5 - "tutto qui"

451 32 6
                                    

Il professor Bartohomeus spiegava il sistema nervoso con una cadenza che avrebbe fatto addormentare chiunque. 

Hazel tentava di stare attenta prendendo appunti su un foglio che pareva un campo di battaglia, e osservava l'uomo molto brizzolato che bofonchiava qualcosa sui nervi cranici, fissando il legno della cattedra, come ignaro dei ragazzi che cercavano di seguirlo e del mondo circostante.

Senza farsi vedere Hazel prese dalla borsa i suoi schemi di matematica e iniziò a ripetere a mente i postulati e le definizioni, per prepararsi al compito di algebra che aspettava la classe l'ora dopo.

Era lunedì mattina, quattro giorni dopo le selezioni, e la rossa aveva ripreso  la sua vita di tutti i giorni, senza però la compagnia dei suoi amici, in particolare quella di Miranda e Clara, che seguivano corsi specifici a parte.

Pian piano la frustrazione per non essere stata chiamata andava scemando, ed Hazel era tornata del suo torpore abituale e nella routine di tutti i giorni, con l'aggiunta però delle riunioni notturne coi ribelli e i vari sabotaggi al campo. 

Spesso i ragazzi ricevevano occhiate sospettose dagli istruttori, che avevano iniziato a intuire chi fossero gli artefici di tutte quelle cose che andavano storte nelle ultime due settimane, ma non c'era stato ancora nessun richiamo o punizione.

Improvvisamente, si aprì la porta dell'aula ed entrò Juanlo, con in mano una cartella blu. Dopo aver richiamato l'attenzione della classe su di lui, fece una comunicazione che avrebbe in seguito svoltato la vita della rossa.

«Hazel, seguimi per favore»

la ragazza ubbidì e si alzò sotto gli sguardi della classe, poi segui l'istruttore di tiro dentro al magazzino delle armi, una costruzione solida di calcestruzzo e argilla. Aprì una porta sigillata che Hazel non aveva mai visto, e si avventurarono nel buio.


La rossa percepì subito di star scendendo sotto terra, sia dal terreno che si inclinava, sia dalla temperatura che mano a mano che camminavano diventava sempre più umida.

Mentre nella sua mente iniziavano a formarsi domande e dubbi su cosa volesse Juanlo da lei, e dove stessero andando, camminarono della totale oscurità per qualche minuto, in quel dedalo sotterraneo di cui fino a quel momento non aveva conosciuto l'esistenza.

Due minuti dopo, l'uomo aprì una porta di fronte a loro ed Hazel fu abbaiata dalla luce di una stanza. Avvertì due mani che le fermavano le braccia e una voce che la invitava a stare ferma.

 Quando la vista le si schiarì, notò che si trovava in una stanza piena di apparecchiature e oggetti quasi ospedalieri, che creavano l'atmosfera perfetta per un laboratorio di uno scienziato pazzo.

E non era da escludere che lo fosse.

«Benvenuta, Hazel. Scusaci l'accoglienza brusca, ma era necessario per la sicurezza.»

Fece Alan Constant, mentre sedeva ad una scrivania bianca al fianco della Cartas, che sorrideva gelida.

«Come mai sono qui?» chiese Hazel cercando di mantenere un tono cortese.

«Come avrai notato, non eri nella lista dei selezionati, quattro giorni fa. Questo perché noi sappiamo che tu hai qualcosa di particolare.»

La ragazza perse immediatamente la pazienza, e sbatté il pugno sul tavolo, venendo subito bloccata dai due omoni che la trattennero dall'alzarsi in piedi.

«Sono stufa di enigmi. Perché non mi avete mai chiamata, perché sono qui e cosa diavolo ho che non va? Vorrei avere risposte.»

Mantenendo il suo tono pacato, Beatrix Cartas rispose ad Hazel, prendendole la mano spellata dal vento tra le sue, perfettamente curate.

INHERITANCE ~ Hazel RomanoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora