Il colloquio

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Seguii re Jeremy lungo il corridoio che portava alla sala da pranzo, e superata quest'ultima, imboccammo un altro corridoio sulla destra ed entrammo nella prima stanza. Genevieve intanto ci seguiva e sorrideva ininterrottamente, ogni tanto dandomi qualche pacca sulla spalla per rassicurarmi, avendo intuito quanto fossi tesa.

La stanza non era tanto ampia, ma appena entrata, la cosa che mi colpì furono le librerie poste una lungo la parete di destra e una lungo quella di sinistra, ricche di libri dalle copertine antiche, di quelli che ormai se ne vedevano davvero pochi nel mio.. mondo. Al centro della stanza si trovava un tavolo in legno dietro il quale era posta una poltrona di velluto rosso e di fronte ad essa, altre due poltroncine, un po' più sobrie. La stanza era illuminata dalla luce del sole che entrava dall'enorme finestra posta dietro il tavolo.

-Prego-, mi disse re Jeremy scostando una delle due poltroncine, invitandomi a sedere. -Grazie-, dissi sedendomi. Genevieve si sedette sulla poltroncina di fianco alla mia, ma suo padre subito la riprese: -Genevieve, se non ti dispiace vorrei poter parlare con la nostra ospite a quattr'occhi, quando verrà il momento ti chiamerò io-. -Ma papà, per favore, Cara è anche spaventata! Non dirò niente, lo prometto!- -Tesoro, non protestare, prometto che ti manderò a chiamare quando avremo finito-, disse con il tono di chi voleva chiudere lì la conversazione. -D'accordo, a dopo- disse Genevieve uscendo, dopo avermi scosso leggermente la spalla, forse per infondermi coraggio.

-Allora, Cara..- iniziò re Jeremy sedendosi di fronte a me. -Prima di tutto, in veste di re, volglio darti il benvenuto a Thoughtville. La nostra è una città libera, in cui tutti dicono ciò che pensano.- "Sì, certo, e tu questa la chiami libertà?!" -Grazie sire..- -Bene, ora.. tu invece da dove vieni?- ed ecco la fatidica domanda, quella tanto temuta e alla quale avevo cercato risposta da quando Genevieve mi aveva avvertito di questo "colloquio". -A questa domanda temo di non saper rispondere. In realtà sto cercando anch'io una risposta da quando mi sono trovata qui..- re Jeremy mi guardò perplesso, così cercai di spiegarmi meglio: -Non è che non sappia da dove venga, non sarebbe una cosa normale, ma a quanto pare nessuno sa dove si trovi.- -Magari hai chiesto alle persone sbagliate, io potrei sapere dove si trova.- -Bene, allora io vengo da Firenze, in Italia.- sul viso di re Jeremy si susseguirono diverse espressioni, che mi fecero capire che stava riflettendo, cercando di scavare nella sua memoria alla ricerca di quel nome.  -Mmh, in effetti non l'ho mai sentito neanch'io.- disse infine alzandosi e dirigendosi verso la libreria di destra e iniziando a scorrere con un dito il dorso dei libri, alla ricerca di un grosso tomo che aprì, voltandomi le spalle. Capii che stava cercando qualcosa dal modo frenetico in cui sentivo che stava voltando le pagine; infine lo chiuse e lo ripose nella libreria. Si voltò verso di me e mi disse:-Noi due abbiamo molto di cui parlare-. Prese una campanella che c'era sul tavolo e la suonò ripetutamente, finchè arrivò una donna grassottella, sulla sessantina, vestita di nero con un grembiule bianco legato in vita. I capelli grigi erano raccolti in uno chignon dal quale non sfuggiva neanche una ciocca. -Dica, sire- disse facendo un inchino e restando ferma sulla porta. -Mildred, portami gentilmente una tazza di caffè. Cara, tu vuoi qualcosa? Un bicchiere di latte..- -No, grazie dire, sono a posto così.- -Bene, allora una tazza di caffè, grazie.- -Subito sire-, rispose Mildred uscendo velocemente.

-Allora, torniamo a noi: arrivi da un posto sconosciuto, neanche documentato sui libri. Mettiamo che tu arrivi davvero da lì, bene, come ci sei arrivata a Thoughtville?- -La storia che le racconterò le sembrerà una sciocchezza, frutto dell'immaginazione di una ragazzina o addirittura di una strega, se vuole pensarla in questo modo. Però, qualunque cosa penserà, le chiedo di ascoltarmi fino alla fine, anche se questa storia è pazzesca anche per me, non è reale neanche a me che l'ho vissuta in prima persona, ma comunque proverò a raccontargliela brevemente-. Non avevo mai fatto un discorso così lungo in vita mia, e mi complimentai mentalmente con me stessa; re Jeremy intanto mi guardava con un'espressione allo stesso tempo preoccupata e perplessa.

-Bene, io sono una ragazza non proprio estroversa, tendo sempre a tenere tutto per me e per questo dove abito molti dei miei compagni di scuola mi hanno schiavizzata per tre anni. Un giorno però, uno dei miei professori ha scoperto tutto e mi ha regalato un libro in cui era raccontata la storia di una cittadina, Thoughtville appunto, in cui tutti dicono ciò che pensano, obbligatoriamente. Purtroppo prima di riuscire a proseguire, mi sono addormentata, in camera mia. Al mio risveglio, il mattino dopo, non mi trovavo più a casa mia, ma in un bosco; ho chiesto aiuto ad un passante e quando mi ha detto dove mi trovavo non mi sembrava vero. In ogni caso, ho provato a parlare con le guardie alle porte della città, ma mi hanno subito arrestata; sono svenuta e quando mi sono risvegliata, ero nella stanza al piano di sopra..- -Capisco.. Sì, ti credo, si vede che non menti e che anzi, sei spaventata. Però non so cosa fare, immagino tu voglia tornare a casa tua..- -Beh, certo. Purtroppo però, non so come sono arrivata, e non so come andarmene..- -Ok, però rimarrai qui fin quando non avrò trovato una soluzione, qualcosa per farti tornare a casa. Intanto potrai seguire le lezioni con Genevieve. A proposito, mandiamola a chiamare, conoscendola non starà più nella pelle..- -Sire, posso farle una domanda? Spero di non risultare sfacciata..- -Certo, dimmi pure.- -Come mai qui vige la regola che tutti devono per forza dire quello che pensano?- re Jeremy si rabbuiò e stava giusto per rispondermi, quando qualcuno bussò alla porta.. -Avanti.- Entrò Mildred con un vassoio con sopra una tazzina, probabilmente il caffè che aveva chiesto il re. Mildred la appoggiò sul tavolo, fece un inchino e stava per andarsene, ma re Jeremy la fermò. -Mildred, puoi chiamare Genevieve e dirle di raggiungerci qui? Fatti accompagnare da Cara, così prenderà confidenza con i corridoi e le stanze del castello.- -Ma certo sire.-

Io personalmente ero un po' perplessa: voleva forse liberarsi di me? In ogni caso seguii Mildred.

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