5.

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"La porta di ingresso era aperta", disse lui con un sorriso da schiaffi, quasi a rispondere a una mia muta domanda.
In quel momento non mi importava un accidente di  come fosse arrivato lì, il dato che contava era che non stava venendo in mio aiuto, anzi.
"Cosa fai lì impalato? La pianti di fissarmi e vieni ad aiutarmi, invece?" berciai fra uno spruzzo e l'altro, vedendo che David non accennava a muoversi dal punto in cui si trovava, al riparo dagli schizzi e ancora del tutto asciutto.

Il sorriso divertito divenne ancora più evidente, a quel punto. "Dovrei?" chiese serafico, senza il minimo accenno di movimento. "Non si sta mica male qui, sai... e poi è interessante osservare come l'inappuntabile Evangeline Mayers risolve una crisi idraulica. Non ti facevo così..."

Non seppi mai come avrebbe voluto continuare la frase, perché nell'udire il tono canzonatorio e, soprattutto, nel notare che quell'impossibile persona non aveva la minima intenzione di venire a darmi una mano, non ci avevo visto più e gli avevo lanciato addosso la prima cosa che mi era capitata. Nella fattispecie, un asciugamano fradicio. Il quale, per qualche miracolo, gli era piombato sulla faccia bloccandogli il discorso e bagnandolo tutto.

"Così impari a prendermi in giro in un momento del genere!" urlai soddisfatta. Poi la mia attenzione si rivolse di nuovo verso il tubo che continuava a sputare acqua senza tregua, così ebbi appena il tempo di vedere che David, con un movimento fin troppo rallentato, si toglieva quella pezza dal viso impietrito e iniziava a muoversi risoluto verso di me. Ma ero troppo presa dalla necessità di arginare la falla per preoccuparmi di quello che stava facendo lui, così ebbi appena il tempo di rendermi conto che era arrivato vicino a me, che sentii le sue mani afferrarmi ai fianchi e sollevarmi di peso come se fossi un fuscello.

Un secondo dopo ero in ammollo per terra, atterrata con molta poca grazia sul sedere nella pozza d'acqua che ormai si era allargata in quasi tutto il bagno.

"David!" gridai furibonda e cercai di alzarmi per andargli vicino a dirgli quello che si meritava. Solo che le piastrelle bagnate non vanno d'accordo con movimenti bruschi e poco accorti, così mi trovai di nuovo per terra, stavolta a faccia in avanti.

"Mayers, ti consiglierei una piscina. È più gratificante che cercare di nuotare in quattro centimetri d'acqua." Udii quelle parole e la risata che aveva sottolineato il mio secondo scivolone senza vedere l'espressione del viso di David ma non ce n'era bisogno. Lo scherno era così evidente che non serviva. Mi montò una tale rabbia, acuita da tutto quello che mi era capitato nei giorni scorsi, che senza una parola mi alzai da terra, incurante del fatto di essere bagnata fradicia e impresentabile, e senza indugio mi diressi verso di lui, che mi aveva voltato le spalle e si era appena tolto il giaccone per dare un'occhiata alla lavatrice che continuava imperterrita nel suo lavaggio. Anche lui si trovava con i piedi nella pozza d'acqua per cui, senza pensarci troppo, mi avvicinai facendo meno rumore possibile con l'intenzione di dargli una spinta per farlo cadere.

Solo che quel demonio se lo aspettava, per cui nell'istante in cui lo toccai per fare ciò che avevo in mente, si girò di scatto e mi afferrò con una presa salda per bloccarmi. Io però reagii d'istinto per cercare di liberarmi ma lui rafforzò la presa e il risultato di quella colluttazione fu che perdemmo l'equilibrio entrambi e piombammo a terra vicino a dove il getto d'acqua fuoriusciva dal tubo.

Per qualche istante nessuno dei due si mosse, senza fiato. Poi misi a fuoco la situazione e il tempo si fermò. Eravamo a terra, bagnati fradici, avvinghiati e con i visi a pochi centimetri l'uno dall'altro. La sensazione di quel corpo solido così vicino a me mi colpì come un pugno nello stomaco. Per la prima volta da che lo conoscevo, e mio malgrado, mi resi conto della sua prestanza fisica e del magnetismo di quegli occhi neri che mi fissavano sornioni.

"Che foga, cognatina... ci sono posti più comodi di un pavimento" disse con quel sorriso pigro che detestavo con tutto il cuore, ma che in quel momento contribuì solo a fare sentire ancora di più la sua vicinanza e la scabrosità della situazione. E che il mio corpo, mio malgrado, reagiva e apprezzava fin troppo il tutto.

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