Capitolo 15

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Dopo l'appuntamento con Ashton, andammo a casa, trovando Noah e Michael che giocavano felici.

"Piccolo, che ci fai qui?" risi, avvicinandomi a Noah e prendendolo in braccio, stampandogli un bacio sulla guancia.

"Zio Cal mi ha portato qui perché non aveva le cose per farmi dormire a casa sua" disse nascosto nell'incavo del mio collo.

"Diamine, mi sono dimenticata, scusami, piccolino" sussurrai, stringendolo di più a me.

"Troppo impegnata a pensare ad Ashy il bello, uh?" chiese Michael, ridendo. Sbuffai, non avevo voglia di rispondergli, non almeno davanti ad Ashton, avevo ben altro a cui pensare. Ad esempio, era mezzanotte e mezza e Noah era ancora sveglio.

"Meg, credo che Noah sia stanco" disse Ashton, notando che il piccolo era più tranquillo del solito.

"Sì, lo porto a letto e poi scendo di nuovo" e così feci. Salii le scale e , dopo aver cambiato Noah e avergli dato la buona notte, tornai in salotto, dove trovai solo Ashton.

"Michael?" domandai.

"È andato anche lui a dormire. A quanto pare Noah aveva molta energia stasera" ridacchiò, facendomi segno di sedermi vicino a lui sul divano.

"Per zio Mikey ha sempre le forze necessarie."

"E per zio Ash?" chiese, sporgendo il labbro inferiore.

"Anche per zio Ash ne ha sempre abbastanza per potersi divertire" sorrisi, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui subito approffitò per circondare i miei fianchi con un braccio e accarezzarmi la schiena. Poi, sussurrando un:"Ti voglio bene" mi diede un bacio sulla testa.

"Grazie Ashton per l'appuntamento. Mi sono davvero trovata bene per tutta la serata. Grazie per esserci sempre, davvero. Sai che non sono una persona che crede molto in se stessa, quindi, sappi che tu mi fai sentire bene, mi fai sentire ogni volta una persona nuova, come se non mi fosse mai accaduto niente di tutto quello che mi è capitato."

"Non devi ringraziarmi. Io sono felice se lo sei anche tu" intrecciò le nostre mani e mi fece appoggiare la testa sulle sue gambe, accarezzandomi i capelli con la mano libera.

Ashton era una delle cose più preziose che avevo, fin dal primo giorno.

-

Ero in camera mia, piangendo per l'ennesima notte di fila, ormai da cinque mesi.
Cinque mesi da quando avevo scoperto di essere incinta.
Cinque mesi da quando non ero più la ragazzina felice che ero.
Cinque mesi da quando quel lurido essere mi aveva messo le mani addosso.
Ed io non potevo fare nulla se non piangere. Il bambino che avevo dentro di me non aveva colpe, era innocente, per questo l'avevo tenuto. Anche se una volta nato fosse stato simile al mio aggressore, lui era l'ultima persona ad avere torto, questo mio ero costantemente ripetuta.
Ad un tratto, tra un singhiozzo e l'altro nella mia vecchia camera, sentii la porta aprirsi e qualcuno si avvicinò a me.
"Ehi, che succede, Meg?" chiese dolcemente quella che riconobbi subito come la voce di Ashton.
Si avvicinò a me - seduta sul letto - e passò una mano sulla mia schiena affatticata dai quei cinque mesi del mio piccolo fagiolino all'interno di me.
"È che... Dio, Calum continua a sparlare di me alle mie spalle quando in realtà tutto quello che sa sono solo le menzogne di mio padre. Ci sto così male. Perché dovevo meritarmi tutto questo?" singhiozzai ancora, abbracciandolo.
"Il destino ogni tanto vuole farci questi scherzi."
E dopo quella frase passarono circa due ore. Ashton riuscì a farmi smettere di piangere e con le sue battutte idiote mi tirò su di morale, quel poco che bastava per addormentarsi sereni.

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