26 - run away, again

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«Fatti sotto, Romanoff»

«Desideri così tanto farti spaccare il naso, Barnes?»

Lottare contro il Soldato d'Inverno dava soddisfazione. Le prime volte che ci eravamo sfidati mi ero fatta sopraffare facilmente dalla sua statura e dalla sua incredibile forza, era di gran lunga l'avversario più forte che avessi mai affrontato. Inizialmente avevo tentato la tecnica che usavo con tutti gli uomini più grossi di me: farli muovere fino a farli stancare, dopodiché attaccare seriamente, ma James Barnes sembrava instancabile.

Dopo due giorni di fila che mi aveva messa al tappeto come un gattino avevo iniziato a rispondere a i suoi colpi, sfruttando la mia statura esile, e più veloce rispetto a quella di Bucky. Ora riuscivo addirittura a batterlo, anche se i nostri scontri duravano parecchio, spesso sotto gli occhi di Steve che osservava divertito la scena.

Era una decina di giorni che stavo a casa Rogers, il Capitano si era rivelato molto ospitale e soprattutto una persona sicura con cui parlare e confidarsi, e il suo migliore amico non era da meno.

Ero riuscita a convincerli a farmi uscire ogni tanto, purché travestita, per fare qualche giro di ricognizione. L'istinto di correre a casa di Bodgan Novgorod e farlo saltare in aria era forte, ma mi ero trattenuta, restando ai patti fatti con i due uomini.

Steve aveva parlato con Nick Fury, consegnandogli le analisi del mio DNA, e l'uomo ci aveva promesso che avrebbe rivalutato le decisioni dello S.H.I.E.L.D. con il comitato amministrativo.

Avevo aggiunto dei nomi alla lista sospetti infiltrati, e tra questi emergeva più di tutti quello di Adam Williams, che continuava a rifiutarsi categoricamente di accettare la rivalutazione del mio caso. Era solo una mia supposizione, e Steve diceva che era colpa del mio pregiudizio su di lui, ma io non mi fidavo per niente. Dopotutto anche un suo compagno di missioni, Rumlow, si era rivelato un traditore.

Quando invece non avevo niente da fare, cercavo di distrarmi in tutti i modi da quella che era la mia realtà di merda: avevo ripreso a studiare, finendo il programma che avevo perso l'anno prima, quando ero fuggita dal campo, e iniziai a studiare il portoghese, che sapendo parlare lo spagnolo e masticando qualcosa di francese non mi sembrò troppo impegnativo.

Steve mi consigliò di iscrivermi in università, e scelsi la facoltà di fisica, informandomi sulle rette e i requisiti necessari per iscrivermi alla NYU Polytechnic School of Engineering. Anche se la mia priorità era aiutare i miei amici, ogni tanto fantasticavo su come sarebbe stato avere la vita di una diciannovenne qualsiasi.

«Riuscirò mai a riaverlo indietro?» feci una sera nel dopocena tardi, Steve era andato a letto presto e io e Bucky stavamo condividendo una birra mentre giocavamo a Macchiavelli. L'uomo non rispose, e continuò a scrutare le sue carte nella mano.

«Io ci ho messo settant'anni a ricordare di me solo perché non avevo nessun volto che potesse ricollegarmi al passato. Lottando contro Steve, sentivo di averlo già visto, in un contesto diverso da tutto quello. Dopo un po' mi tornò tutto alla mente» disse, dopo un lungo istante di silenzio.

«Non mi ha riconosciuta. Non si ricordava di tante cose. Sapeva il mio nome solo perché glielo avevano detto per la missione...»

«Ma mi hai detto che per un attimo Bill è uscito dallo stato di trance e ha capito chi eri» io annui. Era una di quelle sere in cui la nostalgia prendeva il sopravvento su qualsiasi altra emozione, e dopo che avevo scoperto cosa stavano facendo al mio ragazzo la paura mi stringeva le viscere ancora di più.

«Non possiamo sapere cosa succederà, e quanto ci metterà Bill a riavere il controllo di sé stesso. Ma devi sperare, Hazel. Devi avere fiducia per lui. Gli hai risvegliato un ricordo, in Pennsylvania, che difficilmente riusciranno a toglierglielo dalla testa. Questo conta. E hai visto che i tuoi amici stanno bene. Andrà tutto per il verso giusto.» aggiunse slanciandomi un'occhiata piena di conforto.

INHERITANCE ~ Hazel RomanoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora