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Guardai il ragazzo indicare l'altro che era intento a giocare col bambino;  Povero bambino, non immaginava che fanatico che era il fratello.

"Che carino però" mormorò Kel, guardandolo e poi guardando me e Mel guardarla male.

"Che ho detto" borbottò, alzando le spalle e mettendo il broncio.

Guardai il cantante che mi fissava maliziosamente, bastò quel sorriso a farmi togliere le buone intenzioni dalla testa e farmene arrivare altre, per nulla rassicuranti.

"Sera, volete un autografo, foto?" domandò il cantante, sorridendo e mettendo l'iphone sul tavolo, per poi alzarsi e fissarmi con i suoi occhi color caramello; Molto belli, solo che odiavo i tipetti come lui, che credeva di essere chissà chi, per poi giocare con la ragazza e portarsela al letto per poi il giorno dopo lasciarla andare.

"No, ho la carta igienica, non mi serve il tuo foglio volevo solo ridarti questi" risposi, dandogli i biglietti sotto al naso, mentre con la coda dell'occhio notai le mie amiche ridacchiare e il ragazzo accanto a Justin guardarmi sorpreso.

"Tesoro, lo so che vuoi una foto con me, ma che non lo dici perché vuoi fare la preziosa" mormorò il cantante, fissandomi con quei occhi caramello e passandosi la lingua sulle labbra.

Ma faceva davvero?

Cioè si credeva che siccome era un cantante, ora chiunque lo vedesse vorrebbe delle foto.

"non sono preziosa e se lo sarei, tu saresti l'ultimo con la quale la farei, tieniti i biglietti, ciao" ringhiai, buttandogli i biglietti sul tavolo e girandomi, seguita dalle mie amiche, che dovevano aiutarmi a mantenere la calma, e mi avviai finché non mi sentii fermare per un polso.

Il mio cuore si gelò, il mio corpo s'irrigidì e la mano calda, grande e forte di colui che mi manteneva il polso iniziava a farmi bruciare la pelle, terrorizzandomi.

Ecco, succedeva ogni volta che qualcuno mi toccava.

"Lasciala stare" ringhiò Mel, facendomi girare ed incontrare lo sguardo confuso del cantante, che mi guardava come se avessi tre teste; Aveva ragione, non era colpa sua, lui non aveva fatto nulla, ero io che ero una ragazza impossibile. E non ne andavo fiera.

"Scusa" mormorai, abbassando lo sguardo e facendo un passo indietro, toccando con l'altra mano il polso, la quale aveva toccato.

"Tieni, te li regalo, è una specie di scusa a qualcosa non fatto" disse, dandomi i biglietti e guardandomi, con la speranza che l'accettassi.

"Porti qualcuno, tua sorella o tuo fratello" continuò, vedendo il mio sguardo indifferente.

Lilly, potevo portare lei che lo amava.

"Ok" dissi, prendendo i biglietti ed alzando lo sguardo, guardando e bloccandomi.

I suoi occhi, potevano essere così magnetici?

"Andiamo" disse dolcemente Kel, prendendomi per il braccio e portandomi via, lontano da quei occhi magnetici.

Arrivati in auto scendemmo, ignorando le domande di mia madre la quale mi chiedeva cosa avevo; Ero strana, mi sentivo strana ma non potevo farci nulla.

Entrai in casa, salendo direttamente al piano superiore, ed entrando in camera mia, lasciando la porta aperta, visto che stavano salendo anche le ragazze.

Perché? Perché doveva capitare a me?

Io non volevo essere così, non volevo essere quella "strana".

Dance with me, forget the rest.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora