Capitolo 16

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"Mamma, quando andiamo di nuovo al parco?" chiese Noah mentre era tra le braccia di Michael, il quale lo stava facendo giocare ai supereroi. Certe volte Michael sapeva proprio diventare di nuovo un bambino.

"Non lo so, piccolo" sbuffai. Erano passate due settimane da quando Ashton mi aveva portata fuori e qualche giorno dopo mi ero ritrovata con un bruttissimo raffreddore. E così, per risparmiarmi un malanno, mi ero promessa di non andare al parco - anche per evitare di rincorrere un Noah troppo agitato. Ma in ogni caso, dato che ero sempre molto fortunata, mi ero beccata il raffreddore. Non uno dei più leggeri. Era da due settimane che ce l'avevo e sembrava intenzionato a non andarsene poi così facilmente. Mannaggia alla primavera e la sua aria fredda.

"Non credo che mamma ti possa portare al parco entro meno di due giorni, Noah" disse dispiaciuto Michael, sedendosi sul divano vicino a me, circondandomi le spalle.

"Non potete portarmi tu e zio Ash?" chiese felice, come se avesse trovato la soluzione ad un delitto irrisolto.

"Zio Mikey e zio Ash sono al lavoro, non possono accompagnarti."

"Ma mamma! Voglio rivedere zio Lukey!" protestò, incrociando le braccia al petto, nascondendosi nel petto di Michael.

Lo ignorai, d'altronde era normale che facesse i capricci, aveva pur quattro anni.

"A proposito di tu e Ashton che lavorate - mi rivolsi a Michael - quando potrò anch'io collaborare con le entrate in casa?"

"Ancora con questa storia, Meg? Non vogliamo farti lavorare perché hai Noah da accudire, quando lo capirai?" sbuffò, alzandosi dal divano e posando Noah sul tappeto, tra i suoi giocattoli.

"Posso lasciarlo da mia mamma, non vi dovete preoccupare così tanto."

"No Meg, non voglio, okay? I soldi del mio stipendio e di quello di Ashton ci permettono di andare avanti, quindi tu starai a casa fino a quando Noah non andrà a scuola. Punto."

"Ma... Michael, questa è un'ingiustizia!" esclamai. Lui si limitò a ridere.

"Ti voglio bene anch'io" mi abbracciò.

Cercai di sciogliere l'abbraccio, ma Michael strinse di più la presa, sollevandomi di peso. Cacciai un urlo, mentre Noah sghignazzava divertito.

"Noah, su, aiuta mamma!"

Nel frattempo sentii la porta d'ingresso chiudersi e riconobbi subito la risata di Ashton.

"Ma che state facendo?" chiese perplesso.

"Megan vuole a tutti i costi trovare un lavoro" rispose Michael, mentre mi sballotava di qua e di là per il salotto.

"Ancora Meg? Quante volte dobbiamo dirti che non ce n'è bisogno?" disse esasperato Ashton.

"Eddai, voglio solo aiutarvi" sospirai sconsolata, dimenandomi da sopra la spalla di Michael.

"Non se ne parla, signorina Harrison" disse il mio migliore amico prima di salire le scale e arrivare in camera mia, buttandomi sul mio letto.

"Cretino" sbuffai.

-

Eravamo tutti a tavola mentre cenavamo, quando il mio telefono cominciò a trillare. Mi alzai dalla sedia e presi il telefono da sopra il microonde, rispondendo.

"Pronto?"
"Megan, sono io, Calum. Volevo dirti che Victoria è arrivata oggi pomeriggio. Non ti dispiacerebbe se passassi lì da voi?" chiese il mio fratellastro.

"Cosa? È arrivata? Ma non ci sono problemi! Oddio, sono così felice, Calum, che non ti immagini neanche" saltellai per tutta la cucina, mentre Michael e Noah mi guardavano male ed Ashton si limitava ad ridacchiare.
"Okay, okay. Ci vediamo tra poco, Meg. Baci" chiuse la telefonata Cal mentre io lancia un grido di gioia.

Daddy ⇝ l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora