La linea di terra all'orizzonte lentamente iniziava a confondersi con cielo, sbiadendo nella luce rossastra del crepuscolo. Accarezzavo distrattamente la clessidra sul braccio, vagando tra i miei pensieri. Il battello era salpato quella mattina all'alba da Barranquilla, in Colombia, e sarebbe arrivato a New Orleans tra quattro giorni. Ci avevo messo quasi due settimane ad attraversare l'America da Puerta de Plata, viaggiando solo di notte e nascondendomi di giorno. Sentivo che qualcuno era sulle mie tracce, potevo quasi sentire il fiato degli inseguitori soffiare sul mio collo. Per questo ero inquieta. Sul battello ero in trappola, senza via d'uscita, e spesso mi sorprendevo ad osservare i passeggeri intorno a me e a spiarli, come per capire se potessero rappresentare una minaccia. Osservai la scia di schiuma sotto la balaustra a cui ero appoggiata, e l'acqua sempre più scura alla luce del tramonto, e mi decisi a tornare in camera.
Chiudendo la porta dentro di me mi concessi due lunghi minuti al buio, tentando di svuotare la mente, ma nulla: i demoni continuavano a parlarmi e sussurrare nella mia testa.
«Basta» dissi ad alta voce. «lasciatemi in pace»
finalmente accesi la luce, e mi ritrova davanti al mio riflesso nello specchio. Quando quella mattina ero entrata per la prima volta nella stanza, ero rimasta turbata dalla mia stessa immagine, che mi fissava torva. Era da quando avevo lasciato Garmarinda che non mi vedevo in uno specchio, e forse era meglio così. Mi facevo paura.
Mi sfilai la maglia, scoprendo il mio fianco bendato. Le garze erano sporche di sangue.
Non riuscivo a capire perché l'emorragia non si fosse mai completamente fermata: continuavo a perdere gocce di sangue dalle ferite, nonostante tutti i rimedi che avevo provato. Presi dallo zaino le bende pulite e tolsi quelle vecchie per cambiarle. A poco piò di dieci centimetri dall'ombelico in orizzontale, c'era un foro circolare, che divideva i muscoli dell'addome. Stava iniziando a rimarginarsi, mentre i tre fori dietro la schiena non davano segno di miglioramento, e la pelle lacerata aveva un colore grigiastro. Sperai con tutto il cuore che non si fossero infettati, altrimenti sarebbero stati guai seri.
Afferrai la forbice delle bende e mi guardai i capelli, lunghi e rossi fino alla vita: gli ultimi cinque centimetri erano crespi e pieni di doppie punte, così iniziai a spuntarli; finché come in trance feci un taglio drastico all'altezza delle ascelle. Mi osservai allo specchio. Quella Hazel mi guardava meno con tono accusatorio, e avevo guadagnato anche qualche anno in più.Due notti dopo, mi svegliai sudata dopo un incubo. Cadevo nel vuoto, e mi schiantavo a terra nel buio più totale, come sempre. Guardai l'orologio: le due di notte. Tentai di riaddormentarmi, ma il sonno non dava segni di arrivare, così tanto valeva vestirsi e alzarsi. Proprio mentre infilavo i vestiti sentii dei passi dal corridoio. Mi bloccai, e appoggiai l'orecchio alla porta. I passi venivano dal corridoio a sinistra, e si avvicinavano felpati verso la mia porta. Nel silenzio più assoluto cercai una delle pistole nel mio zaino, e mi appostai dietro alla porta.
Come avevo sospettato, i passi si fermarono davanti alla mia porta. Qualche istante di silenzio, poi sentii la serratura scricchiolare. Trattenni il respiro, e la porta si aprii senza emettere un suono. Vidi una figura entrare nel buio della mia stanza. Aveva una pistola in mano, e mi diede le spalle voltandosi verso il mio letto. Come un'ombra gli balzai addosso, puntandogli la pistola alla giugulare.«Ti conviene stare zitto e immobile» ringhiai sommessamente.
«Cosa hai intenzione di fare? Spararmi e far sentire il rumore a tutto il Mar dei Caraibi?» ridacchiò quello con voce roca. Così estrassi il coltello a serramanico di Miranda e glielo puntai al collo.
«Non mi serve sparare. Prova ad urlare che ti ritrovi con la gola tagliata»
lo incalzai ed uscii in corridoio. Nascosi la pistola nella tasca dei pantaloni e presi l'uomo per un braccio, puntandogli il coltello nel fianco, in modo da sembrare due persone normale agli occhi delle telecamere. Raggiunsi il ponte di poppa, che per mia fortuna era deserto, e spinsi l'aguzzino sulla balaustra.
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INHERITANCE ~ Hazel Romanoff
FanfictionHazel, una ragazza senza passato, scappa dal guscio che per 15 anni l'ha tenuta prigioniera, e andrà in cerca di se stessa e delle sue origini. Supererà ostacoli, affronterà le sue paure più profonde e sarà messa alla prova da ardue sfide, senza ne...