11 "Chi fa la spia non è figlio di..?"

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Milano























Bianca

Non ho  chiuso occhio tutta la notte. L'incontro con Filippo ieri mi ha stravolto e travolto in una maniera che mai avrei immaginato. La nebbia che avvolgeva il giardino ha reso il tutto più magico mentre lui, calmo ha voluto sapere chi sono. Gli ho spiegato qualche caratteristica ma, essendo timida ho detto proprio qualche frase buttata lì. Lui di sè non ha esposto nulla se non qualche luogo in Milano dove andare a passeggiare se mai prenderò un animale domestico. Quindi ho solo compreso che fin da bambino ha sempre vissuto in questa città ma nient'altro.

A me è bastato per iniziare ad utilizzare la fantasia e viaggiare con la mente, immaginando di un giorno forse, camminare in quei luoghi mentre beviamo un caffè lungo e guardiamo l'alba. Magari anche insieme a Lorenzo, perchè no!

Nonostante non abbia chiuso occhio ho un'energia interna pazzesca che non deriva dal caffè, ma da penso, le farfalle nello stomaco che da ieri mattina mi mandano in pappa il cervello. Se penso che questo è l'effetto che ho a causa dei suoi occhi, non immagino altro perchè forse rinchiuderanno me in un manicomio: matta per amore.

Sul tram non penso ad altro se non al suo sguardo: quelle iridi che ieri mi hanno dato tutta la loro attenzione.  Mi hanno fatto sentire come se davvero per una volta, qualcuno fosse interessato alla mia storia. Cammino, immaginando il cemento come zucchero filato, io quasi lo percepisco appena. I miei piedi posso paragonarli ad ali d'angelo, capaci di farmi volare.

Arrivo in struttura, mi cambio e vado in sala da pranzo ma con stupore noto che ne Filippo ne Lorenzo sono seduti al loro tavolo. Mi avvicino così a Walter chiedendo spiegazioni.

"Buongiorno Walter...sa per caso dove sono i pazienti della cella 13?"

"Oh buondì..." sorride mentre posa una ciotola di cibo davanti ad alcuni utenti "...il direttore li ha chiamati nel suo ufficio mezz'ora fa.  " rimane sul vago mentre io so che non me la racconta buona.

"Per quale motivo?"

"Ah io non lo so, avranno combinato qualche casino"

"Posso andarli a prendere per fare colazione?"

"No" risponde lapidario sorpassandomi e lasciandomi come una biglia in mezzo ad un campo d'erba.

Fino a mezzogiorno i due non tornano dallo studio ed io rimango sospetta nei confronti del mio collega che ogni giorno diviene sempre più cupo e ambiguo. Ormai non mi fido più nemmeno quando mi avvisa che va in bagno perchè sono certa che non vada dove dice. Sotto questa struttura c'è di più, qualcosa che potrebbe aver a che fare con la corruzione se non con questioni ancora più gravi.

Ormai è sera ed il mio turno è quasi terminato, sinceramente ho perso la speranza di vedere i due giovani ma, ringraziando il destino, scorgo Lorenzo e l'amico che entrano in stanza.

Velocemente li seguo mentre con la coda dell'occhio Lorenzo mi nota e lascia la porta socchiusa. Entro mentre noto i due che mi sorridono come se avessero visto la Madonna in Terra.

"Bianca...gioia mi sei mancata" sorride il moro venendo in contro e abbracciandomi

"Oh tesoro.." lo stringo mentre l'altro si siede sul suo letto e osserva la scena con tenerezza

"Vi ho aspettato tutto il giorno...state bene?" Chiedo mentre mi siedo sul letto accanto a Lorenzo.

"Sì... è rimasto qualcosa da mangiare?" Chiede ingenuamente il moro guardandomi con dolcezza.

"Aspettate qui,vado a prendere qualcosa dalla cucina" sorrido

In dieci minuti sono di ritorno in stanza con due pagnotte. Purtroppo era tutto ciò che sono riuscita a raccattare senza dare nell'occhio.

