Nell'occhio del ciclone

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Thoughtville? Ma com'è possibile? Anzi, non mi devo neanche porre la domanda: NON è possibile! Ok, calma e sangue freddo, ho bisogno di pensare a mente sgombra e lucidamente. Ma nooo! Come faccio? Mi trovo davanti all'insegna di un paese che appartiene al libro che stavo leggendo ieri sera! E non mi sembra che nella realtà esista davvero quel posto. Forse i libri mi stanno dando alla testa: mi ci immergo così tanto leggendoli che non distinguo più la realtà dal contenuto di un libro, Marta e Marco avevano ragione! Allora, adesso faccio finta di non aver visto quel cartello, se non per la freccia che mi indica di continuare a seguire le mura, e una volta entrata nella città o paese che sia, chiederò gentilmente di darmi un telefono, chiaerò i miei genitori che verranno subito a prendermi, tornerò a casa e tutto finirà. Certo, tutto finirà e io tornerò a dormire nel lettone in mezzo ai miei genitori come quando avevo due anni: di certo non mi addormenterò più da sola, questo è poco ma sicuro.

Continuai a seguire le mura come consigliava il cartello, e ad un certo punto i miei occhi furono colpiti da una luce fortissima, abbagliante. Mi schermai gli occhi con una mano e cercai di capire da dove provenisse quella luce. Mi avvicinai sempre di più al punto dal quale scaturiva, e quando fui abbastanza vicina da vedere mi fermai, sempre più scioccata da ciò che la fantasia mi parava davanti agli occhi. Perchè era sicuramente la fantasia, non poteva essere altrimenti. Infatti, poco più avanti, c'erano due persone che stavano ai lati di un grande portone in legno. Era da loro che proveniva la luce, infatti indossavano un'armatura d'argento con tanto d'elmo e lancia; un film, continuavo a sentirmi in un film. Ma certo! Doveva essere un set, ecco perchè erano tutti vestiti in quei modi.."antichi" e strani! Il libro deve aver avuto gran successo tra i bambini, così avevano deciso di farne un film! Eppure non vedevo telecamere o registi da nessuna parte. Decisi di proseguie e raggiungere il mio obiettivo:entrare in città e chiedere un telefono. Arrivata davanti alle due guardie (non potevo chiamarle altrimenti), queste allungarono le lance incociandole, sbarrandomi il passaggio. Che modi! -Buongiorno, scusatemi, potreste farmi passare?- -E tu chi saresti? Che abbigliamento è mai questo?- chiese una delle due guarde. Ma che maniere, tutti a chiedermi del mio abbigliamento, quando gli unici vestiti in modo inadeguato erano loro! -Mi sono persa e non so dove mi trovo, vorrei poter entrare in città per chiedere un telefono e chiamare i miei genitori. Ma se non volete farmi entrare, magari avete voi un cellulare..- -Un che cosa? Ma che diavolerie vai dicendo? Da dove vieni, strega? Rispondi, prima che ti faccia finire sul rogo senza tanti complimenti!- oh mamma, qui la situazione stava degenerando. -Oh, ma io non sono una strega signore, sono solo una ragazza che si è persa e che vuole tornare a casa al più presto! Per favore, mi dica dove sono, o quantomeno se sono tanto lontana da Firenze.- -Da dove?- -Da Firenze, quella bella città toscana, in Italia..gli Uffizi? Santa Maria Novella? No eh?- le espressioni delle guardie si facevano sempre più perplesse mano a mano che andavo avanti a citare luoghi che avrebbero potuto fargli capire di cosa stavo parlando. -Jin, chiama gli altri, ci servono rinforzi, questa qui potrebbe essere pericolosa, e non voglio finire nei guai con il re.- L'altra guarda, o meglio Jin, corse all'interno della città e io rimasi da sola con quell'antipatico, che nel frattempo mi aveva afferrata e mi teneva stretta, forse temendo che avrei provato a scappare. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il familiare nodo alla gola si fece sentire immediatamente, e le lacrime iniziarono a scorrermi sulla guance ininterrottamente. Dov'ero finita? Perchè quell'uomo mi impediva i muovermi e mi riteneva una strega? Volevano davvero bruciarmi sul rogo? Appena l'uomo si accorse che stavo piangendo dai miei sussulti, mi lasciò andare, come se si fosse scottato. -Non usare questi trucchi con me, strega..- Non fece in tempo a finire la frase che si sentì un urlo provenire dall'interno della città: -John! Stiamo arrivando, non fartela scappare!- Jin stava arrivando correndo, seguito da altri uomini in armatura e muniti di archi, lance e balestre. La prima cosa che mi venne in mente, che probabilmente mi dettò l'istinto di sopravvivenza fu: SCAPPA! Ma le mie gambe non volevano saperne di muoversi. E poi in fondo, era peggio farmi "catturare" da queste persone, che magari avrei potuto spiegar bene tutto e mi avrebbero lasciata in pace, o tornare nel bosco, con tutti gli animali e i malintenzioneti che vi si nascondevano, soprattutto durante la notte? Inoltre quegli uomini erano armati, e io non potevo rischiare di farmi conficcare una freccia nella schiena nel tentativo di scappare. Così rimasi ferma dove mi trovavo e aspettai che le guardie arrivassero. Si misero a cerchio intorno a me, forse intuendo che avrei potuto scappare, ma non si avvicinavano più di tanto, forse ancora per quella strana convinzione che potessi lanciargli contro qualche incantesimo. -Stai ferma, così, brava..- mi sembrava di essere un cane cui vogliono fare il bagno il momento prima di "catturarlo" e ficcarlo nel catino con l'acqua. Intanto l'accalappiacani (insomma, per parlarmi in quel modo, manco fossi un cane, non poteva essere altrimenti!), si avvicinava lentamente, con le braccia tese in avanti quasi per proteggersi, continuando a ripetermi di "stare buona" e "fare la brava". Ma stiamo scherzando?! Intanto le lacrime si erano fermate, forse perchè ero stata presa alla sprovvista dall'arrivo dei rinforzi, e non mi veniva neanche più da piangere. Probabilmente avevo raggiunto quel momento di "quiete dopo la tempesta". Peccato che la tempesta fosse appena cominciata, e sembrava non avesse intenzione di finire tanto presto: le nuvole erano grandi e nere, e avevano tutta l'aria di portare con sè una di quelle bufere che non si scordano facilmente. Dopo la tempesta c'è sempre l'arcobaleno, certo, ma non avevo mai avuto tanta paura di buttarmi nell'occhio del ciclone come in quel momento, perchè non ne conoscevo l'esito: qui non ero a scuola dove potevo continuare a ripetermi che una volta arrivata a casa sarebbe tutto finito, qui non potevo tornare a casa, eavevo tanta paura che l'arcobaleno non l'avrei visto tanto presto. Cominciai ad immaginarmelo, a vederne i colori per portare con me questo bel pensiero all'interno della tempesta da cui ero sicura non sarei uscita molto presto. Questi pensieri mi riempirono talmente tanto la testa che penso abbiano impedito all'aria di arrivare a cervello perchè in un batter d'occhio tutto divenne nero, sentii le forze abbadnonare il mio corpo, e caddi a terra.

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