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La luce morbida del sole di fine pomeriggio illuminava il soggiorno, rendendo quella stanza ancora più accogliente. Era tutta nei toni del beige e del bianco, con un grande divano che troneggiava nel mezzo e pochi altri mobili e suppellettili sapientemente disposti qua e là. Dalla finestra, posta sulla parete opposta alla porta di ingresso, si intravedeva la sagoma della Tour Eiffel, quasi evanescente per effetto dei raggi del sole che si riflettevano sul vetro.

Feci un passo all'interno della stanza e assaporai il vago profumo di lavanda che proveniva da un vaso fiorito posto in un angolo vicino alla porta d'ingresso. Parigi, finalmente. Chiusi la porta dietro di me e, per l'ennesima volta, ringraziai con il pensiero Séline per essere venuta in mio aiuto quando non sapevo dove sbattere la testa dopo la rottura con Jack. Per la prima volta, da quando lo avevo sorpreso a tradirmi, non mi sentivo più come un ammasso di pezzi scomposti di una foto stracciata ed era la sensazione che più mi spaventava in assoluto. Avevo sempre avuto il bisogno quasi fisico di sentirmi a posto, in ordine, che ogni cosa nella mia vita fosse nella casellina giusta, avevo lavorato a lungo per arrivarci.  Ma Jack aveva preso il mio bel castello mentale e lo aveva fatto volare dalla finestra e ora io annaspavo. Nonostante quello, avevo fatto uno sforzo immane per mantenere tutto entro canali il più normali possibile, avevo impedito a me stessa di crogiolarmi nel dolore causato dalla disillusione e dall'amore tradito. Non ero ancora riuscita a chiudere anche Jack in fondo alla mente e al cuore, ma ce l'avrei fatta. Una cosa ero stata capace di fare, quello sì. Non avevo pianto, né per lui, né per le speranze deluse, né per la mia vita andata in pezzi.

Un primo accenno di normalità e ordine si fece strada nel mio cuore, mentre osservavo le piccole cose di quella stanza che la facevano inequivocabilmente classificare come "di Séline": alcune foto, una parete intera adibita a biblioteca straripante di libri, quaderni per appunti impilati sul tavolino di cristallo posto di fronte al divano, schizzi a matita e disegni colorati a metà. C'era anche un po' di me stessa, lì dentro. La me stessa in vacanza durante l'università, quando il futuro era chiaro e pianificato, non un buco nero ignoto e spaventoso.

Camminai lentamente per la stanza, provando a recuperare le sensazioni di quando ero stata lì ed ero ancora la solita Evangeline con la solita vita rassicurante. Non ci riuscii. Però giurai a me stessa che ne sarei venuta fuori, avrei cancellato lui e tutta quella brutta faccenda, non mi sarei spezzata. Essere riuscita ad andare via, a non sottostare alla pressione esagerata a cui mi avrebbe sottoposto Jack se fossi rimasta, era un primo passo.

Mi sedetti sul divano, con lo sguardo perso oltre il vetro della finestra da cui si vedevano i tetti di Parigi, e chiusi gli occhi stremata. Senza che me ne accorgessi, come in un film scorsero nella mia mente le immagini di ciò che era successo e che mi aveva portato lì, per quei desiderati e necessari dieci giorni di pausa prima della tempesta.

*

"Non esiste che io esca di casa, né tu puoi obbligarmi a farlo" esclamò Jack, dopo che ero rientrata e lo avevo trovato, anziché in procinto di andarsene, tranquillamente seduto sul divano, il mio divano, a guardare qualcosa di non meglio identificato alla televisione. Mi ero immobilizzata e lo stavo fissando, incapace di dire parola per le troppe cose che avrei voluto rovesciargli addosso. "Ho sentito il mio avvocato, ci incontreremo fra poco più di dieci giorni per definire le cose" proseguì gelido, forse irritato dal mio silenzio.

"Quali cose?" riuscii a dire, con voce per fortuna ferma e decisa, come sempre. Lo stavo guardando in viso e improvvisamente mi resi conto di avere di fronte un estraneo, non il solito Jack. Quest'uomo dall'espressione di pietra e dallo sguardo insondabile non era neppure parente dell'uomo che avevo conosciuto io. Quello che amavo e che dovevo sposare. Un pensiero improvviso mi attraversò la mente e vi mise radici: mi ero innamorata di un uomo reale o di un'idea? Era lui a essere cambiato o ero stata io che mi ero sempre inconsciamente rifiutata di vedere le cose come stavano? Deglutii a vuoto, terrorizzata dalla risposta. La mia vita era stata tutta una menzogna, fino a quel momento?

10 giorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora