Yellow & Black

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Capitolo 24

Yellow & Black

Don't tell me you're my heartbreaker
'Cause girl my heart's breaking.
So what I'm really trying to say is, and what I hope you understand
Is despite of all the imperfections of who I am I still wanna be your man.
But, this is personal, this is, for me and you
And I want you to know that I still love you.


Glasgow, luglio 2015.
 
Eppure Ashton credeva davvero di essere quello di cui Luke avesse bisogno.
Quando ha deciso di tornare da lui, quando le parole di quella sciocca si sono messe contro di lui e il suo orgoglio pur di farli riappacificare, credeva davvero di riuscire a riportare il suo amico com’era un tempo.
Già si immaginava il ritorno del vecchio Luke, già se lo vedeva mentre lo aiutava con qualche cattiveria in giro per il loro paese, già se lo vedeva mentre importunavano qualche babbano inutile, già si rivedeva i vecchi tempi ritornare dal nulla come se non si fossero mai persi nel tempo, come se si fossero solo nascosti per poi tornare alla luce tranquillamente.
Ashton ci credeva davvero e la delusione che sta provando in questi giorni è davvero difficile da reggere.
Luke non è davvero più lo stesso, Luke non è più quello che ha conosciuto, non fa neanche più caso alla mano di Ashton sulla propria spalla, gesto che un tempo avrebbe liquidato con uno sguardo glaciale, mentre ora sembra apprezzarla quella mano, come se gli desse conforto, come se volesse addirittura di più: gli abbracci sembra quasi cercarli, sembra bisognoso di affetto, sembra un cucciolo smarrito che teme persino la sua ombra.
Il suo animo nero sembra essere sparito nel nulla, il suo lato oscuro pieno di cattiveria e malvagità sembra essersi trasformato, una trasformazione che Ashton proprio non si aspettava, una trasformazione che lo delude e non poco.
Si sofferma molte volte a fissare l’amico, lo trova spesso a fissare il vuoto, gli occhi azzurri che osservano un punto indefinito, i suoi pensieri che vagano come non mai, è inerme e, se lui lo colpisse, Luke non si muoverebbe di un solo centimetro per bloccarlo, non è più quel ragazzo sempre sull’attenti, non è più quel ragazzo fanatico del controllo degli altri e di se stesso, non è davvero più l’amico che pensava di aver lasciato.
Delusione pura scorre nelle vene del Serpeverde, delusione mescolata a odio, ma non nei confronti di Luke, odio nei confronti di lei, unica colpevole, l’unica meritevole di una maledizione, lei miserabile Mezzosangue che ha osato ridurre in questo modo il suo migliore amico, il migliore amico che lui non riesce più ad aiutare.
Non sa cosa fare, Ashton, si sente davvero una briciola di fronte a questo cambiamento, si sente inferiore a confronto con l’amore che Tethy ha dato a Luke, si sente davvero deluso anche da se stesso: è tornato per salvarlo, è tornato per aiutare Luke, è tornato perché era l’unica persona rimasta, ma nulla è servito.
Le sue proposte non entusiasmano il biondo, che si limita ad accettarle con un leggero cenno con il capo, le sue idee non lo fanno più ridacchiare compiaciuto, i suoi occhi non lo guardano più con quell’intesa di sempre: Luke sta ancora in pena per lei e la sua amicizia deve rassegnarsi a questo.
Tethy è il suo pensiero, Tethy è la sua ragione di vita, Tethy lo rende miserabile e privo di voglia di cambiare, di voltare pagina: Tethy lo ha condannato a tale sofferenza e solo Tethy sembra davvero in grado di poter cambiare le cose.
Ed Ashton ci pensa a quella babbana, ci pensa a quella sciocca e il pensiero che gli ha sfiorato la mente lo fa rabbrividire perché mai, lo giura, avrebbe mai pensato di formularlo dentro di lui: e se lui intervenisse? E se lui convincesse Tethy a tornare?
Che razza di idea è questa? Ashton Irwin che implora una sporca Mezzosangue di perdonare il suo amico? Da quando Irwin pensa cose del genere? Ha bevuto qualche pozione strana? È caduto e ha battuto la testa?
O è semplicemente… preoccupato?
Preoccupato per il suo migliore amico?
Preoccupato perché si rende conto di non poter fare davvero nulla?
Sì, Ashton deve ammetterlo a se stesso, almeno questo: è preoccupato come non mai.

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