25.

2.2K 103 15
                                    

Passarono parecchi secondi, durante i quali non riuscii a pensare ad altro che non fosse il fatto che la sera successiva, a quell'ora, con ogni probabilità sarei stata a casa mia nella capitale inglese, intenta a discutere con la mia amica avvocato la strategia migliore da tenere durante l'incontro del giorno successivo.

Guardai gli abiti di David che stavo indossando e pensai alle ultime ore. Era tutto così assurdo. Da quando ero arrivata a Parigi, il mio cuore era stato sulle montagne russe per arrivare finalmente a quietarsi fra le braccia di David, perché sapeva di essere arrivato a casa.

Con quella telefonata, invece, mi sembrava di essere entrata in una bolla delicatissima. Cosa sarebbe successo, se me ne fossi andata su due piedi? Cos'avrei trovato, al mio rientro? Andare via ora avrebbe rovinato ciò che stava nascendo fra noi? Non ne avevo idea e questo mi faceva paura.

Eppure, il primo passo per costruire qualcosa di nuovo era chiudere le porte rimaste aperte sul passato e farlo il prima possibile.

Non avevo scelta. Dovevo tornare a Londra il prima possibile.

Respirai a fondo, la decisione presa. Per poter ripartire, l'unica cosa che potevo fare in quel momento era focalizzare tutte le energie sul problema più impellente. Cioè che io, di solito così previdente e meticolosa nel preparare le cose e non lasciarmi sfuggire il più piccolo particolare, non solo non avevo niente di pronto per partire, ma non avevo neppure uno straccio di biglietto aereo per poterlo fare. Per non parlare della totale assenza di voglia di allontanarmi da Parigi... Ma non c'erano alternative. Dovevo mettermi subito alla ricerca e risolvere il problema "biglietto" immediatamente.

Mi voltai e, con lo sguardo, scandagliai il soggiorno alla ricerca del padrone di casa, ma non vidi nessuno. Evidentemente era ancora in cucina. Un sorriso amaro spuntò sul mio viso, quella sera stava andando tutto a rovescio. Mi conoscevo bene... per il momento, la serata con David si doveva interrompere. A parte il fatto che l'umore mi si era guastato ancora di più all'idea di dover fare le cose così di corsa, finché non avessi sistemato tutto per la partenza ogni mio pensiero sarebbe stato dedicato a quello.

Sbuffai, detestavo le situazioni contorte e questa lo era diventata un po' troppo. Presi in mano il cellulare, mi sedetti sul divano e mi immersi subito nella ricerca di un volo per Londra per la mattina successiva. Ero talmente concentrata, che non mi accorsi di David fino a quando non lui si sedette accanto a me con uno dei suoi migliori sorrisi sornioni stampato sul viso, che mi arrivò dritto al cuore. Era splendido. Come avevo fatto a rifiutare per così tanti anni l'evidenza del fatto che quell'uomo aveva su di me un effetto dirompente? E perché la situazione non poteva essere normale, in modo da poter godere della reciproca presenza senza altri pensieri? E perché io non ero una di quelle persone in grado di gestire tutto al meglio e viversi il momento presente, comunque e senza pensieri?

"Hai una faccia... ti ha turbato così tanto la tua amica, con quella telefonata?!" Esclamò nel notare la mia espressione tempestosa, e mi attirò a sé, mettendo un braccio attorno alla mia spalla "Ti ho interrotta, cosa stavi facendo?"

Respirai a fondo. "Séline mi ha detto che l'incontro è stato anticipato. Devo trovare assolutamente un volo per domani mattina, ma..." mi bloccai. Non era così che avrei dovuto dirglielo.

Si allontanò da me e mi fissò a lungo, in silenzio, il viso del tutto inespressivo. Alla fine, disse solo "Aspettami qui". Si alzò di scatto e si diresse verso la cucina. Pochi secondi dopo lo udii parlare fitto fitto in francese e mi venne in mente quando pochi giorni prima, in pochi minuti, aveva risolto il problema della lavatrice. Stava facendo lo stesso? Incuriosita, mi alzai a mia volta e attraversai il soggiorno, non senza accarezzare lievemente lo splendido pianoforte a coda mentre passavo di fianco a esso.

10 giorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora