27 - ribellioni

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Miranda si allacciò le stringhe delle scarpe, con movimenti lenti e precisi. Osservò di sbieco i suoi compagni di camerata: su ognuno di loro il B.E.A.R. aveva avuto effetti diversi. A lei avevano aumentato in modo quasi esponenziale tutti i suoi cinque sensi.

Aveva l'udito e la vista di un gatto, e odori e sapori facevano quasi esplodere le sue papille gustative e le ghiandole nel naso. Sentiva che il suo corpo assimilava qualsiasi cosa in minor tempo, e le avevano detto che sarebbe invecchiata in tempi molto più lunghi. Riusciva a tenere a mente il motivo perché era lì e chi le aveva fatto questo. Le scosse al cervello su di lei non avevano fatto effetto, continuava a mantenere il controllo su sé stessa.

Ma non era così per tutti. Gli unici oltre a Miranda che erano ancora completamente padroni di loro stessi erano Camille e Garrow Rohensson.

Bill tra i dieci era quello messo peggio. La Cartas e Constant l'avevano distrutto a livello psicologico, sapendo che era lui la mente delle ribellioni passate. A volte sembrava uno zombie, e parlare con lui era quasi impossibile. Lui doveva solo obbedire agli ordini.

Gabriel era messo meglio, e Miranda ce la stava mettendo tutta per farlo rimanere con sé. Ogni tanto dimenticava cose che aveva fatto, o si perdeva nel vuoto cercando di capire chi era, ma Miranda gli ripeteva le solite cantilene che lo facevano tornare in sé.

Ienaria ed Edward Height erano stati distrutti quasi come Bill, e i coordinatori del campo avevano fatto leva sull'antipatia che il gruppetto di Iena aveva nei confronti dei ribelli, ma lentamente i compagni di camerata stavano come stringendo uno strano rapporto, basato sull'incertezza che provavano e sulle comuni disgrazie. Tutti odiavano i loro addestratori per ciò che li avevano fatto.

Miranda aveva paura. Per la prima volta nella sua vita, non sapeva come quella storia sarebbe andata a finire. Erano soli da mesi, sottoposti agli allenamenti intensivi e agli esperimenti dell'I.A.H.P., e dopo la sortita in Pennsylvania non c'erano state più notizie di Hazel. Bill stava sempre peggio, e la ragazza faceva fatica a far rimanere lucido Gabriel. E anche lei stessa doveva richiamare tutta la sua forza di volontà.

Entrò nel quadrato di combattimento e iniziò a fasciarsi le nocche, preparandosi a sfidare un avversario. Sotto lo sguardo compiaciuto della Cartas si stretchò gli avambracci, tenendo gli occhi fissi sulla porta da cui sarebbe arrivato il secondo sfidante.

Quel giorno non avrebbe sfidato un altro tra le Mani Nere, ma un campione esterno. La porta si aprì ed entrò uno che Miranda riconobbe come un'agente dell'I.A.H.P.: più alto di lei di una decina di centimetri, indossava un giubbotto anti proiettile e combatteva con un bastone elettrico. Sarebbe stato divertente.

Senza aspettare nemmeno il "via" del supervisore Miranda si lanciò all'attacco: schivò per un pelo il bastone del suo avversario, e sentì la sua pelle rizzarsi a quel contatto ravvicinato, così intuì che la prima cosa da fare era disarmarlo.

Provò a tirare un calcio ma l'elettricità di quell'arma la raggiunse e cadde a terra tremando. L'effetto fortunatamente svanì dopo pochi istanti e Miranda rotolò su un fianco evitando un'altra scossa, poi si rialzò recuperando il controllo. Il suo secondo attacco andò meglio: sfruttando lo sbilanciamento del suo avversario gli saltò addosso, disarmandolo definitivamente.

Con un colpo alla nuca era già a terra. Il combattimento era durato cinquantasette secondi, e Miranda ne uscì vittoriosa. Come al solito.

«Ben fatto Morneed» commentò la Cartas, e al solo udire la voce della donna la canadese si portò la mano alla tempia, dove stava il chip che poteva controllarla.

Le era stato impiantato poco dopo averle iniettato il B.E.A.R., e funzionava sia come localizzatore che come emanatore di impulsi nel cervello. Bastava che i ragazzi infrangessero qualche regola e avevano dieci secondi di agonia con scosse elettriche nella testa, non sufficienti per uccidere una persona, ma causavano confusione e tantissimo dolore.

INHERITANCE ~ Hazel RomanoffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora