto ciò che vuoi! Ho sentito dire dalle tante voci che corrono in giro che non sei di queste parti, immagino tu venga da tanto lontano da essere in periodi dell'anno diversi, infatti qui sta per iniziare la primavera! Qui si festeggia l'inizio di ogno stagione con un ballo, che viene svolto proprio qui, a palazzo, nel grande salone con il lampadario di cristallo che sicuramente hai notato. Magari avrai l'onore di parteciparvi, come invitata ovviamente; immagino che il re non ti farà stare nella tua stanza tutta sola mentre giù ci saranno tantissime persone che danzano e si divertono. Se vuoi ti preparerò io, avrei anche già in mente che vestito farti indossare e come acconciarti i capelli! Ma forza, non divulghiamo, andiamo a chiamare la principessa Genevieve!-.

Quella donna mi stava già simpatica, era così carina nei miei confronti, pur non conoscendomi e pur avendo sentito le voci sul mio conto, tra le quali sicuramente quelle che dicevano che ero una strega. Per questo ebbi il coraggio di porle la domanda che mi tormentava da quando avevo preso in mano il libro quella sera.. -Un'ultima cosa, signora Mildred: potrei sapere il motivo per il quale le persone in questa città devono dire obbligatoriamente tutto ciò che pensano?-. Mildred si rabbuiò inizialmente in volto, proprio come re Jeremy, ma infine assunse un sorriso triste e cominciò a parlare:

-Vedi cara, devi sapere che Thoughtville possiede una delle più grandi biblioteche di sempre, all'interno della quale si trovava un potentissimo libro di magia. Un brutto giorno di diciotto anni fa, poco dopa la nascita della principessa Genevieve, Claus, un potentissimo stregone delle Terre del Buio, arrivò a Thoughtville, rivendicando per sè il libro. Venne proprio qui, a palazzo, ma dovette scontrarsi con...- -Mildred, Cara! Cosa ci fate qui? Cosa state confabulando?-. L'arrivo di Genevieve interruppe la narrazione di Mildred.

-Principessa! Ci scusi, stavamo venendo a chiamarla ma ci siamo perse in chiacchiere. Sa come sono, dilago sempre e potrei andare avanti a parlare per ore! Suo padre vuole che vada nel suo studio insieme alla signorina Cara, le deve comunicare qualcosa..- -Oh, bene! Scommetto che non puoi darmi anticipazioni, vero Cara?- -Beh, non penso, poi sai, non voglio mica inimicarmi il re!-. Genevieve scoppiò a ridere, poi mi afferrò per un braccio e iniziò a correre giù per le scale. -Ma che lagna che sei! Forza, voglio proprio sapere cos'ha deciso!-. Mi voltai sconsolata verso Mildred: volevo sentire per intero tutta la storia! Lei mi fece l'occhiolino e mi fece segno con un dito, scandendo con le labbra: "più tardi". Le sorrisi e seguii Genevieve, che rischiava di farmi cadere dalle scale.

Raggiungemmo nuovamente lo studio di re Jeremy. Genevieve bussò, e dopo aver ricevuto il consenso ad entrare, varcammo la soglia e ci sedemmo sulle due poltroncine di fronte al tavolo al quale era seduto il re. -Allora, padre, che cosa avete deciso? Cara può restare, vero? Dimmi di sì, dai!- -Genevieve, mia cara, un po' di contegno! Ho deciso che Cara può restare qui con noi a palazzo fino a quando non avremo trovato il modo di rimandarla da dove è venuta-. Il tono con cui pronunciò l'ultimo pezzo della frase mi fece venire i brividi: sembrava quasi si volesse sbarazzare di me! -Però nessuno dovrà saperlo, a parte ovviamente gli abitanti del palazzo, perchè per precauzione è meglio che sappiano della permanenza di un'estranea, reputata una strega, solo le persone più fidate, e non le malelingue. Per questo Cara non potrà uscire da palazzo.- -Ma per quale motivo? Chi dice che è una strega? Le avevo promesso che questo pomeriggio avremmo fatto una piccola gita al mare, per fare il bagno! Per favore padre..- -Genevieve, non insistere, ti prego. E' gia tanto che ti concedo questo, perchè so quanto tu desideri avere un'amica, ma non chiedermi più di quanto ti sto concedendo. E poi, cos'è questa storia del bagno nel mare? Che usanza è mai questa? Viene dal tuo paese, Cara?- -Sì, sire, ma non si preoccupi, non l'avremmo fatto comunque..- -Ci mancherebbe! Ed ora, Cara, puoi tornare nella tua stanza, voglio parlare da solo con Genevieve. Più tardi ti raggiungerà e potrete pranzare insieme.- -D'accordo, arrivederci-.

Salii nella "mia" stanza, infuriata per il modo in cui mi aveva trattata il re. Uscii sul balcone e contemplai il mare per un po', cosa che mi fece tornare la calma. Chiusi gli occhi e ascoltai lo sciabordio delle onde sulla spiaggia, in lontananza. Quanto mi rilassava quel suono! Rimanere sul balcone in quel modo era talmente piacevole, che non mi accorsi neanche del tempo che passava. Ad un tratto sentii bussare alla porta. Non ebbi neanche il tempo di dire "avanti", che questa si aprì ed entrò Genevieve. -Allora, sei pronta per la gita al mare?- -Ma Genevieve, tuo padre ci aveva proibito di andarci! Sei riuscita a fargli cambiare idea?- -Ma certo che no! Però ti ho promesso una gita al mare, visto che ti piace tanto, ed è quello che avrai. Forza, dobbiamo vestirci in modo che non ci possa riconoscere nessuno!- -Non so Genevieve, tuo padre..- -Mio padre, mio padre, mio padre! L'avevo detto che eri una lagna!- disse ridendo, -forza, vieni nella mia camera che cerchiamo qualcosa di adatto da indossare!- -Ok, ma sei sicura che non ci scopriranno?- -Figurati! Avanti, si va al mare!- disse ridendo e trascinandomi fuori dalla camera.

Dentro ad un pensieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora