5 "Non voglio più giocare con te"

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Milano









Bianca
Un paio di giorni dopo sono sempre in struttura e sto badando alle attività pomeridiane.
Walter oggi non è in turno,aveva la febbre e ha preso qualche giorno di ferie. Beato lui.
Io oggi sono particolarmente stanca e stressata,non so spiegarmi il perché. Insomma,lavoro ma ho i weekend liberi e diciamocela tutta:non lavoro in miniera. La notte però,riesco a dormire appena quattro ore se sono fortunata. Il mio sonno è costantemente massacrato da incubi e pensieri che non mi fanno stare tranquilla.

Lorenzo dal tavolino insieme all'amico mi saluta non appena mi vede. Gli altri pazienti si stanno muovendo per la stanza alla ricerca di qualcosa di interessante con cui passare il tempo. La struttura offre vari strumenti: radio,giornali,fogli, libri,carte e anche degli acquarelli.
Come ben potete immaginare quel tenerone di Lorenzo ha preso una radiolina che,tiene vicino all'orecchio per sentire le ultime notizie.
Qui dentro non ci sono televisori quindi,l'unica maniera che loro hanno per rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo è ascoltando le radio.
Controllo che tutti i ragazzi abbiano preso un oggetto e che stiano lavorando,appurato ciò,mi siedo con i due ragazzi che mi aspettavano da tutto il giorno.

Stamani essendo da sola ho impiegato un sacco di tempo nel servire le colazioni, così tanto che Lorenzo è stato aiutato dall'amico a mangiare. Poi sono arrivati i ragazzi delle consegne del cibo e guai se una donna prova a portare una di quelle scatole dentro perché non è abbastanza forte. E allora in due,ben piazzati intendo,hanno impiegato quaranta minuti. Ed io lì,come una spiona ad osservarli senza poter fare nulla se non scrivere la lista del materiale.

Finalmente dopo cinque ore in cui,nemmeno ho bevuto dell'acqua,riesco a sedermi accolta dal sorriso genuino di Lorenzo.

"Ciao ragazzi"

"Ciao Bianca"

"Bonjour madame"

Sorrido caldamente ai due,mentre il moro mi indica che sta ascoltando qualcosa di estremamente importante alla radio,io focalizzo la mia attenzione sul castano.
E siamo sempre punto e a capo:intorno a me i suoni sono lontani,il profumo di pulito del pavimento non esiste più,non sento nemmeno più il legno ruvido del tavolino. Non sento più niente perché i miei sensi sono esplosi quando ho alzato lo sguardo,incontrando il suo.

"Stai bene?"

Bianca mi stupisci con queste domande intellettuali,chissà cosa potrà risponderti questo povero cristiano! Ma sei proprio stordita,mamma mia!

"Sì,dai. Domani ci tagliano i capelli e io sinceramente non voglio...amo perdutamente il mio nido di rondini"

Alza gli angoli della bocca,facendo una specie di sorriso.

"Tu,stai bene? Mi sembri pallida oggi..."

Io mi maledico mentalmente poiché stamani la crema idratante e il mio solito filo di trucco sono andati nell'aldilà.
Mi sono svegliata in ritardo,appena in tempo però per prendere il tram e correre in struttura che era già un subbuglio.

"Sono solo stanca..."sospiro mentre l'unica cosa che vorrei ora con tutta me stessa è un letto sul quale dormire dodici ore di fila "...partitina a carte?"

"Sai giocare?"

"Strano che un uomo lo chieda...di solito date per scontato che noi donne non sappiamo giocare..."

"Gli uomini là fuori sono bestie feroci assetate di pregiudizi...io mi nutro di passione, niente altro"

Il tono della voce con cui lo dice è incredibilmente basso,vero e sensuale. Lorenzo è ancora distratto dalla radiolina ringraziando il cielo.
Io abbasso lo sguardo,prendendo il mazzo di carte e mischiandole fra loro.

Mio padre mi ha insegnato a giocare a carte: durante il periodo della scuola elementare, lasso di tempo nel quale non aveva ancora trovato un impiego fisso, nei pomeriggi noiosi e senza stimoli, mi portava con se' al bar del paesino sempre gremito di uomini anziani che si tenevano compagnia l'un l'altro. E così imparando anche qualche parolaccia, tornavo a casa con un bagaglio pieno di trucchetti per vincere o barare ( sì, lo ammetto) e vincere.

"Briscola?"

"Signorina, allora se ne intende davvero.."

"Sono sincera, non dico mai le bugie"

"Persino Dio mente, è un peccato che anche noi comuni mortali possiamo concederci..uno dei più noiosi fra l'altro.." sistemo le care sul tavolo ed iniziamo a giocare "...non trovi che il peccato sia rivoluzionario?"

Io rimango perplessa mentre noto un dettaglio che fin'ora mi era sfuggito: un tatuaggio oserei dire "pacchiano" che decora la mano sinistra del giovane dinanzi a me. Rimango ferma a fissarlo, mentre noto le mani ben curate, le dita lunghe e le vene in risalto nonostante non ci sia alcuna pressione in atto. Ho un certo feticismo per le mani maschili: ci sono uomini che non se le curano per niente e no, non sono affatto affascinanti.

"Sei strana oggi, non rispondi nemmeno a quello che ti chiedo..." sbuffa. Io mi riprendo e mi affretto a sistemare un paio di parole in ordine nella mia mente da poter dire.

"Sì...sì io non credo in Dio quindi diciamo che il peccato lo sostengo, basta che non violi la libertà di nessuno"

"Nemmeno io credo in Dio...." posa una carta sul tavolo, aspetta una mia mossa "...quanti anni hai?"

"Diciotto....tu?" elimino una carta dal mazzo, facendola scivolare sulla tavola

"Vent'otto" risponde mentre con una rapida mossa pone un'altra carta sul tavolo

"Sei furbo nel gioco..." affermo mentre osservo il mazzo di carte che ho in mano.

Lui dal suo canto sorride, mentre una sua mano passa fra i suoi capelli e li scompiglia ancora di più, facendo scattare in me una voglia immensa di imitare il suo gesto. Poi mi punta con lo sguardo, avvicina le mie mani alle sue, entrambe ancora con i mazzi in mano. Ed io...io inizio ad esistere. Qui, in questa dimensione che lui stesso crea e inconsciamente mi trascina all'interno. Non ho mai provato sensazioni simili ma, penso che siano pochi gli uomini capaci di mantenere questi mondi paralleli vivi. E siano ancor meno coloro che decidono di condividerli con qualcuno di totalmente sconosciuto perchè obiettivamente, seppur io abbia già letto la sua cartella, io per lui sono una perfetta sconosciuta.

"La furbizia è un'arte che si impara col tempo..."sospira mentre teatralmente pone tutte le sue carte sul tavolo, vincendo in maniera scioccante "...un po' come l'arte d'amare le donne"

Io sbatto per qualche istante gli occhi, mentre mi tiro in piedi sotto lo sguardo confuso di Lorenzo e sistemo la divisa da lavoro.

"Non voglio più giocare con te"

Psycho (Irama Plume)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora