Moving on

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Capitolo 11

Moving on

We got a way of living life

If they can’t get down

Well we don’t need them around

Hogwarts, giugno 2013.

Quasi due mesi.

Quasi due mesi dall’ultima volta che la voce di Tethy Berenice Juno si è rivolta a lui.

Quasi due mesi da un bacio.

Quasi due mesi da un abbraccio.

Quasi due mesi così lontani tra di loro.

Lui la vede che cammina per i corridoi, la vede in compagnia di Calum o di Michael o di Emily e non osa avvicinarsi, non osa fare un passo nella sua direzione, ma, dentro di lui, la voglia di prenderla, portarla con sé in un posto isolato è tanta, troppa.

La guarda camminare, la guarda studiare, la guarda vivere la sua vita senza di lui, senza di lui al suo fianco, senza di lui a farne parte.

E la cosa lo tortura come non mai: è inconcepibile, è orribile, non può essere tutto vero, sta sognando, è bloccato in un incubo, un incubo dove lui non può parlarle, dove lui non può toccarla, dove lui non può baciarla.

Luke Hemmings è sull’orlo della disperazione, poco gli importa se si sta parlando di una Mezzosangue: per lui, si sta parlando di Tethy, la sua Tethy, sua e di nessun altro, colei che è riuscita a travolgerlo, a farlo sentire in colpa, a farlo sentire così male di fronte al suo silenzio e alla sua differenza.

Luke non riesce a concentrarsi, ha sempre mille pensieri rivolti solo a lei, ha sempre mille preoccupazioni nei suoi confronti, arriva sempre a fine giornata con il mal di testa a forza di pensare a lei, a forza di domandarsi cosa stia succedendo nella sua vita.

Quando la vede parlare con un altro studente, gli sale la rabbia, sente male all’altezza dello stomaco, peggio di una pugnalata, sente il bisogno di avanzare verso di lei e spingere via quella nullità che le sta rivolgendo la parola, perché solo lui è destinato a lei, solo lui è meritevole del suo sorriso, della sua risata divertita, dei suoi occhi che brillano perché è di buon umore.

Eppure non lo fa.

Eppure non trova mai il coraggio sufficiente ad avvicinarsi.

Qualcosa lo blocca ancora, qualcosa lo tiene lontano: quel “qualcosa” è l’onore, l’orgoglio, il suo essere Serpeverde, il suo essere un Purosangue perfetto che non si abbassa a certi livelli, che non abbasserà mai la testa di fronte a una briciola Mezzosangue e pure Grifondoro.

Il suo orgoglio è la causa del suo male.

L’anno scolastico sta per finire, fino a settembre non rivedrà più Tethy, resterà senza i suoi occhi blu, senza il suo sorriso dolce per molto, molto tempo: come fare? Come sopravvivere? Domande alle quali non osa rispondere perché sa benissimo a quanto dolore sta per andare incontro.

«Hemmings! Che stai facendo?» lo richiama una voce, una mano gli si appoggia sulla spalla: Ashton.

L’amico fissa il punto che lui stesso sta guardando, appoggiato ad una colonna sotto il portico, guarda un punto abbastanza distante da lui, in giardino, guarda Tethy, seduta con Calum, che parla, gesticola, sorride.

«Ancora quella lì? Luke sei fissato insomma. Vuoi importunarla ancora?» domanda maligno, l’amico non osa neanche rispondergli.

«Tu dovresti studiare per gli esami, Ashton» lo riprende, dato che lui è all’ultimo anno e dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di prendere in mano qualche libro, invece di fissarli da lontano.

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