Capitolo 5

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La mattina dopo mi svegliai e non trovai al mio fianco Noah. Al suo posto, seduto sul letto, trovai Ashton che si mordicchiava un labbro intenerito probabilmente da me che dormivo.


"Buongiorno dormigliona." sorrise lui, avvicinandosi e stampandomi un bacio sulla guancia.

"Giorno. Dov'è Noah?" chiesi, il mio istinto materno pronto a farsi vivo.

Mi alzai e andai in parte a Ashton, che ne approfittò subito mettendo un braccio attorno alla mia vita, abbracciandomi.

"Sta facendo colazione. Si è svegliato mezz'ora fa ed è venuto in camera mia a svegliarmi." mi spiegò e io lo guardai confusa.

"Perché non ha svegliato me?" gli chiesi, mettendo a mia volta le mani intorno alla vita di Ashton e appoggiando la testa sulla sua spalla.

"Mi ha detto che ieri sera hai pianto fino a notte fonda e quindi voleva farti dormire ancora un po'." mi rispose. Io sorrisi intenerita al pensiero che a Noah importasse così tanto come mi sentivo o cosa provavo, nonostante avesse quattro anni era davvero intelligente.

"Quel bambino è così dannatamente intelligente." continuò il riccio ed io in tutta risposta risi. Era assurdo quanto ad Ashton importasse di quel piccoletto di mio figlio, era davvero strano.

"Già."

"Ha preso tutto dalla madre."

"Per favore, piantala. Non è vero." risposi e lui ridacchiò.

"Ed ecco qui la Megan la prima volta che l'ho incontrata." si alzò dal letto e mi portò in cucina, ridendo tra sé e sé.

"Mamma!" esclamò Noah appena mi vide varcare la soglia della porta.

"Amore di mamma, vieni qui." aprii le mie braccia e si tuffò subito tra di esse, abbracciandomi.

"Stai bene ora? Perché ieri piangevi?" chiese, nascosto tra la mia spalla e il collo.

"Non era niente di importante, ora è tutto apposto." lo rassicurai, stampandogli un bacio su una guancia.

"Mikey non si è ancora svegliato?" chiese Ashton a Noah. Il piccolo scosse la testa.

"Andiamo a svegliarlo?" domandai, con un sorriso furbo. Noah subito annuì energicamente, scendendo a terra.

Salimmo le scale e davanti alla porta di Michael ci fermammo.

"Sai cosa fare?" gli chiesi, lui annuì ancora.

"Tre, due, uno..." iniziai.

"Zio Michael! Sveglia!" urlò Noah saltando sul letto del mio migliore amico.

"Vi odio." fu quello che borbottò Michael, prima di sedersi sul letto, mettendo Noah sulle sue gambe e dandogli un bacio.

"Meg, vieni qui anche tu. Stai bene oggi?"

"Ma perché tutti sapete cosa è successo?" chiesi scocciata, non mi piaceva il fatto che tutti si facessero gli affari miei.

"Lo sappiamo e te lo chiediamo perché ci teniamo a te e vogliamo sapere cosa ti capita." disse Michael, alzandosi e avviandosi al piano inferiore, in cucina.

Sbuffai, seguendolo per fare colazione.                               

La mattinata passò bene, fino a quando il campanello suonò.

"Visto che siete impegnati in un'importante partita a FIFA tutti e tre, vado ad aprire io." dissi ad Ashton, Michael e Noah, seduti sul divano con gli occhi incollati allo schermo della televisione.

Daddy ⇝ l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora