Capitolo 3

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"Hai bisogno di una mano?" Michael spuntò da dietro la porta della mia camera. Io scossi la testa; non c'era ancora molto da mettere nella valigia. Non ero una ragazza che amava lo shopping; certo, non che fossi una che indossava sempre gli stessi vestiti, ma non avevo dozzine di magliette griffate che avrei indossato solo una volta.
"Sei sicura? Posso aiutarti con le cose di Noah" continuò lui.
"Okay, se proprio insisti. Quello è il suo armadio e quella è la sua borsa." dissi, indicando le cose che stavo nominando mentre gli parlavo.
"Va bene." mi sorrise e incominciò a preparare la borsa per il piccolo.
Dopo circa mezz'ora avevamo finito. Vivevo in un appartamento in un condominio con i soldi che mia madre mi dava. Adorava Noah, sapeva che quello che mi era successo non me l'ero cercato e che non l'avevo nemmeno programmato, così mi sosteneva sempre. Volevo davvero bene a mia madre, ma non potevo dire lo stesso di mio padre e il mio fratellastro. I miei genitori erano separati e a differenza di mia mamma, mio papà si era risposato. Il destino ha voluto poi che la mia matrigna morisse per malattia, lasciando il mio vecchio e il mio compagno di classe -già, io e il mio fratellastro eravamo negli stessi corsi a scuola- da soli.
Caricammo le valige e le borse in macchina, tutti i soprammobili che c'erano in quell'appartamento c'erano sempre stati e quindi tutte le mie cose le avevo prese. Avrei comunicato più tardi a mia mamma la decisione di andare a vivere da Michael e Ashton, avevo vent'anni e lei mi mi lasciava abbastanza libera in fatto di scelte e decisioni.
"C'è tutto?" chiese Mikey, mentre salivo in macchina.
"Sì, c'è tutto. Ora torniamo a casa, Ashton sarà stufo di avere tra i piedi quel piccoletto." dissi, ridacchiando. Michael scosse la testa, prima di far partire l'auto.
"Credo che sia impossibile non sopportare Noah, è adorabile." affermò lui, mentre io annuivo.
"Sembra un paradosso: grazie all'evento più brutto della mia vita è nata la miglior cosa che avessi mai immaginato. Mi ha cambiato la vita completamente, me l'ha sconvolta." sorrisi, cercando di non piangere dalla commozione. Non ero mai stata una persona molto emotiva, ma da quando avevo scoperto di essere incinta tutto era cambiato. Tutto.
"A dire la verità, Cyan, Noah ci ha sconvolto la vita: a te, a me, ad Ash, a tua mamma, ed anche a tuo padre e al tuo fratellastro. Ci posso mettere la mano sul fuoco." mi corresse.
"Michael, due cose: uno, non chiamarmi Cyan, sai che lo odio; due, mio padre e il mio fratellastro sono argomenti tabù." dissi, cercando di rimanere calma e di non irritarmi. Michael sapeva cosa mi infastidiva e sembrava divertirsi un mondo continuando a ricordarmi le cose che io odiavo.
"Oh, va bene, signorina Harrison! Non la chiamerò più Cyan e non nominerò più i suoi tanto odiati famigliari." borbottò, guardando la strada davanti a lui.
"Idiota." mormorai.
"Senti chi parla, quella che vuole andare a casa così Ashton non deve più sorbirsi Noah... Pff, so che non vedi l'ora di rivedere il tuo Ashy." rise Michael.
"Ashy? Ma fammi il piacere, non mi piace!" risi, mentre un rossore si espandeva sulle mie guance. Okay, forse lo trovavo carino.
"Bando alle ciance, siamo arrivati a casa, ma prima che tu vada a recuperare tuo figlio, devo chiederti se potresti andare a prendere qualcosa da mangiare. Abbiamo la dispensa vuota. Se vuoi ti riaccompagno a casa per prendere la tua auto." mi suggerì lui, ma io scossi la testa.
"Grazie Michael, ma credo che andrò a piedi a prendere la mia macchina. Però prima voglio entrare in casa a vedere se tutto è okay con Noah e Ashton."
Michael annuì in risposta e scendemmo insieme dal'automobile ed entrammo in casa.
"Ti voglio tanto bene Ash." sentii dire, non appena varcai la soglia della porta.
"Anch'io piccolino." rispose il mio coinquilino.
"Ho interrotto qualcosa di importante?" chiesi, raggiungendo Ashton e Noah, seduti sul divano uno in braccio all'altro.
"Mamma!" sorrise mio figlio, correndomi in contro e abbraciandomi come poteva, data la sua piccola statura da bambino di quattro anni.
"Posso andare al negozio di giochi con Ash? Per favore!" chiese saltellando intorno a me; io e i ragazzi non potemmo fare a meno di ridere alla tenera scena.
"Sì, ehm, gliel'ho proposto io. Lì ci lavora un mio amico che è da tanto che non vedo, quindi mi sono detto, hey, perché no?, e l'ho chiesto a Noah e lui ha detto di sì. Ma andremo solo se tu ci lascerai, vero piccolo?" spiegò il ragazzo riccio. Noah annuì energicamente con la testa, mentre io sospirai.
"E va bene, ma fai il bravo, okay? E metti il giubbino, di fuori fa freddo; intanto io vado a fare la spesa." dissi, guardandolo dritto negli occhi.
Cinque minuti dopo i due erano pronti per uscire.
"Ciao mamma ci vediamo dopo." mormorò Noah, mentre stringeva la grande mano di Ashton.
"Ci vediamo più tardi piccolino. Ah, Ashton." dissi, bloccando mentre usciva dalla porta.
"Cosa c'è?" chiese lui, sorridendo.
"Grazie. Grazie per stare badando a Noah, non so come tu faccia a sopportarlo, ogni volta che si affeziona a qualcuno lo tortura fino allo sfinimento, è adorabile, ma è sempre un piccola peste di quattro an-" fui interrotta dal riccio, che ridacchiava.
"Ehi, ehi, calma. Mi piace stare con Noah, non ti preoccupare." mi sorrise dolcemente accarezzandomi la guancia con il pollice.
"Okay. Ciao Ash." gli lascia un bacio su una guancia, prima di vederli scomparire dietro la porta.
"Che scenetta romantica, sembrate la famigliola felice." rise Michael, che per tutto il tempo era stato zitto.
"Sta' zitto idiota." sbuffai. "Sarà meglio che vada a fare la spesa." detto ciò mi avviai verso il mio appartamento per recuperare la mia auto.

-

Avevo appena finito la spesa e stavo caricando le borse nel baule, quando una voce si fece viva dietro di me:"Ma guarda, guarda chi c'è qui, la mia Megan."
Mi raggelai sul posto. Mio padre era qui, per una volta nella sua vita non era in viaggio per via del suo importante lavoro.
"Vattene." ringhiai. Odiavo trattare le persone male, ma mio padre aveva tutte le ragioni del mondo per essere trattato così.
"Non posso sapere come sta mia figlia? A proposito, dov'è il piccolo?" chiese guardandomi con un sorriso sghembo.
"È con Ashton." risposi fredda.
"Quel Ashton? Siamo caduti in basso, figlia mia. Come fai a frequentare elementi del genere?" chiese ancora lui e a quel punto scattai.
"Ashton e Michael sono delle brave persone, a differenza tua!" lo accusai, puntandogli il dito contro.
"Io ho un lavoro da svolgere. Non è colpa mia se io mi assumo le mie responsabilità."
"Vorresti dire che io non sono una brava madre? Che quello che mi è capitato me lo sono cercato? Sai cosa? Non ti chiamerò più papà, d'ora in poi. A presto, Daniel." conclusi, chiudendo il baule e mettendo a posto il carrello, per poi salire in auto e partire verso la mia nuova casa.
Durante un semaforo scrissi un veloce messaggio a mia mamma.
“Ma', ora sto da Michael e Ashton. Niente domande. Ho incontato papà e ci ho litigato, ancora. Ti farò sapere un altro giorno.
Ti voglio bene. Baci.„
Arrivai a casa cercando a stento di controllare i singhiozzi e di non farmi sentire da Michael che si trovava in cucina. Corsi al piano superiore, dove c'era la nuova camera per me e Noah. Mi buttai sul letto e piansi.
Un padre dovrebbe sempre capire la propria figlia, ma probabilmente mio padre non era abbastanza maturo per poterlo fare.

ALOHA
Sono felice.
Per vari motivi: sono riuscita ad aggiornare, magicamente il capitolo è ricomparso (non chiedetemi come) e poi... quasi cento visualizzazioni al primo capitolo! Wow!
Vi amo, non c'è dubbio.
Bene in questo capitolo si parla un po' della famiglia di Megan e nel finale fa la comparsa il suo caro paparino.
E poi... quanto è tenero Ashton? Lo amo quel ragazzo

Me ne vado, commentate e votate in tante!
VI AMO (di nuovo).
Addio :D
P.S.
Avvisatemi in caso di errori di battitura o se qualche passaggio non è chiaro o se manca qualche parola. Avvisatemi per ogni anomalia.
Ciaoo :*

Daddy ⇝ l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora