Mangiamo sull'isola della cucina uno di fronte all'altro in religioso silenzio, ho scoperto che Megan ha origini Italiane come me e il pranzo che ci ha preparato consiste in un piatto di pasta al pomodoro fresco, un'insalata con mozzarella, noci e carote sfilacciate ed in fine due scaloppine al limone. Mentre mangiamo la osservo ma come se i suoi occhi fossero stati chiamati dai miei lei alza lo sguardo, mi sorride con quell'aria da bimba che ultimamente mi piace più del dovuto, chissà quanto sono morbide le sue labbra... scaccio immediatamente quel pensiero e le sorrido a mia volta.
-Di dove sono i tuoi parenti Italiani?
Provo a chiederle per tenere occupata la mia mente.
Manda giù il boccone di carne e beve un sorso d'acqua, la sua gola che fa su e giù mi scatena un guizzo nei pantaloni, non ti ci mettere anche tu!-Sono tutti di Roma ma durante l'estate si sparpagliano per Ponza, Latina, Terracina e Circeo, quindi l'estate cerco di passarla il più possibile con loro visto che amo il mare.
Annuisco, abbiamo i parenti anche nella stessa città... è quasi inquietante, sembra la mia copia femminile...
-Anche i miei parenti, da parte di mamma, sono di Roma. Però non ho mai avuto modo di andarci, sono loro che salgono per le festività da noi...
Annuisce e i suoi occhi si illuminano.
-Potremmo fare anche una vacanza a Roma allora!
Annuisco lentamente, ipnotizzato dai suoi occhi e da quelle labbra disegnate, che voglia pazzesca di baciarla.
Dopo pranzo mi metto a lavare i piatti mentre lei torna di là a lavorare, potrei benissimo caricare la lavastoviglie ma devo far calmare i piani bassi perchè con il pantalone della tuta si vede tutto, quindi con pazienza e determinazione a non pensare a nulla che possa eccitarmi, lavo piatti e pentole.
Trovo Megan completamente sdraiata a pancia in giù mentre scarabocchia qualcosa su qualche foglio, i suoi jeans aderenti le fasciano tutte le curve, quel sedere sodo e tondo, le cosce che hanno l'aria di essere morbide e affusolate... mio Dio ma cosa mi prende? Sembro un ragazzino alle prime esperienze.
Mi siedo incrociando le gambe e mi sbrigo a posizionare i documenti per nascondere il rigonfiamento, tra un appunto e l'altro l'occhio mi cade alla mia destra, dove la ragazza completamente allungata si mordicchia la penna concentrata a leggere i documenti. Sembra così piccola... un dubbio mi sorge.-Meg
I suoi occhi si voltano immediatamente al suono della mia voce, la penna ancora tra le labbra e gli occhi fissi nei miei.
-Quanti anni hai?
-Venticinque
La sua risposta immediata mi insospettisce, inarco un sopracciglio e incrocio le braccia al petto.
-Meg?
La ragazza sbuffa e si sdraia a pancia in su con i documenti sul viso, la carta attutisce le sue parole ma sono abbastanza udibili.
-Ad Aprile venticinque.
Sorrido, ne ha comunque troppi rispetto a quelli che dimostra, annuisco e torno a lavorare.
-Alex
Dopo un po' la sua voce mi chiama, è ancora sdraiata sulla schiena e il suo sguardo è fisso sul soffitto.
-Secondo te...
Aspetto che continui ma scrolla le spalle e torna a sorridermi
-Nulla, non è importante.
I suoi occhi sono più lucidi e le sue pietruzze dorate brillano, che stesse per piangere? Il pensiero mi fa stringere il cuore e la voglia di prenderla tra le braccia è quasi impossibile da trattenere... ragazzina cosa ti turba?
Finiamo, contro ogni aspettativa, tutti i documenti, così per rilassarci ci vediamo un po' di televisione, optiamo per una telenovela stile americano comica, ridiamo alle battute mentre sgranocchiamo pop corn e patatine, Meg si è seduta al mio fianco e le nostre mani si sfiorano ogni volta che prendiamo una pop corn dalla ciotola posta sulle sue gambe, non sembra farci caso e a me non dispiace.
A disturbarci è il suo cellulare che dallo zaino emette la suoneria preimpostata, leggendo il nome sullo schermo il suo volto si incupisce, si scusa ed esce in veranda.
La curiosità prende il sopravvento e senza accorgermene sono vicino alla finestra ad origliare la conversazione, so perfettamente che non dovrei ma è già la seconda volta che la vedo con quel l'espressione davanti al telefonino.-Non ti voglio più sentire...non sono affari tuoi... ma la smetti...potevi pensarci prima... un errore? Cazzo ma ti senti quando parli? Un errore?... Mark le tue scuse puoi tenertele non voglio più avere a che fare con te... cristo santo te la sei scopata, non è stato un errore... e dimmi sei inciampato e il cazzo é finito proprio dentro di lei? Ma vaffanculo!
Resto non poco sorpreso dalle sue parole ma torno velocemente sul divano in tempo per quando torna in salone, si rimette sul divano al mio fianco, sembra più tesa e noto che ha smesso di mangiare.
-Successo qualcosa?
Sospira ma scuote la testa.
-E meglio che vada, devo finire di studiare... alcune cose...
Capisco che sta mentendo ma decido di non trattenerla, mi alzo e la accompagno alla porta dopo che si è rimessa le scarpe, sulla soglia mi saluta con due baci alle guance e prima che possa voltarsi le prendo il polso.
-Mandami un messaggio quando sei arrivata a casa.
I suoi occhi si spostano da me alla mia mano intorno al suo polso, poi annuisce e se ne va, seguo la sua figura finchè non oltrepassa il cancello di ferro ed entra nella sua macchina. Sospiro e chiudo la porta, la casa ora sembra vuota, triste e il cuore mi si stringe. Mi sono affezionato alla ragazzina in tempi record.
La serata la passo da solo e non mi è mai pesato così tanto, faccio la doccia, sistemo lo svago che mi sono permesso dopo tanto tempo e impilo i vari documenti che mi ha lasciato Megan per poi andarmi a coricare a letto, sotto le coperte il sonno non accenna a venirmi, ma qualcos'altro si aziona... qualcosa che per tutto il giorno mi ha fatto tribolare, così con passo svelto mi chiudo in bagno a fare ciò che non facevo da moltissimo tempo.
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Travel with me
ChickLitAlexander, uomo ricco di famiglia, ha necessità di uscire per un po' dagli schemi opprimenti e svagare dal lavoro. Non avendo però amici che possano accompagnarlo un giorno gli viene organizzato un appuntamento al buio. Cosa accadrà durante questa a...