Detestavo mio padre.
Come poteva continuamente accusarmi di non predermi le mie responsabilità? Non ha mai creduto alla mia versione dei fatti, non ha mai creduto che quello che mi è successo non lo avevo neanche lontanamente immaginato. Ora capivo perché i miei erano separati; erano troppo diversi per stare insieme. Mia madre mi ha sempre aiutato, mio padre non si è fatto più vedere. È costantemente all'estero per viaggi di lavoro, è il vicecapo nell'industria in cui lavora, e gestisce gli affari con altre ditte non australiane. Mi chiedo come il mio fratellastro lo sopporti. Ma dimentico che sono fatti della stessa pasta. Il mio fratellastro ha sempre la puzza sotto al naso, è arrogante, maleducato e insopportabile. Questo era il suo carattere l'ultima volta che l'ho visto, quattro anni fa, quando Noah era appena nato. Né lui né mio padre hanno guardato quel fagottino di poche ore con sguardo dolce o intenerito, lo guardavano disgustati, arricciando il naso.Odio sapere di avere dei legami con loro. Odio essere figlia di mio padre, tanto impeccabile sul lavoro quanto poco interessato alla sua famiglia, e odio essere la sorrelastra del mio fratellastro. Non ho neanche il coraggio di chiamarlo per nome. Mi fa ribrezzo. Ha la mia età, senonché lui è nato qualche mese prima di me, ma non ha la vitalità di un ventenne, lui ama la fama e i soldi, come il mio vecchio. Non credo che in questi quattro anni sia cambiato.
Immersa nei miei pensieri, non sentii bussare alla porta e fui presa alla sprovvista quando Michael la aprì.
"M-Michael, che ci fai qui?" chiesi, cercando di asciugare le mie lacrime.
"Ti ho visto correre su per le scale e be'... Questa è la mia camera." ridacchiò, sedendosi sul suo letto. Mannaggia a me. Ero abituata a venire in casa di Michael e ogni tanto a dormire in camera sua con lui, e probabilmente ero talmente scioccata dall'incontro con mio papà -volevo dire Daniel- che sono corsa in camera sua.
"Ah... Ehm... I-io..." balbettai, non sapendo che dire.
"Tranquilla, non fa niente, solo... Cosa c'è che non va?" mi domandò e io gli raccontai sinteticamente l'accaduto.
"Oh. Ma non c'era il tuo fratellastro C-" incominciò Michael, ma io lo fermai.
"Non nominarlo. E no, non c'era e mi è sembrato strano. È sempre insieme a Daniel." dissi, sedendomi sul letto, sempre singhiozzando.
"Però ora non parliamone. Okay?" disse lui, abbracciandomi e dandomi un bacio sulla testa. Il solito Michael.
"Va bene." dissi io, stringendolo a me.
"Ehm... Meg... Possiamo cucinare? È quasi ora di cena, sto morendo di fame." mormorò contro la mia testa. Risi e annuii.
"Okay. Andiamo a preparare qualcosa per cena. Ma dove sono Ashton e Noah?" chiesi alzandomi dal letto e trascinandolo in cucina. Non feci a tempo quasi a finire la frase, che la porta si spalancò.
"Eccoci qui!" gridò Ashton, mettendo a posto il suo giubbino e quello del piccolo.
"Ehy! Come è andata?" gli chiesi, andandogli vicino, mentre Noah si precipitava tra le braccia di Michael.
"È andata benissimo. Noah è stato bravissimo. Ho chiacchierato tutto il pomeriggio con questo mio amico, è un cassiere del negozio di giocattoli in cui siamo andati, e il piccoletto è stato tranquillo tutto il tempo seduto vicino a me! Sono rimasto senza parole. Sono orgoglioso di te, Meg, è davvero bravo." disse con un dolce sorriso in volto, mentre prendeva la mia mano e la accarezzava con il pollice, facendomi arrossire e abbassare la testa dall'imbarazzo.
"Oh, be', grazie." sussurrai, ottenendo un abbraccio da parte del riccio.
"Sappi che per qualsiasi cosa puoi contare su di me, capito?" mi diede un bacio su una guancia.
STAI LEGGENDO
Daddy ⇝ l.h.
Fanfiction❝ Piccoletto, senti: non mi devi chiamare mamma[...]. Mi devi chiamare Megan. Però non devi dirlo a nessuno. Va bene?❞ - NOT DADDY KINK - *MOMENTANEAMENTE SOSPESA* © Directionina #238 in Fanfiction il 18/01/2015