Torno nella camera,mentre uno è sdraiato sul letto con la Bibbia sul petto,l'altro gioca con un fiammifero che crea storie tramite le ombre sul muro scrostato e macchiato dalla muffa.

"C'era solo questo ragazzi...mi dispiace" mormoro,dando il cibo ai due che voracemente iniziano a mangiare.

"Cosa vi hanno fatto in ufficio?" Chiedo mentre siedo accanto a Lori e alla sua amata Bibbia.

"Ci hanno portato in due stanze diverse:a me hanno chiesto di compilare un foglio sul quale c'erano delle domande strambe come se conoscevo da differenza fra un gatto e un cane...sono in un manicomio ma non sono ritardato!" Sbotta il moro mentre l'altro prende parola.

"A me invece hanno iniziato a fare domande orali davvero ambigue: sulla sessualità più che altro no? Cioè,se trovo appassionante due donne che si baciano,due uomini che fanno sesso....ma poi delle richieste assurde cioè ma ti sembra che troverei eccitante toccare un bambino?" Domanda ancora scioccato,gesticolando.

"Anche a me hanno fatto quelle domande...che storia!" Esclama Lori,finendo il suo pezzo di pane.

"Secondo me vogliono imbottirci di stronzate per farci dimenticare le violenze e le assurdità che ci stanno facendo passare qua dentro" propone Filippo,sdraiandosi sul letto e accendendosi una sigaretta con il fiammifero.

"Io penso invece che lo stiano facendo perché magari chiuderanno la struttura e devono dividere i pazienti sani da chi non lo è..." ipotizzo,facendo spallucce.

"Se fosse così ci ucciderebbero;sappiamo troppe cose che possiamo denunciare una volta usciti da qui e a loro non conviene..." risponde Lorenzo.

"Ma a loro alla fine non frega un cazzo se denunciamo o meno. A loro importa che la loro azienda rimanga pulita e piena di commenti positivi... altrimenti vanno in fallimento" aggiunge Filippo.

"Appunto per questo se denunciamo non conviene a loro..." Ribadisce Lori

"Voi comunque avete risposto sinceramente giusto?''

"Certo!" rispondono in coro con ovvietà.

Rimaniamo per vari secondi in silenzio, mentre Lorenzo si alza e va in bagno, io rimango sola con Filippo che si alza e viene sedersi sul letto dell'amico, accanto a me.

"Ciao madame.."

"Filippo"

"Stai bene?" chiede in un sussurro mentre si accende una sigaretta ed il fuoco illumina i suoi occhi e li rende ancora più vivi.

"Sì, tu?"

"Sinceramente stavo meglio l'altra mattina con te..." ammette mantenendo la sigaretta fra l'indice ed il medio, posando la mano sotto il mento.

Ed io lo guardo, con la consapevolezza di avere gli occhi a cuoricino: sorrido imbarazzandomi e ponendo le mie mani sul volto. Lui ridacchia, rimanendo nella sua solita posizione, io da sotto le dita lo spio sentendo il cuore precipitare sotto l'esercito di farfalle che marcia da qualche giorno nel mio stomaco.

"Anch'io, devo ammettere..." sospiro mostrando nuovamente il mio volto.

"Domattina vuoi tornare nel labirinto per una chiacchierata mattutina? Però mettiti la giacca che altrimenti muori di ipotermia..." sorride, buttando lì sul tavolo del destino un po' delle sue sensazioni.

"Va bene, porto anche dei dolcetti, così facciamo colazione insieme" sorrido, mentre lui spegne la sigaretta sul pavimento e guarda le sue scarpe. Arrossisce leggermente, mentre io dietro quest'uomo di quasi trent'anni, inizio a vedere un meraviglioso ragazzo di diciott'anni.

Psycho (Irama Plume)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora