NON È DIFFICILE CHIEDERE

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Al distretto, il commissario fa una smorfia a Jason quando lo vede. Non aveva preso in minima considerazione ciò che gli aveva detto, solo un giorno prima. Stronzo.

"Mi scusi, signor Taylor, non potevamo sapere che..."
"Che di solito non racconto balle!"
Gli tiro la frecciata.

Lui fa un mezzo sogghigno imbarazzato.

"Comunque è finita bene!"
"Non per merito vostro sicuramente!"
"Calmati Jason!" Mi dice Joy premendomi un braccio.

"Calmarmi? Quel Bastardo avrebbe potuto farti del male!"
"Non è successo. Grazie a te."
"Appunto. Non certo grazie a loro."
"Ha ragione signor Taylor ma dobbiamo seguire un protocollo."
"Un protocollo del cazzo direi!"

Joy si alza dalla sedia, guarda fuori dalla vetrata dell'ufficio e in fondo al corridoio, c'è il Bastardo ammanettato, scortato da due agenti.

"Scusi, posso sapere il suo nome?"
Chiede seria Joy. Ha un espressione vuota, panicata.

"Non siamo tenuti a..."
"Cazzo, cosa sta dicendo? Avremo pur il diritto di sapere chi è il Bastardo che avrebbe potuto ucciderci."
"Commissario, voglio solo il nome. Non mi interessa il cognome!"

Perché? Perché le interessa?

"No cazzo, io voglio sapere tutto di quel Bastardo. Se dovesse uscire ancora mi troverà pronto. Lo perseguiterò con la legge, e lo farò rinchiudere a vita."
"Si calmi signor Taylor. Non si preoccupi, ha già vinto un biglietto di sola andata in prigione. Ha troppe accuse sulla sua testa, non ha rispettato il coprifuoco ed era in libertà vigilata, possesso di armi, violenza, tentato omicidio..."
"...Comunque il suo nome è Owen, Owen Moore"

Joy sbianca, e il suo cuore accelera, lo noto visibilmente dal movimento della sua maglia. Non dice però una parola. Chiedo io allora.

"Come ha fatto ad uscire per buona condotta?"
"Sembra che suo padre sia una persona molto influente, e che abbia le mani impastate un po' ovunque. Conosce persone influenti, poi...si trattava di tentato stupro, allora senza precedenti."

Joy torna a sedersi, è pallida. Non so cosa darei per farle cancellare i ricordi di ieri sera.

"Comunque, tornando a noi, dovete firmare la deposizione di stanotte. Leggete e ditemi se ci sono modifiche da fare, altrimenti firmate e siete liberi di andare."

Non vedo l'ora di uscire da questo posto. Mi alzo dalla sedia, e con l'aiuto delle stampelle lasciamo l'ufficio del commissario.
Stanno aspettando l'ascensore i due agenti e Owen, il Bastardo, non smetterò mai di chiamarlo così.
Cazzo, mi avrà accoltellato una gamba, e inclinato una costola, ma non è che lui sia rose e fiori. L'ho conciato male. Ha la faccia gonfia e ancora sporta di sangue che ha perso dal naso rotto.
Si volta verso di noi e sogghigna incazzato.
Joy si blocca, lo guarda come fosse un fantasma. È rimasta scioccata dopo ieri sera. Prendo la stampella con la mano del braccio che appoggia sull'altra, e la abbraccio.

"Va tutto bene, Joy, non potrà più farti del male!"
"Lo so, andiamo, ci aspettano Rider e Jess fuori."


Stanno mangiando un gelato che Rider ha comprato dall'Ice Cream Van postato dall'altro lato della strada.
È grande e grosso, ma è più bambino di Jess.

"Ma lo sai che sono le 11:00? Poi non mangia più niente?"
"Figurati, per un gelato?"
"Non metto in dubbio la tua di fame, ma lui è piccolo e pesa tanto quanto un tuo braccio!"

Rider si mette a ridere poi guarda Jess.

"Jess, è buono il gelato, vero? Mangialo tutto che diventerai grande e forte come me."
"Anche come Jason?"
Chiede Jess con la bocca sporca di gelato.

PRENDERE O LASCIAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora