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Il viaggio è stato silenzioso e snervante, Megan non ha spiccicato parola ed io ero in ansia perchè non potevo controllare il cellulare e capire cosa avessero scoperto i paparazzi.
Appena siamo scesi ho controllato e tutti i siti erano pieni di foto mie e sue in spiaggia, in mare e alla SPA, fortunatamente lei aveva il volto coperto in tutte e questo mi ha rasserenato perché viene ancora chiamata "ragazza fantasma", c'è mancato davvero poco.
La sto aspettando davanti ai bagni femminili, ci stiamo cambiando con gli stessi indumenti con cui siamo partiti, mi manca il caldo, il sole e il mare, tornare in città con il freddo pungente e le giornate grigie mi sta facendo venire voglia di prende un altro aereo che ci porti in un altro posto esotico senza avvisare nessuno.
Il cellulare emette una vibrazione, un messaggio da mia sorella:

-Vi aspettiamo fuori, coprila! Qui c'è la fine del mondo.

Serro la mascella e appena Meg esce le avvolgo il corpo con il mio giacchetto.

-Tieniti il cappuccio sulla testa e non alzare lo sguardo per nessuna cosa al mondo.

Lei mi guarda con i suoi occhioni ed io mi sento tremendamente in colpa per averla cacciata in questa situazione, annuisce e con una mano si tiene giù il cappuccio mentre con l'altra prende il manico della valigia, la stringo a me mentre camminiamo e dalle vetrate si vede la orda di paparazzi che scattano con flash e giornalisti con videocamere e microfoni.

-Merda.

Dico tra i denti, la ragazza si stringe di più a me e dopo aver fatto un respiro profondo apro i battenti e mi spingo tra i corpi ammassati che ci sommergono di domande, oltre quel mucchio di gente trovo il suv di mio fratello e la mano di mia sorella che si agita per farci segno, mi sbrigo a passare tenendo Megan stretta a me.
Arrivati all'auto apro lo sportello per farla entrare e Josh scende per aiutarmi con i bagagli, dopodiché entro anche io e mio fratello al posto di guida parte facendo rombare il motore per far scansare i paparazzi che si sono piazzati davanti al cofano.

-Tieni il cappuccio.

Dico alla ragazza al mio fianco che si stringe a me.

-Avete detto di essere in luna di miele?

Urla mia sorella fuori di sè.
Mio fratello ride come un matto mentre guida immettendosi nel traffico.

-Potevate dire di essere in vacanza, ma non in luna di miele!

Continua ad urlare mia sorella.

-Alex, ho i vetri oscurati, può togliersi il cappuccio.

Megan scuote la testa e continua a starmi vicino.

-Dove vi porto?

Mi chiede Josh, Marta sta digitando qualcosa sul cellulare in modo frenetico.

-A casa mia, se ci stanno seguendo e portiamo Megan a casa sua potrebbero scoprire dove vive.

Lui annuisce e proseguiamo in silenzio.

-Stai bene?

Chiedo a Megan che annuisce, le accarezzo la schiena da sopra il giacchetto e appena arriviamo davanti al cancello in ferro battuto della mia villa scendiamo e salutiamo al volo i miei fratelli, una volta dentro casa la ragazza non dice nulla, non si muove e resta all'ingresso, deve essere sotto choc...

-Meg, lo vuoi un thè?

Lei alza la testa rivelando la cornice di capelli mossi che le ricadono intorno al volto e due grandi occhi ambrati luminosi per via delle lacrime che sta trattenendo, annuisce solamente ed io non potendo starmene come uno stornzo a guardarla mi avvicino e la stringo tra le mie braccia, lei mette la testa sul mio petto e le sue mani mi afferrano due lembi della maglietta stringendoli, sento il tessuto sul petto bagnarsi e il suo corpo venire scosso da singhiozzi trattenuti.

-Mi dispiace, è tutta colpa mia!

Lei scuote la testa e mi avvolge la vita, quel contatto mi provoca un vuoto nel petto e la stringo con più forza, poi le tolgo il mio giacchetto dalle spalle e vado ad oscurare i vetri delle vetrate, lei va in cucina dove si siede su uno dei sgabelli e resta in silenzio guardando un punto fisso nel vuoto.
Metto su l'acqua e appena bolle la verso in due tazze di ceramica nere, poi immergo le bustine di Twinings e porto una tazza a lei, prendo anche la zuccheriera e due cucchiaini, lei mi ringrazia con voce flebile e avvolge le mani sulla ceramica calda.

-Come ti senti?

Lei alza me spalle mentre si versa un cucchiaino di zucchero nel thè e comincia a girare facendo tintinnare l'acciaio contro la ceramica.

-Ora meglio... è stata una sensazione orribile.

Annuisco mentre resto a debita distanza poggiato sul ripiano della cucina.

-Vuoi qualche biscotto?

Lei finalmente incontra i miei occhi e mi sorride appena annuendo, prendo dalla credenza dei biscotti alla vaniglia con gocce di cioccolato e glieli porgo, lei con mani tremanti apre il pacco e ne immerge uno per metà prima di metterlo tra i denti e mangiarne un pezzo, sorrido nel vedere i suoi modi da bambina così simili ai miei, mi rilasso e mi avvicino per prenderne uno.

-Come fate a gestire tutta questa ansia?

Alzo le spalle mentre mastico e prendo un sorso di thè facendomi scappare una smorfia, troppo bollente e senza zucchero fa schifo, così mi avvicino al tavolo e intanto parlo.

-Mio padre riusciva a gestire tutto, aveva delle guardie del corpo che impedivano ai paparazzi di assalirci, io e i miei fratelli non condividevamo questa cosa, ci sentivamo troppo diversi in quelle occasioni, così appena siamo cresciuti abbiamo iniziato a muoverci per conto nostro, papà non la prese bene.

Lei annuisce guardandomi ed io mi siedo di fronte a lei, il suo cellulare squilla e quando risponde una voce fina e preoccupata arriva fino alle mie orecchie, lei si scusa con un gesto e si allontana uscendo dalla cucina.

-Sto bene mamma, tornerò tra poco... no... si tranquilla... non c'è bisogno... a dopo.

-Ti chiamo un taxi?

Le chiedo appena rientra in cucina, lei sospira e annuisce mentre beve il thè.

Salutarla è stato difficile, è stato simile ad un addio, probabilmente dopo quello che è successo non mi contatterà più e non posso darle torto, è difficile stare con qualcuno che non ha privacy e che per ogni cosa che fa si scatena tutto il paese.

Mando un messaggio a Cassandra avvisandola che domani mattina sarò in ufficio e che può anticiparmi qualche appuntamento, andando in salotto trovo sul tavolinetto al centro dei divani una pennuta USB, la prendo e la inserisco nel PC, mi appaiono una serie di foto di me e Megan in acqua mentre facevamo le immersioni, io sono completamente preso da lei, alcune volte ci guardiamo come se fossimo una coppia, le foto con la tartaruga mi strappano una risata, soprattuto quella in cui le faccio il dito medio e lei finge di essere offesa. Era solo qualche giorno fa ma a me sembra già passata una vita...

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