All that matters

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Capitolo 17

All that matters

Maybe you could be the light 
That opens up my eyes 
Make all my wrongs right 
Change me


Brighton, 25 dicembre 2013. Natale

Neve.
Tutto quello che Tethy vede non appena si alza dal letto è neve bianca, ovunque.
È tornata a casa alle sette del mattino da Hogwarts, ha corso come una matta per riuscire a tornare in tempo, dalla sua famiglia: Natale è una delle feste che più ama, sta insieme alla sua famiglia, non se lo sarebbe perso per nessuna ragione al mondo, la cena di Natale poi, preparata da sua madre e da sua zia, è qualcosa di davvero unico e speciale.
E poi c’è la neve, c’è la neve a rendere tutto così perfetto: non può desiderare un Natale migliore di questo.
Nelle vene scorre ancora l’adrenalina della notte appena passata, nella mente ci sono ancora quelle immagini così nitide, immagini di lei e Luke al ballo, immagini di lei e lui che si baciano, ma soprattutto, nella sua mente rimbomba il suono di quelle parole che tanto sognava: Ti amo.
Luke gliel’ha detto davvero.
Luke ha detto che la ama, lo ha fatto per davvero, ha ancora i brividi al solo pensiero, ha ancora un sorriso da autentica sciocca in viso, un sorriso che non passa inosservato, tanto che quando si alza, a mezzogiorno passato, e scende le scale verso la cucina, suo cugino Michael sembra averla già capita.
«Qualcuno è felice, a quanto pare» sorride alla piccola Clifford, andandole incontro per abbracciarla. «Ben tornata, piccina» sussurra al suo orecchio, facendola accomodare.
«Dai, racconta, che ha combinato Luke stavolta?» chiede curioso, come se fosse una ragazza, e, mentre la cugina lo fulmina con lo sguardo, la madre di Tethy si volta verso la figlia con sguardo di chi si è davvero perso qualche particolare.
«Tethy Berenice Juno, devo essere informata di qualcosa?» chiede infatti la signora Clifford, ricevendo come risposta gli occhi spalancati della figlia, accompagnati dal rossore delle sue guance.
«Ti racconto io, zia, ci sarà da ridere e lo zio… potrebbe arrabbiarsi!» la prende in giro Mike, cominciando a parlare a raffica, nonostante la cugina urli contro di lui, incitandolo a tacere, a farsi gli affari suoi, ma si sa: Michael Clifford ha sempre la meglio.

La famiglia Clifford alle nove in punto, è al completo: come piccola ospite aggiuntasi c’è la cara Emily che, logicamente, siede tra Michael e Tethy, come se fosse colei che deve calmare i due cugini in caso di rissa improvvisata; il padre di Tethy vicino a sua fratello, il padre di Mike e le rispettive mamme vicine per scambiarsi i soliti discorsi da mamme: i figli, la scuola, la cucina, la casa, discorsi troppo distanti ai più giovani lì presenti.
«I tuoi capelli sono davvero belli Tethy, dovevi farti bionda molto tempo prima!» si complimenta Emily, toccandole una ciocca di capelli, facendo arrossire la ragazza e scatenando un po’ di gelosia da parte di Michael, che si affretta a farle notare la sua camicia nuova di zecca messa per l’occasione.
«Sei bello anche tu amore mio» gli dice dolce, baciandolo appena sulle labbra.
«Chi vuole il dolce?» chiede la mamma di Tethy, richiamando l’attenzione generale e, logicamente, tutti i presenti alzano la mano, rendendo felice la donna: il suo dolce è uno dei migliori, non si può proprio concludere una cena senza di questo.
La mamma di Tethy si alza per raggiungere la cucina, seguita anche dalla figlia che non ha proprio voglia di fare da terza incomoda al cugino Michael.
Mentre si avviano, sentono un rumore strano proveniente da fuori, rumore che sembra il motore di una macchina, ma viene dall’alto, non può essere una macchina, loro sono tutti arrivati, nessuno gira mai per quella via.
Il rumore, però, non cessa.
«Vado io a vedere, tu vai in cucina» si offre la mamma di Tethy, sorridendole e avviandosi alla porta d’ingresso.
Ma la giovane Clifford, non fa in tempo a varcare la porta della cucina che la voce della madre la richiama, facendola quasi sobbalzare e avanzare verso di lei con passo nervoso e pesante.
«Mamma che succ…» non riesce a domandare, perché quello che vede davanti ai suoi occhi è una macchina, sospesa in aria, che piano piano scende verso terra, parcheggiata perfettamente, lasciando madre e figlia sbalordite, incredule e senza parole, non è esattamente da tutti i giorni vedere una macchina volante.
Ma per Tethy non è da tutti i giorni ritrovarselo davvero qui.
«Buonasera» dice la sua voce profonda, mentre scende dalla macchina, la solita sicurezza che lo caratterizza, chiude la porta solo dopo aver recuperato qualcosa e si avvicina loro a testa alta.
«Buonasera, signora Clifford» saluta nuovamente, porgendole la mano «E Buon Natale» ; la donna, ancora senza parole, porge la sua, stringe appena la presa, guarda negli occhi quel ragazzo mai visto prima.
«Sono Luke Robert Hemmings» si presenta infine, volgendo poi lo sguardo verso la sua Tethy «Ciao, piccola Clifford» sorride quasi dolcemente, mentre le due donne che ha davanti agli occhi continuano a non sapere cosa dire.
«Disturbo?» chiede lui titubante, risvegliando l’animo da perfetta donna di casa della signora Clifford «Ma certo che no, signor Hemmings! Prego, venga avanti» e Tethy vorrebbe ucciderla: Luke ha la metà o forse più, dei suoi anni, e gli dà del “lei”? No, non deve farlo, questo è orribile.
«Signora Clifford, mi dia pure del “tu”, non si preoccupi» e meno male che Luke ha imparato a capire i messaggi di Tethy con un solo sguardo.
«Affare fatto, ma chiamami Daphne, “signora Clifford” mi rende così vecchia» scherza ancora la donna, trascinando il giovane dentro casa, prendendolo sotto braccio e facendo balzare il cuore di Tethy fuori dal suo petto: Luke odia il contatto umano!
Ma è troppo tardi per intervenire, dato che Daphne, ha già trascinato il nuovo arrivato in salotto, prendendo i fiori che lui lei ha portato, prendendo anche il dolce che Luke ha con sé e presentandolo ai presenti: e se i fratelli Clifford hanno semplicemente guardato il giovane, Mike e Emily si sono soffocati con la loro stessa saliva alla vista di niente meno che Luke Robert Hemmings in quella stanza.
«Ehm, buonasera…» dice perdendo quella sicurezza iniziale, cercando con lo sguardo gli occhi di Tethy che, affiancandolo, interviene «Ehm… beh, la mamma lo ha già presentato…» cerca di dire, indicando al biondo suo padre «Lui è il mio papà, John Clifford» e Luke gli si avvicina, guardandolo negli occhi, cercando di non sprofondare, porge la mano, stringe senza esitazione le sue dita.
«Lui invece è mio zio, il papà di Michael, Matthew Clifford» indica l’uomo accanto, stesso procedimento «E loro due, beh, credo tu li conosca già» arrossisce, non volgendo di un solo millimetro lo sguardo verso il cugino, l’imbarazzo alle stelle.
«Qual buon vento ti porta in questa casa, Hemmings?» lo interroga Michael, facendo morire Tethy con quella domanda.
«Volevo… passare a trovare Tethy» risponde il biondo, con sincerità assoluta, prendendo posto vicino alla ragazza che deglutisce a fatica e che ringrazia il cielo quando sua madre entra in salotto con le fette di dolce già preparate.
«Quindi, Tethy, lui è il Luke di cui abbiamo parlato fino a prima?» interviene Daphne, facendo andare di traverso il boccone alla figlia: tutto si sarebbe aspettata, ma non che sua madre le facesse quella domanda!
È ovvio che sia lui quel Luke, è ovvio e non serve ripeterlo, dato che suo padre lo guarda già storto, dato che siede a tavola con un Serpeverde, la cui famiglia gli è ben nota, dato che Luke, descritto da Michael come essere micidiale e diabolico, a quanto pare è qualcosa di più che un semplice amico per la propria bambina.
«Spero tu abbia detto solo cose positive, Tethy» sorride Luke, sapendo benissimo che non è lei la fonte di aggettivi poco carini nei suoi confronti, ma Michael, il quale lo fissa come se fosse una specie di alieno.
«Quindi, Tethy: tu e Luke ora siete fidanzati, dico bene?» si mette in mezzo pure Emily, facendo quasi sputare alla ragazza l’acqua che sta bevendo, facendola tossire e arrossire così tanto da far ridacchiare pure Luke che, tranquillamente, risponde per lei «Se vuoi definirci così, Emily, per me va bene» e Tethy ha il cuore che non batte più, ne è certa: ma chi è questo essere al suo fianco? Dov’è il Luke schivo, sgarbato, antipatico che lei conosce? Sicuramente non in quella stanza, perché anche se gli assomiglia fisicamente, il ragazzo vicino a lei non è Luke, non può essere lui, lui non è così.
«Tethy ci raccontava che sei un concorrente al Torneo Tremaghi, la cosa ti fa onore» interviene il padre della ragazza che con viso tranquillo, senza la minima espressività, guarda negli occhi il ragazzo e pone quella domanda.
«Sì, sono il primo in classifica adesso. Spero di rendere la mia Casa fiera di me, senza offesa per voi Grifondoro o Corvonero» sorride appena, cercando di apparire così dannatamente gentile.
«Tethy ci ha anche detto che le hai salvato la vita: te ne saremo sempre grati» continua il signor Clifford.
«Ho fatto solo quello che dovevo; voglio bene a sua figlia, non l’avrei lasciata in pericolo» dice sincero, facendo arrossire Tethy, facendola sentire un po’ imbarazzata perché quelle parole sono così dolci, sono così buone e dette da lui sono ancora più belle: vorrebbe tanto abbracciarlo, vorrebbe tanto baciarlo, ma non lo fa, non davanti a tutti; ma Luke, che sembra averla capita, cerca un contatto con lei, e le loro mani, sotto al tavolo, si intrecciano tra di loro.
«Posso chiederle una cosa, Daphne?» domanda il biondo, dal nulla, scatenando la curiosità generale dei presenti «Perché avete nomi così… diversi?» e Tethy spalanca gli occhi: gliel’ha davvero chiesto? Quasi scoppia a ridere.
«Non mi fraintenda, sono nomi davvero unici, mitologia greca se non sbaglio. Ma… può raccontarmi da cosa derivano? Tipo “Tethy Berenice Juno”, “Daphne” e ovviamente “Enea”» e la signora Clifford, davanti a quegli occhi azzurri puntati su di lei, quasi arrossisce, per poi mettersi dritta sulla schiena e raccontare il suo solito monologo che di solito la gente evita, sul significato dei nomi di sua figlia.

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