Fu l'odore latente dei medicinali, che aleggia in qualsiasi angolo di un qualsiasi ospedale, la prima cosa che mi arrivò quando ripresi conoscenza. Mi parve di emergere da un mare di nebbia, con la mente che non riusciva a focalizzare un pensiero compiuto mentre sprazzi di immagini mi passavano davanti agli occhi chiusi, senza suono né senso logico. Mi concentrai sul respiro, perché in quel momento mi sembrava la cosa più sicura, fra tutte le altre che mi ballavano intorno, e l'unica che mi aiutasse a mantenere la calma. Sentivo qualcosa che mi costringeva tutto il busto, un braccio e una gamba, mentre un dolore sordo iniziava a farsi sentire in ogni cellula del corpo. Fu quello a darmi la sveglia definitiva. Come un sipario che si apre, ricordai. La pioggia, i fanali, il clacson, la strada.
David. Serrai ancora di più gli occhi già chiusi, nel sentire la fitta di dolore puro e assoluto che mi trapassò il cuore da parte a parte nel momento in cui ricordai del motivo dell'incidente. Il tradimento di David. Due lacrime iniziarono a scorrere lente e indisturbate sulle mie guance, mentre tutti i tasselli del colloquio con lui emergevano dalla nebbia e turbinavano nella mia mente come schegge impazzite, senza una logica. Su tutto emergevano i suoi occhi che supplicavano che lo ascoltassi e che, mi accorgevo solo in quel momento, in quel letto di ospedale, non avevano neanche per un istante smesso di guardarmi come se fossi stata davvero qualcosa di importante per lui.
Perché non lo avevo lasciato parlare? Perché avevo lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento? Dolorante, ammaccata e mezzo intontita dai farmaci e dai postumi dell'incidente, in un istante di lucidità capii di avere sbagliato tutto, quella sera. Per quanta rabbia potessi avere avuto in corpo, avrei dovuto riflettere e permettergli di dirmi la sua verità... e solo dopo decidere.
Con una certa fatica, aprii gli occhi e mi guardai intorno. Ero in una normale stanza d'ospedale, avvolta nella penombra quieta delle ultime ore della notte. Alla mia sinistra una macchina, a cui ero attaccata, indicava il mio battito cardiaco. Alla mia destra c'era una flebo probabilmente di un qualche medicinale che mi impediva di essere sopraffatta dal dolore. Non avevo idea dell'entità delle mie ferite, ma dalla quantità e dal livello delle fasciature dovevo essere messa non proprio benissimo. La mia testa, peraltro, funzionava ancora bene, quindi non potevo essere troppo grave, mi dissi... In quel momento, fra tutti i pensieri che si accavallavano uno sull'altro, mi sorpresi a continuare a pensare che in tutta la mia vita non avevo mai vissuto una tale altalena di emozioni come negli ultimi dieci giorni. Neppure la scomparsa dei miei genitori, per quanto mi avesse segnato, non aveva causato terremoti devastanti perché ero già abituata da tempo a vederli pochissimo e vivevo da sola a Londra da un pezzo. Era stato sempre tutto così... normale, fino al tradimento di Jack. Prima lo studio, poi il lavoro, poi il fidanzato, niente aveva scalfito il mio equilibrio, né aveva portato la mia vita fuori dai binari ben segnati su cui stava scorrendo placidamente. A rivederla in quel momento, mi pareva che fosse appartenuta a un'altra persona. Ero cambiata di più negli ultimi dieci giorni che in tutto il percorso precedente a essi.
Con molta cautela, per non provare troppo dolore, voltai la testa verso la finestra e rimasi immobile a fissare la luce tenue che filtrava attraverso le fessure degli scuri socchiusi
Avrei voluto parlare con un dottore per capire quanto gravi fossero le mie condizioni, da quanto fossi ricoverata e se e quando avrei potuto tornare a casa... avrei voluto vedere se c'era qualcuno ad aspettarmi, là fuori. Se c'era David. Mi comparve davanti agli occhi l'immagine del suo viso terreo mentre cercava di parlare e di spiegarmi, di farmi ragionare quando la mia rabbia aveva preso il sopravvento e mi aveva impedito di pensare e agire con ragionevolezza. Aveva ragione, naturalmente, avrei dovuto fermarmi e lasciarlo spiegarsi, in fin dei conti era arrivato apposta fino a Londra per farlo, avrei dovuto riconoscergli almeno quel merito e consentirgli di dirmi la sua verità. Magari mi avrebbe potuto fornire una spiegazione che avrebbe messo le parole di Jack sotto un'altra luce.
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10 giorni
ChickLitDopo avere scoperto il tradimento del fidanzato Jack Gahan a poco più di un mese dal matrimonio, Evangeline Mayers si trova a Parigi, disperata e senza speranze per il futuro, a dover gestire la fine della sua relazione e di tutto ciò in cui credeva...